Sul terzo sciopero nazionale della logistica
Venerdì 12 luglio abbiamo partecipato allo sciopero nazionale della logistica presenziando ai blocchi e ai presidi di Torino, Roma e Ancona.
All'interporto di Torino, località Orbassano, ci sono stati blocchi davanti ai cancelli di SDA e TNT. Tra lavoratori e solidali erano presenti un centinaio di persone che facevano avanti e indietro tra i due magazzini. La mobilitazione è cominciata all'alba ed è durata fino al primo pomeriggio per concludersi con un'assemblea dei lavoratori delle varie cooperative.
Sintesi degli interventi: lottando ognuno nel proprio posto di lavoro non si va da nessuna parte, estendendo la lotta a livello nazionale si può vincere.
In generale il vero risultato delle lotte non è il successo immediato ma il rafforzamento dell'unità dei lavoratori; essa è facilitata dallo sviluppo dei mezzi di comunicazione prodotti dalla grande industria che mettono in contatto lavoratori delle più varie località. C'è bisogno di questo collegamento per dare la stessa impronta alle molte battaglie locali che esplodono un pò dappertutto e per centralizzarle in una lotta nazionale, in una lotta di classe. Il volantino distribuito da facchini e corrieri torinesi chiede il rispetto della dignità dei lavoratori, contratti che garantiscano continuità del posto di lavoro, lotta allo sfruttamento e al caporalato delle cooperative.
Oltre ai blocchi all'interporto, ci sono stati presidi al nodo SDA di Torino e a quello TNT di Settimo. Militanti sindacali e lavoratori si sono detti contenti della giornata perché la rete di solidarietà ha retto lo scontro con la controparte padronale (grandi marchi della distribuzione, cooperative e agenzie per il lavoro temporaneo).
Nel frattempo sono arrivate notizie sulla riuscita dello sciopero della logistica a Milano, Peschiera Borromeo, Brescia, Piacenza e Parma.
A Roma i lavoratori della logistica sono confluiti in un concentramento davanti a uno dei magazzini di SDA. C'erano circa 100 persone, fra scioperanti e solidali. La scelta di concentrare la mobilitazione di fronte a SDA è stata determinata da una buona dose di aggressività che questa azienda sta manifestando a più riprese verso i suoi dipendenti e i lavoratori delle cooperative. E' utile ricordare che parlando di SDA si parla di Poste Italiane e l'atteggiamento che la stessa assume ha una valenza di esempio generalizzabile verso tutta l'imprenditoria del settore logistico. Il presidio mirava ad evidenziare l'unità indispensabile tra facchini, corrieri e camionisti, tre categorie impegnate in un lungo braccio di ferro con l'azienda e le cooperative ad essa afferenti, che minacciano licenziamenti su vasta scala e la sostituzione dei licenziati con personale interinale, come già, almeno in parte, è avvenuto a Bologna. Nonostante il clima intimidatorio l'adesione generale è stata buona e le lotte nei singoli magazzini procedono quotidianamente. I facchini di Bartolini hanno partecipato numerosi e combattivi, come sempre, rendendo chiaro a loro stessi e a tutti che la solidarietà attiva non è un principio morale ma un modo di essere e di agire, imprescindibile dalle rivendicazioni della lotta.
Ad Ancona, lo stesso giorno, c'era anche un'altra scadenza: il cambio di appalto nei magazzini della TNT. Il passaggio dei lavoratori da una cooperativa all'altra non avviene in modo automatico; al contrario, ogni volta i padroni fanno pesare tragicamente sul lavoratore l'attesa di una non scontata assunzione, con un nuovo contratto di lavoro, con nuovi capi.
Al pesante sfruttamento che i lavoratori vivono sul posto di lavoro si associa uno stato d'animo d'incertezza e di timore rispetto alla sopravvivenza materiale. Proprio su questa precarietà permanente i burocrati sindacali e i padroni fanno leva, facendone un'arma di pressione ulteriore per mantenere sottomessa la forza-lavoro.
I lavoratori della TNT di Ancona si sono trovati in questo passaggio critico di eventuale ricollocazione in concomitanza con lo sciopero nazionale del settore. Il ricatto occupazionale nei loro confronti ha toccato punte parossistiche negli ultimi tempi. La CGIL, che conserva tramite ricatti verso i lavoratori e connivenza verso dirigenti e istituzioni locali un minimo di seguito, aveva iniziato nei giorni precedenti lo sciopero una autentica campagna di dissuasione, di aperto sabotaggio, facendo balenare fra i lavoratori la possibilità per chi firmava un foglio di adesione al sindacato la certezza di poter conservare il posto di lavoro, escludendo, ovviamente, da questo "patto" coloro che non firmavano, in particolare gli iscritti al SiCobas.
Nonostante questa situazione, alla TNT la metà dei lavoratori è scesa in sciopero bloccando ogni operazione di carico-scarico e attuando il blocco totale del trasporto merci.
Risultato: dopo diverse ore di blocco e una fila interminabile di camion fermi lungo la statale, la TNT, con la coda fra le gambe, ha dovuto cedere su tutto il fronte garantendo la riassunzione di tutti i lavoratori con la nuova cooperativa a parità di trattamento economico, riservandosi di discutere in dettaglio l'accordo. Il blocco, a quel punto, è stato rimosso pur rimanendo in piedi lo sciopero.
La determinazione dei lavoratori della logistica è un grande esempio di lotta di classe e di un'intransigenza operaia quasi dimenticata.
Episodi simili si sono visti ultimamente negli Usa con la ribellione dei lavoratori di Walmart e dei Fast Food con l'apporto della piattaforma di mutuo soccorso "99 Picket Lines", la quale tende a spostare il conflitto dall'interno dei posti di lavoro alla piazza, mettendo a disposizione degli scioperanti la sua struttura logistica per l'organizzazione dei picchetti, diffusi sul territorio e coordinati attraverso la Rete.
Ch86