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La morte differenziale

Quello che presentiamo qui di seguito è il capitolo di un lavoro più vasto sulla teoria della rendita e sulle determinazioni che caratterizzano l'agricoltura capitalistica e l'estrazione dei prodotti del sottosuolo [37]. L'argomento trattato sembra a prima vista estraneo alla chimica, alle sostanze cancerogene o ai problemi dell'ecologia, ma  in realtà lo si può collegare, e anche molto direttamente, a questi temi, in quanto l'esigenza primaria di risparmiare capitale costante in ambiente di concorrenza è la stessa per tutti i sistemi industriali alle prese con problemi di sicurezza per i lavoratori. L'articolo inquadra anche la questione delle rivendicazioni sul mantenimento ad ogni costo di lavorazioni pericolose o nocive su determinati territori, specie quando vengono sbandierate del tutto a sproposito rivendicazioni inerenti alla "difesa del posto di lavoro".

Con le prime notizie della sciagura che ha ucciso 42 lavoratori nella tenebra, nel soffoco e nel fango del lavoro estrattivo, si sono diffuse le descrizioni della miniera di lignite toscana [38]. Nelle prime notizie, nelle primissime date senza ancora pensare ad effetti spregevoli di partito, tutti lo hanno detto: la vecchia miniera male attrezzata e ormai prossima ad esaurirsi e tale da non meritare la spesa di un modernamento di installazioni doveva andare in disarmo. Ma sarebbe stata la disoccupazione e la fame per il piccolo paese di Ribolla, che non aveva alcuna altra risorsa economica.

Quindi la miniera è rimasta aperta e la soluzione è degna dei principii che reggono il sistema capitalistico: è un fatto che i morti non mangiano.

Un'altra fabbrica, ad esempio, che facesse per ogni unità lavorativa cento di prodotto invece di mille sarebbe stata chiusa da decenni, ma la miniera era aperta. I procedimenti erano quelli di secoli fa, e quelli che le descrizioni dell'ottocento attribuiscono alle miniere inglesi e francesi di combustibili fossili. Mentre queste si vanno liberando di tali procedimenti grazie a moderni impianti di sicurezza, i nostri impianti italiani invece peggiorano.

Ma ciò è conseguenza diretta delle leggi economiche del capitalismo. Altri e più industriali paesi sono anzitutto ricchi nel sottosuolo di minerali di qualità e di potenza calorifica molto più alta noi siamo ridotti alla lignite e alla torba perfino e ad adoperare miniere di fertilità deteriore.

Esse regolano bene il prezzo internazionale e tengono su quello dell'antracite, che ci farà profumatamente pagare il pool del carbone, il rentier della coltivazione europea dei combustibili e dei minerali, nido caldo del soprapprofitto capitalista sulle materie prime della morte militare e civile.

I combustibili che si scavano dalle viscere della terra derivano dalla digestione geologica di vegetali, di savane e foreste. Sono più o meno ricchi di carbonio e di varia potenza calorifica. Si classificano all'ingrosso in torbe, ligniti, litantraci ed antraciti. Gli ultimi sono i ricchi carboni fossili che in gran parte vengono da Inghilterra, Stati Uniti, Sud Africa, ecc. In Italia ve n'è poca dotazione: il fabbisogno totale è tra 12 e 15 milioni annui di tonnellate, la produzione oggi, di appena 2 milioni. Mussolini nei piani autarchici la volle portare dai 3 milioni del '39 a 4, pari a un terzo del fabbisogno. Nel 1942, anno di guerra, la famosa Azienda Statale Carboni Italiani, fondatrice di nuove città, raggiunse infatti i 5 milioni di tonnellate [39].

La poca antracite si estrae in Val d'Aosta e nella sarda Barbagia. Quantità ancora minori di litantrace nel Friuli e nell'Iglesiente. L'antracite delle ottime miniere istriane dell'Arsia è perduta dopo la guerra. Il grosso è lignite sarda, umbra, del Valdarno e del grossetano; dei vari tipi dai più ricchi (picea, xíloide) ai più magri (torbosa) il carbone "Sulcis" si classificava già come una lignite ed è di basso valore.

L'antracite migliore arriva al potere calorifico di oltre 9.000 calorie per chilogrammo, il litantrace sta sulle 8.000, le varie ligniti tra 7.000-7.500 e meno, la torba che va prima essiccata, verso i 3.000.

I prezzi internazionali di questi combustibili vanno da 24 mila lire per tonnellata del carbone sudafricano, a 18 mila dell'antracite inglese, 14 mila del litantrace, 8 mila circa delle ligniti nazionali; e le migliori anche 10 e 11 mila. Il prezzo dunque varia colla efficienza calorifica, in ragione di un duemila lire per ogni migliaio di calorie-chilogrammo. Lo stesso vale dire che il minerale più spregevole e quindi la meno fertile miniera, regola il mercato generale.

Politica economica!

Si dice che la spesa di estrazione del carbone Sulcis, scadentissimo rispetto ai carboni fossili di importazione (in effetti, di massima, la spesa di estrazione dipende dalla massa di materiale e non dal suo potere calorifico e deve sensibilmente essere la stessa: le difficoltà tecniche si compensano e le miniere di combustibili più ricchi sono logicamente meglio attrezzate negli impianti di taglio, elevazione, sicurezza, e quindi a lavorazione più produttiva) sia sulle 11.700 lire nette per tonnellata. Secondo le gazzette commerciali lo si esita solo a prezzi inferiori al listino e con una perdita di 4 mila lire alla tonnellata: una rendita al rovescio. Ma non vi è dubbio che alla spesa netta di capitale costante e salari (le maestranze minacciano continui scioperi vantando crediti verso le aziende) si aggiunge il profitto delle società esercenti ed anche una rendita "assoluta". E' Pantalone che la sborsa: il gioco costa allo Stato italiano 4 miliardi annui. In queste assurde condizioni la produzione aumenta, l'azienda tiene scorte di montagne di questo pessimo carbone, come pare che altrettante se ne ammonticchino nei docks di Genova di buon carbone importato in eccesso, pagato in valuta pregiata all'estero.

Poiché non vi sono ragioni che il prezzo individuale di produzione del Cardiff o dei carboni extraeuropei sia molto diverso dalle 11-12 mila lire italiane, la differenza tra tale prezzo e il valore di mercato, per circa uno scarto da sei a dodicimila, costituisce rendita differenziale per quelle miniere. Esse pagheranno, si dirà più alti salari, ma grazie ai macchinari migliori è certissimo che le tonnellate-anno per ogni unità lavorativa sono molte di più.

In tutto questo quale è la bestialità potente, la demagogia economica più imbecille? Non il denunziare la rendita, il soprapprofitto, il profitto delle società capitalistiche, che si combattono solo sul terreno dell'organizzazione sociale e politica dell'intera Europa e non con manovre mercantili e legislative, ma il reclamare che le miniere da disarmare siano tenute aperte; chiedere, pur sapendo bene che si tratta di un assurdo, che siano dotate, mentre stanno per esaurirsi, di costosi impianti di sicurezza.

Questo lo chiedono i partiti "estremi" che devono fabbricare voti locali nelle elezioni, e non altro, col pagliaccesco merito della lotta contro "anche un licenziato solo".

Questo lo chiedono a coro insultandosi con i primi solo per l'effetto sulla balorda platea, i capitalisti, lieti che al saldo passivo provveda a proprio carico lo Stato e naturalmente la classe lavoratrice italiana.

In tutti questi movimenti balordi il mondo degli affaristi mangia soldi a palate e il mondo dei chiacchieroni parlamentari giustifica la coltivazione della più idiota delle miniere: quella della fessaggine umana.

Quando il logico sviluppo delle leggi economiche del capitalismo aziendale - che sono anche in Russia matematicamente le stesse e con gli stessi fatali effetti - sbocca nella strage, non se ne trae l'occasione per svegliare nella classe proletaria il possesso della rivoluzionaria dottrina di classe, ma si cerca, con la mentalità più crassamente borghese, la "responsabilità", la colpa di questo dirigente capitalista meglio che di quello o di tutti, lo scandalo, ossigeno supremo di questa smidollata Italia postdonghiana, che nella sua sciagurata opera di amministrazione, comune nelle direttive a governi e opposizioni, ricalca dell'uomo di Dongo [40] le istruzioni, colla sola differenza di ottenere risultati di gran lunga più coglioni.

Se il capitale italiano, povera sottosezione del capitale mondiale, ma ricca di esperienza e di espedienti per storica eredità, ponesse a concorso il modo migliore per tenere la classe operaia lontana dal ritorno ad un potenziale rivoluzionario, vincerebbe da lontano il primissimo premio lo stalinismo locale, coi capolavoro delle sue manovre e del suo linguaggio, in ogni successiva occasione più platealmente, cafonescamente ruffiano.

Deve credersi che glielo paghino già. E se questa fosse insinuazione, andrebbero disprezzati un poco di più.

Grafici a confronto

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Nel grafico superiore è sintetizzato l'andamento nel tempo del CVM presente nell'ambiente di lavoro secondo i dati forniti da EVC. I valori massimi esistenti in un passato non specificato (x) e minimi rilevati nel 1997 (z) furono forniti in parti per milione (ppm). Nel tempo i valori transitarono per il valore massimo consentito dalla legge del 1982 (y). Il grafico inferiore, tenendo conto che la relazione cancerogena è sempre molecola-cellula, mostra lo stesso andamento ma in numero di molecole rappresentato con scala di potenze di dieci. La curva visualizzata in questo modo evidenzia che non si può parlare di "ragionevole tranquillità" quando esiste comunque un vasto campo di cancerogenicità nel tempo x-z (in grigio).

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Un nuovo processo per la produzione di CVM

La produzione del Cloruro di Vinile Monomero è oggi basata sull'etilene e, in pochi vecchi stabilimenti, sull'acetilene. Il nuovo processo di EVC utilizza etano e cloro per ottenere direttamente CVM. L'etano costa circa un terzo rispetto all'etilene. L'8 settembre 1999 è stato comunicato un accordo con l'impresa americana Bechtel - una delle più grandi organizzazioni al mondo specializzate in progettazione, costruzione e direzione di impianti - che si occuperà della commercializzazione del brevetto e della costruzione di stabilimenti industriali per la produzione del CVM dall'etano. Il successo delle ricerche di laboratorio e i promettenti risultati ottenuti in produzioni semi-industriali, confermano la possibilità di realizzazione del processo etano-CVM studiato da EVC. Nonostante alcuni aspetti ancora da verificare, l'azienda ritiene di poter dare inizio al progetto per un primo stabilimento completo. Il processo in questione rappresenta un potenziale salto nell'evoluzione delle tecnologie produttive dopo più di 60 anni di produzione tradizionale. La Bechtel è già partner internazionale di EVC ed ha notevole esperienza nella progettazione e costruzione di impianti per il CVM. L'esperienza congiunta permetterà l'ottimizzazione del processo e la costruzione del primo stabilimento industriale entro il 2003.
(Riassunto da: EVC reaches alliance agreement with Bechtel for ethane-to-VCM process, comunicato stampa dell'8 settembre 1999).

Schema delle mutazioni genetiche

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Note

[37] Mai la merce sfamerà l'uomo, del 1953-54, ora edito da Quaderni Internaz.

[38] L'esplosione di grisù nella miniera di Ribolla (Grosseto) avvenne il 4 maggio 1954. Analoghe esplosioni erano avvenute nel 1925 (7 morti), 1935 (una decina di vittime), 1945 (15 morti).

[39] La produzione italiana di carbon fossile, fra antracite e Sulcis, superava di poco, nel 1953, il milione e 70 mila tonnellate; da allora è scesa a cifre insignificanti.

[40] Mussolini, catturato, con coloro che lo accompagnavano, dai partigiani nel villaggio di Dongo, sul lago di Como, il 23 aprile 1945.