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Viareggio

Nel grigiore in cui è immersa la lotta di classe in Italia, episodi anche piccoli vengono a confermare che, pur essendo il proletariato narcotizzato dalla legalità demo-piccolo-borghese, esso è vivo, può risvegliarsi, e lo fa quando si accorge che la soluzione dei suoi problemi non si trova né si potrà mai trovare nel "rispetto delle leggi".

Il grido lanciato a Viareggio da uno dei soliti segretari nazionali, il 1° Maggio: "i lavoratori sono disposti a far tutto ciò che la Costituzione permette per i loro diritti", grido lanciato ben sapendo che la Costituzione borghese non permette agli operai di fare nulla è caduto miseramente di fronte alla decisa azione degli addetti del calzaturificio Ippocampo, i quali hanno ancora una volta dimostrato a quei traditori che si scusano della loro ignavia addossandone la responsabilità ai proletari che questi non hanno perso il senso della strada giusta, l'unica valida che gli si apre davanti,"Gli operai non ci vengono dietro", si lamentano i sedicenti sindacalisti; ed è vero. Infatti gli operai, quando si muovono vanno avanti, mentre i dirigenti voltano loro le spalle per non vederli e piangono lacrime di coccodrillo sulle loro "intemperanze".

La direzione del calzaturificio Ippocampo aveva iniziato da tempo a mandare sospesi gli operai perché ci rimetteva a far eseguire il lavoro in fabbrica. Contro questi fatti i sindacalisti avevano iniziato una serie di scioperi limitati e limitatissimi: 2 ore, mezza giornata ecc, col risultato che martedì 18 maggio i pochi operai che ancora lavoravano nell'azienda avevano la sorpresa di trovare entro il recinto della fabbrica un cartello con cui si comunicava che da quella mattina tutti i 200 addetti erano licenziati in tronco e li si informava che passassero dopo qualche giorno a ritirare la liquidazione.

Gli operai, invece di accogliere il... gentile invito, rispondevano prendendo possesso dei refettori e del terreno intorno, e mettendo il lucchetto al cancello. Lo stabile non fu occupato perché chiuso. Anche i sospesi che avevano trovato lavoro altrove, appena saputo dell'occupazione, accorsero tutti a rinforzare le file degli occupanti dimostrando di capire subito quale era il loro posto di battaglia.

Due giorni è durata l'occupazione. Le trattative sono proseguite alacremente e i padroni hanno dovuto piegare il capo. Tutto quanto gli operai chiedevano hanno dovuto dare. Tutti i licenziamenti sono stati revocati e trasformati in sospensioni temporanee, dato il poco lavoro oggi esistente, ma entro un mese tutti gli operai saranno riassunti. Tutte le fasi del lavoro saranno attuate in fabbrica. Altre migliorie economiche completano ciò che gli operai hanno potute strappare ai padroni.

Questo successo è una chiara dimostrazione di ciò che gli operai possono ottenere se non si lasciano infarcire la testa dalle teorie pacifiste e legalitarie che tendono a conciliare gli inevitabili scontri tra classi sociali dagli interessi diametralmente opposti e che presentano la società di oggi come una struttura affetta da alcune deficienze marginali ma in complesso riformabile, e non invece come una società sottoposta alla dittatura del Capitale e da distruggere dalle fondamenta. Quest'ultimo concetto è stato ribadito dai nostri compagni che, sia nel caso dell'Ippocampo sia in quello dei Cantieri Ytoiz, hanno energicamente attaccato in sede di riunione della C. d. L. la politica confederale degli scioperi al contagocce e, con la parola e attraverso manifestini, hanno incoraggiato gli operai a spingere a fondo la lotta. Socialisti e "comunisti" hanno manifestato... il loro plauso a cose fatte: durante l'occupazione sono stati zitti e con le mani in mano.

Viva gli operai viareggini! Abbasso i traditori che agitano la bandiera della pacifica coesistenza fra borghesi e proletari!

Il programma comunista n°12 del 1960