Gli opportunisti e i traditori del movimento operaio, passati dal terreno di classe a quello della conciliazione fra le classi prima, e dell'asservimento diretto alla classe opposta poi, sono inesorabilmente costretti a riflettere, nelle loro posizioni "di battaglia", le contraddizioni e le perplessità del meccanismo capitalistico. Esprimono anzi, meglio ancora dei rappresentanti espliciti della classe dominante, i contrasti interni del sistema.
Prendete per esempio l'atteggiamento degli stalinisti di fronte al Piano Schuman, da noi commentato in esaurienti articoli sulla siderurgia. Affittatisi alla difesa dell'industria nazionale, essi hanno dovuto, per logica conseguenza, far propria la causa della siderurgia e abbracciarne la classiche tesi autarchiche, protezionistiche e succhione: nella fattispecie, opporsi alla creazione di un mercato unico europeo, danneggiante gli interessi di una industria fondata sullo sfruttamento di un mercato interno irto di barriere doganali. Già qui la contraddittorietà della loro posizione appariva chiara: pretendevano, difendendo l'attuale impianto della siderurgia italiana, di difendere il lavoro di centinaia di migliaia di lavoratori; nello stesso tempo, ne invocavano la razionalizzazione e si facevano banditori dell'aumento della produttività, con la conseguenza di restringere le possibilità di lavoro appunto degli operai siderurgici.
Ma che cosa succede adesso? Il Piano Schuman avrà – o vuole avere per riflesso – una riduzione dei prezzi dell'acciaio e del carbone, e ci vuol poco a capirlo: in Italia, la protezione a difesa di una industria arretrata significa la difesa di costi e quindi di prezzi superiori a quelli del mercato internazionale o anche soltanto europeo. Gli stalinisti si trovano ora in questo nuovo vicolo cieco: essi, che invocano la razionalizzazione e la discesa dei prezzi, con conseguente aumento dei consumi (e si sono fatti in quattro per insegnare agli industriali il modo di produrre automobili a buon mercato) e dilatazione del mercato interno, sono nello stesso tempo portati, lottando (se di lotta si può parlare) contro il Piano Schuman, a difendere un regime di prezzi alti, proprio in quel settore meccanico che a loro è tanto caro. E non è che una contraddizione minore del loro destino di affiliati agli interessi contraddittorii della classe.
Non li compiangeremo per queste loro ambasce: il posto, come disorientatori e corruttori della classe operaia, l'hanno comunque e in ogni occasione assicurato, ed è proprio in virtù del disorientamento delle loro contraddizioni che quella opera disgregatrice si compie. Non li compiangiamo: ci limitiamo a constatare il fatto a dimostrazione che in regime capitalista non esiste problema che si possa risolvere, e riforma che si possa tentare, senza che "soluzione" e "riforma" evochino il loro contrario e annullino in partenza la propria presunta efficacia.
il programma comunista n° 9 del 1953