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Piombino, ottobre

Quello che i lavoratori piombinesi si attendevano dopo mesi e mesi di lotta accanita e dopo i soliti sbandieramenti sindacali di trionfali vittorie non è avvenuto: l'accordo stipulato per la riapertura della Magona contempla infatti il riassorbimento di soli 800 licenziati sui 2600 dipendenti di prima, la corresponsione di un premio extra contrattuale ai licenziati pensionabili, una certa somma a compenso della produzione effettuata nel periodo dell'occupazione della fabbrica, e l'avvio degli altri lavoratori ai famosi corsi di qualificazione, a lavori pubblici ed altre beffe.

È questa che chiamano vittoria: riassunzioni a singhiozzo e con criteri di discriminazione a favore di ex fascisti, liquidazione a contratto nazionale e non locale, 1800 lavoratori sul lastrico dei… corsi di riqualificazione. Ma la F.I.O.M. si consola: è vero tutto questo, ma "ciò che conta oggi – dice il manifesto alla cittadinanza – è far si che, compatibilmente con le esigenze tecniche [cioè appunto con la tesi padronale…] siano riassorbiti al lavoro i più bisognosi", e, d'altra parte, continueremo a "combattere [e lo chiamano combattere!] per una nuova economia [!!] come il 7 giugno ha indicato per la salvezza della Magona e della economia nazionale".

Così, ancora una volta, l'organizzazione sindacale ultrademocratica ha portato un'agitazione imponente di proletari ad arenarsi nelle secche parlamentari e patriottiche. Nulla di nuovo; ma, ogni volta, le mani prudono di più.

il programma comunista n. 19 del 1953