Duri scontri ieri a Buenos Aires, in Argentina, tra la polizia e i manifestanti scesi in piazza per protestare contro la riforma pensionistica. Il disegno di legge proposto dal governo del presidente Mauricio Macri punta a tagliare le pensioni, modificandone l'aumento semestrale legato all'inflazione, al fine di ridurre il deficit fiscale. L'Osservatorio sul debito sociale dell'Università Cattolica di Buenos Aires ha diffuso nei giorni scorsi dati allarmanti: i poveri sono il 31,4% della popolazione e il 48,4% dei minori di 14 anni vive in famiglie povere. Praticamente un terzo della popolazione argentina si trova in condizione di povertà strutturale e l'ennesima misura di austerity non farà altro che peggiorarne la situazione.
Da giorni i principali sindacati del Paese avevano chiamato i lavoratori allo sciopero e alla mobilitazione contro il governo che, per la seconda volta, cercava di approvare il provvedimento sulle pensioni (il primo tentativo era stato interrotto a causa delle violente proteste del 14 dicembre). Nel primo pomeriggio di ieri, lunedì 18, i manifestanti hanno cominciato a radunarsi nella piazza del Congresso, vicino al Parlamento, lanciando pietre contro la polizia. Gli agenti hanno risposto con gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e proiettili di gomma. A fine giornata i feriti erano più di 150 (80 tra le forze dell'ordine) e gli arrestati una sessantina; per le strade numerose le barricate, le auto bruciate e i vetri delle finestre infrante di diversi locali. Durante la notte le mobilitazioni sono continuate con marce di protesta durante le quali i manifestanti hanno battuto con forza i coperchi su pentole e casseruole. Le iniziative, molto rumorose, si sono svolte in diversi quartieri della capitale e sono state coordinate via social network con l'hashtag #Cacerolazo.
Dopo l'intervento della polizia la discussione della legge al Congresso è stata sospesa, ma questa mattina la Camera bassa ne ha approvato il testo (già passato al Senato) con 128 voti a favore, 116 contrari e 2 astenuti. I sindacati hanno organizzato nuove manifestazioni e assemblee.
Da notare la differenza con il principale sindacato nostrano, la Cgil, che alla riforma delle pensioni voluta dal governo Gentiloni ha risposto non andando oltre una serie di innocue manifestazioni "articolate sul territorio" (3-4 città) lo scorso sabato 2 dicembre.