Pubblichiamo una serie di articoli apparsi su "Rosso" (Giornale dentro il movimento) del giugno 1976. Curiosa l'analisi del rapporto sindacato-PCI-stato e la conseguente messa a fuoco del comportamento di rottura esercitato dalla classe operaia in quel frangente. Rottura che si esplicita anche e soprattutto nel riconoscimento del ruolo castrante esercitato dal sistema della delega:
"Quindi il processo di sindacato unitario non trova il suo limite nella politica rivendicativa, ma nel rapporto di delega. È proprio il terreno della delega ad essere inadatto ad essere praticato ed utilizzato in funzione della crescita della organizzazione operaia. Anche per questo motivo il sindacato si sforza in tutti i modi di consolidare la delega della "base" e di realizzare su tutti i terreni dei centri di formazione della "volontà collettiva" che siano in grado di agire in qualità di rappresentanti operai e di trasformare i conflitti diretti ed aperti in rivendicazioni negoziabili."
Purtroppo, manca una lettura retrospettiva sul perché il più grande “partito comunista” occidentale sia diventato motore di conservazione sociale. Questa è la pecca che inficia l'intera lettura dei complessi rapporti sociali dell'epoca. Ci sembra comunque utile, anche se il PCI è scomparso e la CGIL arranca, rispolverare dei documenti che ricordano come il sindacato sia diventato parte integrante dei processi di valorizzazione. Oggi come allora, la denuncia della micidiale "rete di interessi" che lega le centrali sindacali al capitale deve andare di pari passo alla lotta contro il lavoro.
ROSSO, giornale dentro il movimento
Contro il riformismo, giugno 1976
- Il rapporto partito sindacato oggi. L'obbiettivo dell'occupazione ovvero la repressione delle lotte salariali.
- Dall'autunno caldo al compromesso storico. Il sindacato come funzione di comando del rapporto produttività/salari
- Il lavoro sociale e i "nuovi modi di produrre". A proposito di PCI ed organizzazione del lavoro
- Il sindacalista escluso