Con vivo compiacimento pubblichiamo i volantini che nostri compagni di un centro della Versiglia hanno lanciato nel corso della loro attivissima partecipazione all'agitazione degli operai alimentaristi di una cooperativa di consumo e che possono servir di modello ad altre iniziative analoghe.
Nell'ultima riunione del personale di banco della Cooperativa di Consumo si è avuta una chiara visione di come la C.G.I.L., tradizionale organo di lotta della classe operaia, sia oggi dominata da opportunisti che con la loro politica tradiscono quotidianamente i lavoratori.
Gli operai della Cooperativa hanno riferito ai funzionari sindacali la loro situazione ed hanno manifestato il proposito di battersi a fondo per le loro rivendicazioni. I sindacalisti hanno risposto che la Cooperativa non è una azienda come tutte le altre e che gli operai devono ridurre le loro rivendicazioni per non incidere troppo sul suo bilancio. Per questi signori la Cooperativa è un ente morale benemerito, creato dai consumatori e dagli operai stessi. Gli operai sanno invece che da moltissimi anni la Cooperativa li truffa non solo giocando sulle qualifiche, ma rubando sugli inventari, sui pesi delle merci, sugli orari di lavoro, sulla gestione degli spacci; impone multe esose sugli orari e sui bollini; instaura nell'azienda un vero regime di polizia mandando ispettori fidati al posto di quelli locali, assume e licenzia a suo piacimento. A questa situazione i signori col sindacato credono di rimediare collaborando con il consiglio d'amministrazione e proclamando l'identità di interessi tra operai e datori di lavoro.
Noi denunciamo questo metodo come un tradimento non solo degli interessi degli operai della Cooperativa, ma di quelli di tutti gli operai in generale, qualunque sia la loro qualifica; e sosteniamo che:
1) Gli operai non hanno nessun interesse in comune con la Cooperativa, che li sfrutta da anni e da cui essi come gli operai di tutte le altre aziende, non ricevono che il salario. 2) È perciò da ritenersi falsa e antioperaia la proposta di eleggere un comitato operaio che collabori col consiglio nel decidere gli acquisti. Infatti agli operai spetterà sempre il loro misero salario sia che la Cooperativa aumenti le sue vendite o no. 3) Gli operai devono respingere come arma di lotta il dialogo pacifico e la collaborazione col consiglio della Cooperativa, e rivendicare come unica valida la lotta aperta, energica, condotta fino in fondo senza compromessi.
Direttive per una eventuale agitazione degli operai alimentaristi (esercenti) della Cooperativa di Consumo.
1. Rivendicazione della misura dello sciopero al primo rifiuto della direzione di soddisfare le richieste degli operai.
2. Lo sciopero deve essere generale, cioè di tutte le categorie dell'azienda e non limitato alla sola categoria interessata.
3. Quando la resistenza della direzione lo imponga, per la riuscita dello sciopero si devono chiamare in campo pure gli operai delle altre aziende, anche se hanno già ottenuto il riconoscimento dei loro diritti.
4. Nessuna retrocessione dal primitivo scopo dell'agitazione (esigere ciò che si è chiesto da principio, senza compromessi).
5. Rifiuto categorico di trasformare l'agitazione in contesa giuridica (rifiuto cioè di affidarsi al giudizio di un magistrato per decidere la vertenza).
6. Rifiuto di legare in qualche modo le rivendicazioni degli operai con la situazione finanziaria della cooperativa (gli operai hanno diritto al loro salario anche se la cooperativa dovesse andare al diavolo).
7. Rifiuto di accettare, in cambio delle richieste avanzate, il blocco dei salari e l'applicazione dei minimi salariali ed altre proposte simili che si risolverebbero in un inganno per gli operai.
8. Manifestazione della sfiducia più completa per le trattative fra direzione e commissione interna e denuncia aperta del carattere di collaborazione con la direzione di questa.
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Queste direttive devono essere applicate dai nostri compagni addetti all'azienda. Essi devono esporle e chiarirle agli operai perché sappiano quale è la via da seguire per impedire che l'agitazione si trasformi in un'umiliante sconfitta o in un compromesso molto più vantaggioso per l'azienda che per loro, cosa che, se da una parte demoralizza gli operai, dall'altra invoglia i padroni a fare anche di peggio.
Gli operai devono capire che nessun interesse comune li lega alla azienda in cui lavorano, che questa non dà loro il pane quotidiano, ma li sottopone al più bestiale sfruttamento, e pretende da loro dieci volte il salario.
I lavoratori devono anche convincersi che solo la loro azione diretta può portarli alla vittoria, e che la giustizia, la magistratura, le petizioni, non sono che i mezzi con cui la classe padronale tenta di ridurli all'impotenza.
Il programma comunista n°5 del 1960