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Si sapeva che lo sciopero… ca­porale del 24-9, indetto in commo­vente accordo da tutti tre (o quat­tro!) i sindacati ufficiali, si sarebbe risolto nella solita truffa. Lo si sa­peva – e l'avevamo denunciato in tempo – per la stessa direzione unitaria assicurata dalle grandi con­federazioni asservite ai partiti politici della borghesia, per l'origine della sua iniziativa e per la conse­guente sua impostazione, riguardo­sa dei centri più sensibili e dei gangli più vitali dell'economia nazionale, delle fabbriche dei padro­ni (parola d'ordine di non fermare i forni, le acciaierie, le produzioni a ciclo continuo, ecc.). Sappiamo che lo stesso avverrà della succes­siva ondata di agitazioni che le or­ganizzazioni sindacali demo-libero-staliniste vanno già programmando al solito duplice scopo di dar sfogo al più che legittimo malcontento degli operai e di controllarne ri­gidamente gli sviluppi per man­tenerli nell'ambito della legalità. D'altronde, basti pensare che, avendo la C.I.S.L. espresso qualche dubbio sulla convenienza di un'a­zione a scadenza vicina come – per non essere anche questa volta l'ultima venuta – la C.G.I.L. ven­tilava, Di Vittorio si è affrettato a moderare i suoi bollori in nome dell' "unità" finalmente raggiunta dai tre sindacati nel… fregare gli operai facendo finta di aiutarli.

Lo sapevano, dunque, e lo sappiamo. Ma qualche piccola riprova pratica della funzione di questi venditori di fumo sindacale non guasta. Da diverse fabbriche di Mi­lano ci si segnala che, mentre si propendeva in ambiente sindacale democristiano e liberino per uno sciopero di 24 ore, scagnozzi della C.d.L. milanese erano sguinzagliati nelle fabbriche per sostenere la convenienza di uno sciopero di sole 4 ore, salvo poi a rimangiarsi tut­to e ad accodarsi agli altri. Il fatto, malgrado le testimonianze che ci pervengono, potrà essere opinabile, ma non lo è quanto accaduto alla Innocenti. Qui, consiglio di gestio­ne e commissione interna si pro­digarono con zelo immarcescibile per convincere un gruppo di operai incaricati di una produzione ur­gente a continuare il lavoro mal­grado lo sciopero – compito che è loro brillantemente riuscito.

Questi signori che "difendono" la classe operaia sono in realtà più realisti del re, più forcaioli dei forcaioli. Il capitalismo nostra­no può essere grato ai vessilliferi di Santa Produzione Nazionale e, se non ci fossero, dovrebbe sbri­garsi ad inventarli. Sono le grandi valvole del fermento sociale; val­vole chiamate non soltanto a la­sciar scappare i pericolosi miasmi proletari, ma a riutilizzarli, come i sottoprodotti di certe lavorazioni, per far funzionare meglio l'azienda, privata o statale che sia. Non ci sarà sciopero che possa minacciare la stabilità borghese, finché le barriere imposte dai sindacati tricolori non saranno infrante dalla rossa marea dei lavoratori, all'attacco, non alla difesa, del regime del profitto.

il programma comunista n. 18 del 1953