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GLI OPERAI DELLA CRESSI-SUB SONO IN LOTTA!

Noi operai della Cressi-sub siamo in lotta da 20 giorni. La lotta e iniziata quando volevamo fare le elezioni per la Commissione Interna. La CI nasceva alla Cressi per contrastare in modo sistematico la politica di sfruttamento condotta da questo tipico rappresentante dell'industria chimica. Il metodo per sfruttare gli operai scelto, da questo baronetto, della chimica si può riassumere in pochi esempi: i danni provocati dal ritmo di lavoro vengono fatti pagare agli operai, e si hanno casi di arbitrarie trattenute sul salario di 90-100 mila lire, per danni; multe appioppate con totale discrezionalità dalla direzione (operai multati perchè avevano il viso voltato in modo giudicato non-idoneo). La Cressi è una fabbrica linda ed elegante, dove gli operai vengono insultati nel modo più vergognoso: "bastardo" agli uomini, "puttana" alle donne, sono i vocaboli preferiti dal signor Cressi e i suoi tirapiedi. Naturalmente, non c'è da chiedere cosa succede a chi si ribella, o semplicemente risponde! Cressi è un industriale che licenzia, e basta!

Quando gli operai più combattivi hanno cercato di contestare queste sporco potere padronale, l'industriale Cressi non si è smentito: ha licenziato in tronco i candidati della CI. Tutto questo nel clima "roseo" di 10 ore giornaliere di lavoro, con un'ora di pausa (nel refettorio ci sono i cartelli: "Non lasciare il mangiare in giro perchè ci sono i topi"), con paga mensile che va da un minimo di 42 mila lire a un massimo di 57 mila lire (da cui bisogna togliere le frequenti multe), e con un'aria irrespirabile che naturalmente il signor Cressi si rifiuta di riconoscere come nociva (e quindi si rifiuta di pagarla).

Questa volta però Cressi ha trovato pane per i suoi denti: 80 operai sono in sciopero da 20 giorni, stringono i denti e la cinghia, ma non cedono.

Noi operai della Cressi ci rivolgiamo a voi operai delle fabbriche chimiche, che conoscete sulla vostra pelle tutti i piccoli e grossi Cressi che girano nelle fabbriche, per chiedere la vostra solidarietà perchè questa lotta possa continuare e portare a un risultato che ci consenta di rientrare in fabbrica a testa alta, e sconfiggere una volta per tutte la prepotenza padronale. Per poter vincere noi abbiamo bisogno di due cose fondamentali:

  1. soldi per potere continuare a lottare;
  2. solidarietà di lotte che si affianchino alla nostra.

I lavoratori della Cressi in lotta.
Genova, 5/1/68

* * *

I SINDACATI CASTRANO LA LOTTA ALLA "CRESSI SUB" !

Gli operai della Cressi Sub scioperano da 29 giorni per protestare contro cinque licenziamenti di rappresaglia. Cressi non ha ancora ceduto, ma i burocrati sindacali, proprio quando la lotta era giunta al momento decisivo l'hanno sabotata venendo in aiuto al padrone.

Gli operai chiedevano che la lotta fosse allargata:

  1. davanti alla fabbrica potenziando i picchetti.
  2. estendendo la solidarietà agli altri lavoratori.

Invece i burocrati sindacali hanno proposto:

  1. smetterla con i picchetti, per "tutelare la libertà di lavoro dei crumiri"
  2. portare gli operai in processione per la città, con i fischietti in bocca, (per sensibilizzare i commercianti, i liberi professionisti i dottori, le autorità, i preti e gli industriali): quindi lontano dalla fabbrica dove intanto i crumiri lavoravano.
  3. fare manifestazioni di protesta davanti al campo del pallone.
  4. scrivere cartoline a Saragat.
  5. fare petizioni e raccogliere le solite firme (ed era questa la proposta più intelligente...)

Secondo loro tutto si può fare tranne colpire Cressi nel suo interesse, bloccando la produzione con il picchettaggio: la fabbrica non si tocca. E' queste il punto più avanzato della offensiva padronale, per ottenere quello che né Cressi, né i suoi crumiri, né la polizia hanno ottenuto: fermare i lavoratori.
Ma perché i sindacati stanno per ottenere questo? Perché assumendo la direzione della lotta, non hanno più lasciato che gli operai decidessero. Prima li hanno ricattati ("se non fate come vogliamo noi, vi abbandoniamo"); ora li stanno guidando sulla rotta del fallimento. Nelle assemblee hanno impedito la libera discussione degli operai, li hanno imbottiti di parole incomprensibili, hanno tolto la parola a quelli di loro che non erano d'accordo. Gli operai erano decisi ad andare avanti finché fossero revocati i licenziamenti ed accettata la commissione interna operaia.

Ora i sindacati dicono già che si potrebbero trovare anche altre soluzioni: far riassumere solo una parte dei licenziati, oppure spostare l'obbiettivo su una serie di rivendicazioni economiche, abbandonando i licenziati alla loro sorte.

Ancora una volta i burocrati dei sindacati fregano i lavoratori.

Come andrà a finire? Ben presto anche le ultime energie saranno spese nei cortei inutili, nelle assemblee in cui parlano soltanto i sindacalisti e gli operai devono stare soltanto a sentire. Poi, all'ordine dei sindacati, gli operai torneranno in fabbrica: quelli "bravi" troveranno il solito inferno, queli "cattivi"(se non sono rimasti già fuori) saranno licenziati alla prima occasione.
Ma di fronte ai prossimi soprusi del padrone chi avrà più il coraggio di reagire?

Operai, è necessario impedire che l'alleanza fra i burocrati del sindacato ed il padrone sconfigga la lotta degli operai della Cressi.
Bisogna imporre la revoca dei cinque licenziamenti.

Genova, 12.1.1968
Un gruppo di operai della Cressi-Sub

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CONCLUSIONE VERGOGNOSA ALLA CRESSI-SUB

Lo sciopero degli operai della Cressi è durato 33 giorni. Essi lottavano perchè fosse revocato il licenziamento di 5 loro compagni di lavoro, provocato dal fatto che questi cinque operai volevano formare la Commissione interna.

Per più di 20 giorni lo sciopero è continuato, senza raggiungere però lo scopo, di fare una pressione radicale sul padrone: alcune decine di crumiri permettevano il proseguimento parziale della produzione. D'altro lato nessuna forma di solidarietà sosteneva gli operai in lotta: i sindacati non avevano organizzato raccolte di soldi e avevano deciso di non estendere la lotta. Gli operai della Cressi, a questo punto, hanno accettato l'aiuto di un gruppo di operai e di studenti e insieme a loro hanno preso alcune iniziative: raccogliere i fondi necessari per poter mangiare e continuare lo sciopero, radicalizzare l'azione davanti alla fabbrica per impedire l'entrata ai crumiri, estendere la lotta ad altre fabbriche.

Contro i crumiri c'era una sola soluzione, cioè, formare dei picchetti davanti alla fabbrica: di fronte a certa gente, infatti, è inutile l'opera di convincimento. A questo punto gli operai non hanno trovato di fronte solo il ricatto del padrone e dei suoi servi, ma un gruppo agguerrito di poliziotti, col capo della squadra politica in testa. Ma nonostante questo hanno resistito ed è stato il giorno della loro vittoria: i crumiri non sono entrati, la produzione è stata bloccata, la raccolta di fondi è stata di 700.000 lire.

Quando, dopo due giorni di blocco totale della produzione, lo sciopero stava assumendo le forme di una lotta vera e propria, i burocrati sindacali sono intervenuti a "sostenerla e dirigerla". Le loro proposte sono state quelle di sempre, ben note agli operai: riportare la lotta dallo scontro violento col padrone entro i binari di una trattativa "democratica", altrimenti i sindacati (sono parole dei burocrati) avrebbero abbandonato i lavoratori. Le proposte dei burocrati della CGIL e della CISL (la UIL non esisteva) sono state: andare dal prefetto per richiederne 1'intervento (ma il prefetto era già intervenuto inviando 50 poliziotti), smetterla di raccogliere soldi, perchè questo è un diritto che spetta ai sindacati, dare vigore al comitato cittadino per legare alla lotta degli operai le categorie dei medici, degli avvocati e dei preti, nessuna garanzia di allargamento della lotta, ed infine l'ordine di sciogliere il picchetto perchè "antidemocratico".

Una parte degli operai ha accettato il ricatto sindacale: se la polizia non era riuscita a sciogliere il picchetto operaio, i burocrati sindacali ci sono riusciti. I risultati dell'azione sindacale sono stati immediati: il giorno seguente 52 operai (molti di più dei crumiri dei primi giorni) sono tornati a lavorare, la fabbrica lavorava a pieno ritmo. Gli incontri col prefetto e il padrone hanno avuto un unico risultato: sapere dalle loro labbra che i cinque licenziati non sarebbero stati assolutamente riassunti. I sindacalisti, di fronte agli operai, hanno dovuto fare marcia indietro, dire che la lotta continuava non più contro i licenziamenti, ma per altri scopi non meglio precisati. Eppure giorni addietro, di fronte a operai e studenti, Cerofolini, segretario della Camera del Lavoro, aveva dichiarato: "Condizione minima e irrinunciabile per lo scioglimento della vertenza alla Cressi è la riassunzione dei 5 operai licenziati per rappresaglia."

La lotta è oggi terminata, i sindacalisti hanno deciso che gli operai devono rientrare in fabbrica sconfitti. Laddove non era riuscito il padrone con la corruzione, la polizia con la violenza, sono riusciti i sindacati con le armi della democrazia e della paura.

Ma gli operai della Cressi, come quelli di tante altre fabbriche, hanno capito alcuni fatti: per battere il padrone le lotte devono essere radicalizzate fino al punto di colpire direttamente la produzione, solo la solidarietà operaia permette di sostenere una lotta. Ma soprattutto hanno capito l'azione del sindacato: quando la lotta diventa violenta e va al di là del sindacato stesso, scavalcandolo nella sua funzione mediatrice, esso interviene riportandola entro i limiti nei quali può agire, cioè quelli della legalità padronale. Ma le lotte operaie sono sempre contro questo tipo di legalità, per difendere  quello della democrazia e della legalità operaia.

Il sindacato oggi alla Cressi ha permesso al padrone di vincere. I risultati di 33 giorni di sciopero sono stati questi: vittoria del padrone che non ha revocato i licenziamenti ed ha ora la possibilità di attaccare gli operai che sono tornati a lavorare; vittoria del sindacato che è "entrato" finalmente in fabbrica.

IL SINDACATO E' ENTRATO, MA I CINQUE OPERAI PIU’ COMBATTIVI SONO STATI LICENZIATI !

LEGA DEGLI OPERAI E DEGLI STUDENTI

Genova 19/1/1968
V.C. Rolando 8/1 Ge-Sampierdarena

[tratto da www.nelvento.net: 1-2-3]