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Terzo giorno di proteste e scontri in Tunisia nella notte tra il 9 e 10 gennaio, tra giovani manifestanti e forze di sicurezza in molte località del paese: Beja, Testour, Sfax, Meknassi, Sidi Bouzid, Ben Arous, Kebili, Nefza, dove è stata data alle fiamme una caserma della polizia ed espropriato un deposito comunale, e Citè Etthadamen, sobborgo popolare della capitale Tunisi.

Scontri anche a Sousse, anche qui assaltata una caserma della polizia; a Khezama c'è stato un tentativo di esproprio in un supermercato, impedito dalla polizia che ha fatto ricorso all'uso di gas lacrimogeni.

Le agenzie di stampa ufficiali parlano di 206 persone arrestate, 49 agenti di polizia feriti e 45 autoveicoli delle forze dell'ordine danneggiati, per ora neanche una parola sui manifestanti feriti e sul manifestante rimasto ucciso ieri, un tunisino di 55 anni. Le accuse nei confronti dei giovani arrestati sono di furto, devastazione e saccheggio di beni pubblici.

Le proteste, prevalentemente giovanili, contro il carovita e la marginalizzazione delle classi popolari, sempre più spesso si scontrano in maniera attiva contro la dura repressione poliziesca con sassaiole, blocchi stradali, pneumatici bruciati ed espropri collettivi di beni pubblici e privati.

Il premier Youssef Chahed, in riferimento alle manifestazioni degli scorsi giorni, ha dichiarato che "la violenza non verrà tollerata" e che "le autorità non hanno altra scelta che applicare la legge". Le unità dell'esercito hanno affiancato le forze di polizia in molte città del Paese per reprimere la rivolta.

Il movimento popolare #Fech_Nestanew ("Cosa stiamo aspettando"), ieri ha manifestato a Tunisi per denunciare l'aumento dei prezzi e la politica del governo, annunciando una nuova grande manifestazione per il 13 gennaio.

Da Tunisi il collegamento con Tarek Shabouni, presdiente di una associazione di sviluppo locale. Ascolta o scarica

[tratto da www.radiondadurto.org]