Una delle conquiste operaie dell'altro dopoguerra era stata la avocazione ai sindacati di categoria, nell'industria come nell'agricoltura e attraverso appositi uffici, del collocamento della mano d'opera. Distrutta violentemente dal fascismo l'organizzazione sindacale, il collocamento divenne funzione corporativa, legata direttamente allo Stato e quindi subordinata agli interessi della classe dominante.
La democrazia ha ora ereditato, in questo come nel resto, il metodo fascista: l'ufficio di collocamento è passato alle dirette dipendenze del Ministero del Lavoro e quindi svincolato dalla organizzazione sindacale. Di più, questi uffici — specie nelle zone agricole — sono, agli effetti del collocamento, svuotati di ogni funzione reale e ridotti a compiti statistici, mentre l'operaio che cerca lavoro deve rivolgersi perlopiù o ad agenzie di collocamento a struttura commerciale o direttamente agli agenti fiduciari del datore di lavoro, e ripetere l'antica trafila delle operazioni di compravendita della forza-lavoro.
La classe dominante ha così raggiunto due obiettivi: ribadire il sistema fascista dell'ufficio statale — non sindacale — di collocamento; ristabilire, sotto la copertura di questo sistema, la situazione pre 1919; e l'operaio che ha il sommo bene di vivere in regime ultrademocratico è, come trentacinque anni fa, alla mercé degli ingaggiatori privati di carne umana. Altro esempio dì democrazia progressiva…
Da Il programma comunista n. 4 del 1952