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corso TraianoIntroduzione. Alcune considerazioni sul documento delle assemblee autonome: "L’autonomia operaia e l’organizzazione" (1973)

Il documento che pubblichiamo, diffuso all'epoca in numerose copie, rappresentava un primo tentativo di indicazione programmatica per i compagni impegnati nel tentativo di dare all'autonomia operaia gli strumenti pratici e teorici per meglio esprimersi sfuggendo al controllo di gruppi e partiti politici. Il punto di riferimento principale nella costruzione di momenti di autorganizzazione, che all'epoca venivano, di norma, definiti "assemblee autonome", era che le modalità e gli obiettivi dell'intervento dovevano essere decisi all'interno delle situazioni stesse, da parte di coloro che erano i diretti interessati e protagonisti dello scontro di classe, coordinando le esperienze e le forze direttamente tra di loro per un programma più generale, senza alcuna subordinazione verso apparati o "intelligenze" esterne.

Quando si facevano le assemblee di coordinamento degli organismi autonomi partecipavano anche esterni, interessati al progetto, che davano anche un sostegno dal punto di vista organizzativo e avevano la possibilità di esprimere il proprio punto di vista, ma le decisioni orientative erano di competenza di coloro che facevano parte effettiva degli organismi autonomi.

I tre organismi autonomi, firmatari del documento che riportiamo, che avevano elaborato il progetto iniziale erano:

- il Comitato di Lotta Sit-Siemens (oggi Italtel), principalmente impegnato nel settore della costruzione delle centrali telefoniche, che era nato come evoluzione del Gruppo di studio operai-impiegati;

- l'Assemblea Autonoma della Pirelli che nasce da una spaccatura dell'originale Comitato Unitario di Base (CUB), che era stata una delle prime importanti esperienze di massa della contestazione operaia e che, successivamente, Avanguardia Operaia, con una pratica entrista, aveva trasformato in una propria cinghia di trasmissione e riprodotto in diverse altre aziende, attribuendo ai CUB un ruolo di “sinistra sindacale”;

- l'Assemblea Autonoma dell'Alfa Romeo che, in quel momento, grazie al proprio radicamento, esprimeva la forza maggiore.

Intorno a questo organismi autonomi, la cui importanza derivava soprattutto da quella delle fabbriche in cui si erano sviluppati, altri organismi autonomi di aziende minori e singoli militanti di vari luoghi di lavoro si aggregavano coordinando gli sforzi e dibattendo su comuni strategie di lotta.

Rapporto, a livello nazionale, con gli altri organismi autonomi

Fuori dall'area milanese furono presi contatti e stabiliti collegamenti con altre realtà, come l'Assemblea Autonoma di Porto Marghera, che aveva una dimensione territoriale ed era costituita in parte da militanti del Petrolchimico provenienti dall'esperienza del gruppo Potere Operaio ,che si era sciolto, ma anche da realtà di altri luoghi di lavoro. Furono stretti rapporti anche con il Collettivo dell'ENEL e con quello del Policlinico di Roma, che in un secondo tempo avrebbero costituito la componente dell'area dell'Autonomia conosciuta come "i Volsci", dal nome della via in cui avevano la sede.

Il punto di incontro di queste realtà autonome in quel momento erano le lotte ed il loro sviluppo e, soprattutto, l'elaborazione dell'intervento costruito unicamente all'interno delle situazioni.

I contenuti del salario garantito, dell'egualitarismo salariale, della riduzione d'orario, del rifiuto della gerarchia del lavoro in fabbrica, assieme al collegamento con le lotte nel sociale, principalmente le occupazioni di case e l'autoriduzione degli affitti, erano gli obiettivi principali delle nostre lotte. Si fece un importante convegno a carattere nazionale a Bologna nel tentativo di collegare tutte le realtà autorganizzate nelle varie aziende, per creare un forte e visibile punto di riferimento generale. La partecipazione fu rilevante, il dibattito serrato, molti gli osservatori interessati nell'area del movimento. La volontà dell'area romana di stringere i tempi per una sterzata organizzativa che, sugli obiettivi della riduzione d'orario e del salario garantito, potesse agire da direzione della crescita di un movimento autorganizzato a livello nazionale, fu frenata dall'area degli organismi autonomi milanesi che vedevano in questa accelerazione un pericolo di burocratizzazione e di avanguardismo che rischiava di bruciare le tappe di una crescita articolata e veramente autonoma all'interno delle situazioni.

Quindi quel convegno non si concluse con quel salto organizzativo che alcune frazioni auspicavano.

Il rapporto degli organismi autonomi con i gruppi dell'estrema sinistra

- Avanguardia Operaia: operava nelle aziende attraverso i CUB. Non ci furono grandi rapporti se non quelli che si instauravano naturalmente durante le lotte all'interno delle aziende stesse. Si era, comunque, divisi dalla loro metodologia di intervento che li poneva su di un ristretto piano di sinistra sindacale.

- Potere Operaio: si era da poco sciolto proprio mentre nascevano i primi coordinamenti delle Assemblee Autonome. Da parte di diversi militanti e dirigenti di questo gruppo ci fu, inizialmente, un grande interesse che si concretizzò nella disponibilità ad un apporto organizzativo esterno e nell'assidua frequentazione delle riunioni, senza che però riuscissero ad assumere un ruolo di direzione esterna a causa delle premesse, già segnalate, su cui si basavano gli organismi autonomi. A poco a poco questi militanti si sganciano. L'area che fa riferimento a Toni Negri inizia un rapporto con il Gruppo Gramsci, presente soprattutto a Milano con militanti presenti nella sinistra sindacale, soprattutto FIM ma anche FIOM. Questo connubio determina una mutazione della linea politica del Gruppo Gramsci, che si scioglie, mentre una parte dei suoi militanti da vita ad alcuni collettivi di fabbrica, tra cui quello della FACE STANDARD e quello della stessa SIT-SIEMENS. Da questo percorso di collaborazione fra militanti ex P.O. ed ex Gruppo Gramsci nasce la pubblicazione "ROSSO", portavoce di uno dei principali gruppi dell'area dell'Autonomia che si sono costituiti in seguito.

- Lotta Continua: questo gruppo che, notoriamente, era una delle maggiori organizzazioni dell'estrema sinistra a livello nazionale, interveniva sui luoghi di lavoro direttamente attraverso i suoi nuclei e le sue sezioni. Ad un certo punto, dimostra un particolare interesse nei confronti delle Assemblee Autonome dell'area milanese ed inizia un percorso di confronto dal quale scaturisce un convegno operaio dei militanti di Lotta Continua a Bologna, convegno al quale viene richiesta la partecipazione degli organismi autonomi. Ai compagni degli organismi autonomi milanesi viene dato molto spazio e se ne mette in evidenza il ruolo e la funzione. Ne consegue un periodo di attiva collaborazione sui luoghi di lavoro. La direttiva per i militanti di Lotta Continua era quella di entrare negli organismi autonomi rinunciando all'intervento, nelle situazioni nelle quali si faceva questa scelta, come organizzazione specifica. Ma quando i dirigenti si accorgono che è molto difficile esercitare un controllo dall'alto sull'autonomia di tali organismi, si constata il ritiro dei militanti operai di Lotta Continua che riprendono l'intervento come organizzazione separata, anche se, comunque, rimarranno di norma buoni rapporti di collaborazione nelle fabbriche.

La lotta di classe arretra

L'autonomia di classe si trova ad essere sempre più schiacciata: da un lato continua il processo ristrutturativo come risposta del potere padronale, che si vale della complicità del PCI del compromesso storico e del sindacato dei sacrifici; dall'altro lato l'azione sempre più esterna e prevalente dei gruppi armati produce un clima di paura e fornisce gli strumenti per una repressione generalizzata.

Il quadro che si delinea toglie ossigeno all'autonomia di classe che si affloscia progressivamente. Inizia la stagione delle grandi svendite confederali che si protrae sino ad oggi, secondo l'impietosa legge del pendolo della storia. [Precari Nati]

[da mondosenzagalere.blogspot.com]