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Un po' di storia

manifesto I.W.W. one big unionNell'autunno del 1904, sei lavoratori attivi nel movimento rivoluzionario tennero una riunione. Dopo di avere discusso e scambiato vedute sulle condizioni che allora confrontavano i lavoratori degli Stati Uniti, decisero di elargire un appello per una più gran­de radunata.

Questi sei lavoratori furono: Isaac Cowen, rap­presentante in America dell'Amalgamated Society of Engineers d'Inghilterra; Clarence Smith, segretario tesoriere della American Labor Union; Thomas J. Hagerty, editore della Voice of Labor, organo ufficia­le della A.L.U.; George Estes, presidente della Uni­ted Brotherhood of Railway Employes ; W.L. Hall se­gretario-tesoriere della U.B.R.E., e William E. Trautman, editore del "Brauer Zeitung", l'organo ufficiale della United Brewery Workers of America.

Trentasei altri individui attivi nelle varie orga­nizzazioni operaie, radicali e socialiste furono allora invitati ad una riunione segreta da tenersi a Chicago, Ill., il 2 Gennaio, 1905.

Dei  trentasei  invitati,  solamente  due  declinarono di aderire alla conferenza proposta — Max S. Hayes e Victor Berger — ambedue editori degli organi delle unioni di mestiere e del partito socialista politico.

La riunione si tenne a data fissata con trenta par­tecipanti ove venne compilato l'Industrial Union Ma­nifesto che fissava anche una convenzione da tenersi a Chicago, il 27 Giugno, per lanciare le basi di un'or­ganizzazione in accordo con i principii illustrati nel Manifesto.

Il lavoro di distribuzione del Manifesto fu eseguito da un comitato esecutivo della conferenza stessa, del­la American Labor Union e della Western Federation of Miners.

Il Manifesto ebbe una larga diffusione in varie lingue.

A data fissata si riunì la convenzione con 186 de­legati, rappresentanti 34 organizzazioni locali, distret­tuali,  statali e nazionali,  con 90,000 membri.

Non tutti i delegati presenti erano in buona fede. La constatazione di questo fatto forzò i firmatarii del Manifesto a costituirsi in comitato provvisorio per esaminare le credenziali.

Questo comitato provvisorio stabilì che la rappre­sentanza per organizzazioni sarebbe stata basata sul numero di aderenti solamente in quei casi dove i delegati avevano mandato specifico dalle loro orga­nizzazioni di istaurare dette unioni come parti inte­grali della Unione Industriale qualora fosse costitu­ita. Dove i delegati non avevano questo mandato, gli venne accordato un voto per ciascuno.

Una delle delegazioni presenti perveniva dall'or­ganizzazione statale dell'Illinois della United Mine Workers of America. I membri di quel distretto a quell'epoca ammontavano a circa 50.000. Secondo la regola fissata questi delegati ebbero solamente un voto ciascuno, cosicché i lavoratori rappresentati si ri­dussero a 40.000.

Parecchie delle altre organizzazioni rappresentate esistevano solamente sulla carta; cosicché e' giusto fissare 40.000 come il numero di operai rappresen­tati alla prima convenzione.

Queste cifre dimostrano che le precauzioni adottate dai firmatarii del Manifesto servirono bene a pre­venire che gli oppositori della costituente unione in­dustriale avessero a catturare la convenzione ed an­nullare ogni sforzo per formare la nuova organiz­zazione. E' un fatto che molti delegati presenti alla prima convenzione e le organizzazioni che essi rap­presentavano hanno accanitamente combattuto l'I.W.W. dalla chiusura della prima convenzione fino ad oggi.

Le organizzazioni che aderirono come parte del nuovo organismo, furono le seguenti: Western Fede­ration of Miners, 27.000 membri; Socialist Trade and Labor Alliance, 1.450 membri ; Punch Press Operators, 168 membri; United Metal Workers, 3.000 membri; Longshoremen's Union, 400 membri; la American Labor Union, 16.000 membri; United Brotherood of Railway Employes, 2.087 membri.

La Convenzione durò dodici giorni, elesse gli uf­ficiali ed adottò uno statuto col seguente Preambolo:

Il preambolo originale dell'I.W.W.

"La classe lavoratrice e la classe capitalista hanno nulla in comune. Non vi può esser pace mentre la fame e la povertà regnano fra i milioni di lavoratori ed i pochi, che compongono la classe padronale, hanno tutte le ricchezze della vita."

"Fra queste due classi la lotta dovrà svolgersi finché tutti i lavoratori non si riuniranno sul campo politico, come su quello economico, per prendere e tenere quello che essi hanno prodotto con il loro la­voro, attraverso una organizzazione economica dei produttori senza affiliazioni con qualsiasi partito politico."

"L'accentrarsi sempre crescente della ricchezza e del maneggiamento delle industrie in un numero sempre minore di mani, rende le unioni di mestiere inabili ad affrontare la potenza crescente del capi­talismo, poiché le unioni di mestiere permettono uno stato di cose in cui un gruppo di lavoratori possono essere  posti  contro  un altro gruppo di lavoratori della medesima industria, apportando così la disfatta nelle lotte del lavoro. Le unioni di mestiere aiu­tano anche la classe padronale ad inculcare nei lavo­ratori la falsa credenza che la classe operaia ha degli interessi in comune con la classe padronale."

Queste condizioni disagevoli possono essere cam­biate e gli interessi della classe lavoratrice ben difesi  solamente da un'organizzazione formata in tal modo che tutti i suoi membri di una data industria, ed anche in tutte le industrie se necessario, possano abbandonare il lavoro quando esiste uno sciopero o serrata in un dipartimento di essa, facendo sì che un'offesa fatta ad uno diventi un'offesa fatta a tutti. I delegati alla prima convenzione rappresentavano quasi tutte le teorie e programmi rivoluzionari. Le tendenze principali in evidenza, pero', erano quattro: socialisti parlamentari-intransigenti ed opportunisti, marxisti e riformisti; anarchici; unionisti industriali; ed i fakiri dell'unionismo giallo. Il compito di conciliare  questi elementi  eterogenei  fu  assunto  dalla Convenzione. La conoscenza di questi fatti rende più facile comprendere le contraddizioni palesi nel Pream­bolo originale.

Il primo anno di vita della nuova organizzazione fu un periodo di lotte interne per il controllo fra i varii elementi. I due campi di politicanti socialisti ve­devano nella nuova unione l'arena nella quale dove­vano decidersi i loro meriti rispettivi. I fakiri unio­nisti cercarono di inoltrarsi bene entro la nuova or­ganizzazione per assicurare la loro esistenza in caso che essa si affermasse. L'elemento anarchico non si occupava molto negli affari interni; sappiamo sola­mente di un caso a New York, dove si allearono con un gruppo di politicanti allo scopo di controllare il consiglio distrettuale.

Malgrado questi ed altri ostacoli, la nuova orga­nizzazione fece dei progressi e combatté varie scher­maglie con i padroni, iniziando anche la pubblica­zione di un organo mensile: "L'Industriai Worker". L'I.W.W. fu anche l'iniziatrice dell'agitazione di difesa per Moyer, Haywood e Pettibone, spargendo ovunque il grido: "Debbono i nostri fratelli essere assassinati?"; essa costituì la lega di difesa, e si deve all'interessamento destato dall'I.W.W. che le altre organizzazioni sostennero la lotta per salvare la vita agli ufficiali della W. F. M., che ebbe per esito la loro liberazione. Così furono ripagati gli sforzi che la W. F. M. fece per constituire l'I.W.W.

La seconda convenzione

La seconda convenzione dimostrò che l'amministra­zione dell'I.W.W. era nelle mani di uomini che non erano in accordo con il programma rivoluzionario di essa. Degli ufficiali generali, solamente due erano sinceri — W.E. Trautman e John Riordan, membro della Commissione Esecutiva.

La lotta per il controllo dell'organizzazione aveva già diviso la seconda convenzione in due campi. La maggioranza era nel campo rivoluzionario. Il gruppo reazionario, che controllava la presidenza, tentò usa­re l'ostruzionismo per ottenere il controllo della convenzione. Tentarono di ritardare l'apertura della convenzione per indurre una buona parte di delegati ad andarsene onde dirigere loro stessi i lavori della convenzione. I rivoluzionari risolsero il problema abo­lendo l'ufficio della presidenza e scegliendo fra i loro ranghi un "chairman" provvisorio.

In codesta lotta le due tendenze socialiste si schie­rarono dalla parte opposta.

La seconda convenzione aggiunse al preambolo il seguente emendamento:

"Senza però, appoggiare o chiedere l'appoggio, di qualsiasi partito politico."

Fu eletta una nuova Commissione Esecutiva. Dopo la chiusura della convenzione, i vecchi ufficiali si impossessarono della sede centrale dell'organizza­zione, servendosi dell'aiuto di poliziotti e "detectives", e forzando i rivoluzionari a provvedersi di nuovi uffici. Ed i rivoluzionari fecero molto malgrado il fatto che non ebbero a loro disposizione i fondi dell'organizzazione e che dovettero dipendere dalle finanze di varie locali.

Gli ufficiali della W.F.M. sostennero la vecchia amministrazione per un certo tempo, finanziariamen­te ed attraverso l'influenza del loro organo ufficiale. Altrettanto fecero quelli dell'amministrazione e della stampa del Partito Socialista. Gli elementi radicali nella W.F.M. riuscirono finalmente a forzare gli ufficiali a ritirare il loro appoggio. I vecchi ufficiali dell' I.W.W. furono indotti ad abbandonare ogni pretesa sopra l'organizzazione.

L'organizzazione entrava nel suo secondo anno di vita affrontando una situazione più critica di prima. Malgrado questo riuscì a stabilire di nuovo la sede centrale, ed a sostituire il suo organo mensile con un settimanale.

Durante il secondo anno i membri dell'I.W.W. sostennero varie  lotte acerbe nel campo economico.

La terza convenzione dell'I.W.W. ebbe poca im­portanza. Fu però in questa convenzione che i po­liticanti socialisti palesarono di volere piegare l'or­ganizzazione ai loro scopi, ed un piccolo sforzo fu fatto per respingere il tentativo.

La quarta convenzione risultò in una rottura fra i politicanti e gli unionisti industriali, perché gli ultimi non vollero permettere ai primi di dominare l'organizzazione.

Il Preambolo fu rivisitato da leggersi come segue:

Il preambolo dell'I.W.W.

"La classe dei lavoratori e quella dei capitalisti non hanno nulla di comune."

"Non vi può essere pace, finché la fame e l'in­digenza sono il retaggio di milioni di lavoratori; fin­ché lo scarso numero di persone che compongono la classe capitalistica gode tutte le buone cose che val­gono ad allietare l'esistenza."

"Fra queste due classi, la lotta deve continuare finché i lavoratori di tutto il mondo non si orga­nizzino e non diventino una unità che pigli pos­sesso della terra e delle macchine produttrici, finché non venga abolito il sistema delle merci."

"Noi crediamo che il concentramento delle Indu­strie nelle mani di persone che diventano sempre più esigue di numero metta le Unioni di mestiere (Trade Unions) nell'impossibilita' di tener fronte alla sempre crescente potenza della classe dei padroni. Le Unioni di mestiere favoriscono uno stato di cose che permette ad una categoria di lavoratori di dan­neggiare un'altra, anche se è parte della medesima industria... contribuendo così reciprocamente alla comune disfatta nelle quotidiane lotte economiche. Inoltre le Unioni di mestiere aiutano la classe capitalistica coll'indurre gli operai nella credenza che la classe lavoratrice ha interessi comuni con quella di chi l' impiega."

"Queste condizioni possono essere mutate, gli in­teressi della classe lavoratrice possono essere tute­lati solo da un'organizzazione formata in modo che tutti i suoi membri addetti ad una data industria, ed anche se necessario, a tutte quante le industrie, cessino di lavorare quando sia indetto uno sciopero od una serrata, in qualsiasi ramo di questa o di quell'industria, considerando così il danno arrecato a qual si voglia gruppo di lavoratori, come danno od  ingiuria a tutti quanti."

"Invece del motto reazionario, una paga equa per un'equa giornata di lavoro, noi dobbiamo iscri­vere sul nostro vessillo l'ammonimento rivoluziona­rio: Abolizione del  sistema delle merci."

"Missione storica della classe operaia e' quella di sottrarsi completamente alla servitù del capitale. L'esercito dei produttori dev'essere organizzato, non solo per la lotta giornaliera contro il capitalista, ma anche per continuare a produrre quando il capita­lismo sarà rovesciato. Organizzandoci industrial­mente noi prepariamo la società avvenire, nell'al­veo stesso della vecchia  società."

I politicanti costituirono un'altra organizzazione, dichiarandola di essere il vero movimento industria­le. Non era altro, però, che il duplicato del loro partito politico e non funzionò mai nel campo sin­dacale. Questo funzionava semplicemente sul "campo civile" cioè, parlamentaristico. Le sue pubblicazioni altro non erano che gli organi di una setta politica da non tralasciare o sfuggire nessuna occasione per assalire i lavoratori rivoluzionari mentre questi erano impegnati nelle lotte con qualche frazione della classe dominante. Il loro metodo favorito era quello di ac­cusare i rivoluzionari di tutti i crimini che la immaginazione di codardi può concepire. "Dinamitardi, la­dri, teppisti, assassini, etc.", ecco le loro frasi usuali.

In seguito alla vittoria dei tessitori di Lawrence, Mass., i politicanti del Socialist Labor Party rinno­varono i loro sforzi per figurare come i veri I.W.W.

Così mascherati riuscirono ad ingannare parecchie migliaia di tessitori a Paterson, Passaic, Hackensack, Sterling, Summit, Hoboken e Newark, nel New Jer­sey, Astoria, Long Island, e così a riscuotere da loro quote mensili e tasse d'ammissione.

In ogni caso i fakiri della politica tradirono i lavoratori nelle mani dei padroni delle seterie, e gli sforzi dei tessitori per migliorare le loro condizioni terminarono con la disfatta. A Paterson e Passaic il S.L.P., si era alleato con i poliziotti nello sforzo di prevenire che gli organizzatori dell'I.W.W. li smascherassero al pubblico operaio.

Le loro proprie azioni però bastarono a rivelarli ai lavoratori nei loro veri colori ed oggi essi sono com­pletamente discreditati fra gli operai di quel distretto.

Per un certo tempo l'altra frazione socialista si limitò a spargere segretamente il suo veleno; ma dopo lo sciopero di Lawrence le pubblicazioni del Socialist Party (con poche eccezioni) hanno sempre usato le loro colonne a diffamare l'organizzazione ed i suoi militanti. I loro attacchi furono anche estesi ai propri membri che erano membri o sostenitori dell'I.W.W.

La struttura dell'I.W.W.

Basando le sue conclusioni sull'esperienza del pas­sato l'I.W.W. sostiene che è necessario fare confor­mare la struttura dell'organizzazione allo sviluppo del macchinario di produzione ed al processo di concen­tramento che si osserva nell'industria, onde facili­tare lo svilupparsi della solidarietà di classe fra gli operai. Se la struttura dell'organizzazione non fa pari passi con lo sviluppo dell'industria, sarà impossibile avere la solidarietà necessaria al successo delle lotte contro la classe padronale.

Le organizzazioni di mestiere con i loro metodi antiquati, debbono sparire. Voler fare questo durante una lotta creerà il caos e la confusione e ne deriverà la disfatta.

L'I.W.W. sostiene che se i lavoratori sono costretti ad affrontare la moderna organizzazione del capi­tale con metodi e forme di organizzazione inefficien­ti, malgrado lo spirito di combattività che essi po­tranno mostrare, non vi può essere che un'esito alla lotta combattuta sotto queste condizioni: la disfatta.

L'I.W.W. riconosce il bisogno della solidarietà di classe e perciò considera la lotta di classe come il suo principio fondamentale, e si propone di dedicarsi al combattimento di questa lotta finché la classe ope­raia non avrà il controllo dell'amministrazione del­le industrie.

I principii fondamentali dell'I.W.W. risvegliano quello spirito di ribellione e resistenza che è assetto indispensabile della organizzazione operaia nelle sue lotte per l'indipendenza economica, Insomma, l'I.W.W. è fondamentalmente un'organismo di lotta. Essa si dedica alla guerra incessante e tenace contro il diritto di proprietà e di controllo privato nelle industrie.

L'I.W.W. non farà che un accordo con la classe capitalista — QUELLO DELLA RESA COMPLETA DEL CONTROLLO INDUSTRIALE AL LAVORO ORGANIZZATO.

L'esperienza del passato dimostra che le organiz­zazioni di massa, come i Knights of Labor, sono deboli ed inadatte come lo è la folla.

Le unioni di mestiere, con la loro autonomia e la dottrina di armonia con l'interesse padronale, si sono anche dimostrate un fallimento. Non hanno fornito alla classe lavoratrice un'arma effettiva. È vero che hanno procurato alle maestranze esperte migliori condizioni; ma la struttura ristretta delle "trade-unions" ha fatto sì che gli interessi della classe vengano tra­scurati, mentre quelli della categoria ispirano tutta l'azione pratica del sindacato. In ultima analisi l'u­nione di mestiere non ha servito che a procurare dei vantaggi ai suoi membri alle spese della grande massa dei lavoratori, contrattando con il padronato di non aiutare i disorganizzati nelle loro lotte. Si tratta di una vera alleanza con il capitale per tenere soggio­gati i lavoratori. L'I.W.W. nega alle unioni di me­stiere il diritto di dirsi un movimento del lavoro, o di poter mai divenire un movimento di classe.

Oggi negli Stati Uniti, nelle grandi industrie, quan­do una categoria di lavoratori scende in lotta per migliorare le sue condizioni, essa affronta l'intera classe padronale. Le spese dello sciopero vengono a pesare sui padroni organizzati, che malgrado le loro concorrenze, si uniscono nella causa comune per soggiogare i lavoratori onde godere di una mano d'o­pera docile ed a buon mercato.

Per affrontare questa situazione, la Industrial Workers of the World si propone di organizzare i la­voratori come segue:

Schema generale

  1. L'entità basica dell'organizzazione è l'Unione Industriale con "branches" secondo le esigenze dell'industria stessa. In certi casi l'Unione Industriale può abbracciare TUTTI i lavoratori di una data in­dustria, mentre in altre industrie saranno necessarie parecchie Unioni Industriali con giurisdizioni di­stinte. Per esempio; l'industria dei trasporti marittimi potrebbe  esigere  una  Unione  per  l'Atlantico  ed  i Golfi, una per il Pacifico, una per i Grandi Laghi, ed un'altra per il sistema navigabile del Mississippi — ogni industria sotto-divisa secondo le sue parti­colari esigenze.
  2. Le Unioni Industriali di industrie affini sono raggruppate  nelle  amministrazioni  di  dipartimento. Per esempio, le Unioni Industriali dei Transporti Ma­rittimi  sarebbero unite a quelle del  servizio ferro­viario,  dei  trams  municipali,  dei  camions e dell'a­viazione  per  costituire  il  "Dipartimento di  Comu­nicazioni e Trasporti."
  3. I Dipartimenti Industriali riuniti costituiscono l'Organizzazione Generale, che sarà anche parte di una simile Organizzazione Internazionale, che stabili­rà la cooperazione e la solidarietà fra i lavoratori di tutto il mondo.

Parti componenti dell'organizzazione

Considerando le differenze di tecnica che esistono nei varii dipartimenti di ogni industria che impiega un gran numero di operai, la Unione Industriale si sotto-divide come le circostanze lo esigono.

Se l'Unione include TUTTI i lavoratori di una data industria oppure una frazione di essa, si stabiliscono i "Branches" Industriali della suddetta Unione nei centri più convenienti per gli operai.

Questi "Branches" si sotto-dividono poi come segue:

  1. Sezioni di  fabbrica, cosicchè i lavoratori di ogni fabbrica possano determinare le condizioni che direttamente influiscono su di loro.
  2. Sezioni di lingua, onde i lavoratori possano condurre gli affari  dell'organizzazione nella  lingua che gli è  più famigliare.
  3. Nelle industrie grandi che sono divise in dipartimenti, si possono formare anche le sezioni per dipartimento onde sistematizzare e semplificare il fun­zionamento dell'organizzazione.
  4. Dove un'industria copre un gran territorio, oppure è l'industria principale di una città, si co­stituiscono le sezioni per distretto per rendere pos­sibile la partecipazione  di tutti i  membri  alle  assemblee senza un'incomodo eccessivo.
  5. Per stabilire in ogni distretto industriale, oltre alla solidarietà fra i lavoratori della medesima in­dustria, la solidarietà fra i lavoratori  di  TUTTE le  industrie, si organizza il CONSIGLIO INDUSTRIALE DISTRETTUALE, che è  composto  dei delegati dei "Branches" Industriali che esistono nel distretto e che serve a coordinarne le attività.

Funzioni delle sezioni locali

Le varie sezioni di fabbrica, lingua, distretto e dipartimento tratteggiano con i padroni unicamente attraverso il "Branch", o l'Unione Industriale. Co­sicché, mentre i lavoratori di ogni sezione deter­minano le condizioni che direttamente li ritardano, essi agiscono unitamente ai lavoratori dell'industria intera attraverso il "Branch" e l'Unione Industriale.

Come la conoscenza della lingua inglese va allar­gandosi, le sezioni di  lingua scompariranno.

Lo sviluppo dei processi meccanici eliminerà, anche gradualmente, quelle sottodivisioni basate sulla competenza tecnica e sui mestieri esperti.

L'evoluzione costante del controllo industriale verso la concentrazione sarà seguito da una consolidazio­ne corrispondente delle unioni e dipartimenti indu­striali. È nell'intenzione dell'I.W.W. di uniformar­si sempre alle esigenze dell'ora ed eventualmente di fornire al proletariato l'organismo con cui determinerà le sue condizioni di lavoro, di consumo e di convivenza sociale.

Metodi amministrativi

Le Unioni Industriali hanno una larga autonomia amministrativa; eleggono i proprii ufficiali; fissano in tariffe, ed anche le quote mensili da riscuotersi dai socii. L'organizzazione generale non permette pe­rò, tasse di ammissione che superano $5.00 e le quote mensili in più di $1.00.

Ogni "Branch" Industriale elegge uno o più dele­gati alla Commissione Esecutiva dell'Unione Industriale. Questa Commissione Esecutiva è il corpo amministrativo dell'Unione Industriale. Il "Branch" Industriale ha i seguenti ufficiali: "chairman", segretario, tesoriere e revisori.

L'Unione Industriale è gestita dalla commissione esecutiva, il segretario, il tesoriere ed il "chairman".

Ogni "Branch" Industriale, entro un dato distretto, sceglie uno o più delegati al Consiglio Distrettuale. Codesto ente è amministrato da un segretario-teso­riere e dai revisori, che sono eletti dai delegati che ne fanno parte.

Tutti gli ufficiali dei varii enti della organizzazione, con l'eccezione del Consiglio Distrettuale, sono eletti direttamente per ballottaggio dai membri interessati.

La rappresentanza proporzionale non prevale nel caso delle delegazioni ai consigli distrettuali. Ogni "Branch" ha il medesimo numero di delegati, ed ogni delegato ha un voto.

Le Unioni Industriali tengono annualmente le loro Convenzioni. I delegati di ogni "Branch" hanno un numero di voti in proporzione al numero dei membri.

La Convenzione nomina i candidati per i varii uffici dell'Unione Industriale, ed i tre nomi che hanno ricevuto il numero maggiore di voti sono riferiti alla totalità dei membri per il ballottaggio decisivo.

Gli ufficiali dei Dipartimenti Industriali sono il Segretario, il Tesoriere e la Commissione Esecutiva. Ogni Unione Industriale elegge due delegati alla C. E. del dipartimento a cui appartiene, e questi delegati vengono eletti come gli altri ufficiali del­l'Unione.

I Dipartimenti Industriali tengono le loro conven­zioni ed eleggono i delegati alla convenzione gene­rale. I delegati alla Convenzione Generale nominano i candidati agli ufficii dell'organizzazione generale, che poi vengono eletti per votazione fra tutti i membri dell'organizzazione.

La Commissione Esecutiva Centrale è composta di un membro per ogni Dipartimento industriale, scel­to dai membri del dipartimento.

La Convenzione Generale si tiene annualmente .

Nel fissare, gli stipendi dei suoi ufficiali, l'I.W.W. si attiene alla regola di tenere detti stipendi  al livello dei salari che prevalgono nell'industria in cui essi furizionano.

Metodi e tattica dell'I.W.W.

Come organismo rivoluzionario, l'I.W.W. mira ad usare quelle tattiche e metodi che gli  assicurano il conseguimento del suo scopo con l'impiego minimo di tempo e di energia. Il carattere di queste tattiche viene determinato dall'abilità dell'organizzazione di riuscirci nelle applicazioni.

Nessun accordo con i padroni è da considerarsi finale. La pace, finché perdura il capitalismo, non è che una tregua.

Ad ogni opportunità favorevole la lotta per il controllo dell'industria si rinnova.

Man mano che l'organizzazione acquista forza nelle varie industrie, e la consapevolezza della loro poten­za si  espande fra i lavoratori,  si perfeziona nelle applicazioni e si estende, lo sciopero prolungato diventerà cosa del passato. Lo sciopero prolungato dimostra che l'organizzazione è impotente, oppure che  lo sciopero stesso è stato dichiarato a tempo inopportuno, cioè quando i padroni potevano bene fare una serrata. Ordinariamente, quando uno sciopero non si vince in quattro o sei settimane, il suo prolungamento non servirà a portare la vittoria. Nella industria centralizzata, moderna, il capitalista preferisce combattere uno sciopero di sei mesi piut­tosto che sei scioperi di breve durata nel medesimo periodo di tempo.

Non è permesso a nessuna parte dell'organizzazione di fare contratti a scadenza, fissati con i padroni. Quando si effettua lo sciopero, si tenta sempre di paralizzare tutti i rami della industria, proprio quando i padroni non possono affrontare la cessa­zione della produzione — cioè, nella stagnazione attiva o quando vi sono molte ordinazioni.

La Industrial Workers of the World sostiene che nulla sarà concesso dai padroni eccetto quello che noi abbiamo la forza di prendere attraverso la nostra organizzazione. Per questo essa non esegue ac­cordi con i padroni.

Se uno sciopero termina senza aver potuto strap­pare delle concessioni ai padroni, si torna al lavoro sino ad un'altra occasione più  favorevole.

I grandi progressi nella tecnica produttrice vanno creando un esercito di disoccupati sempre crescente. Per porre rimedio a questa situazione l'I.W.W. intende stabilire una più breve giornata di lavoro, e diminuire l'intensità produttiva, forzando cosi i padroni di impiegare più operai.

Per facilitare il lavoro di reclutamento, l'I.W.W. proibisce le alte tasse d'ammissione e quote mensili.

Durante gli scioperi, le  officine debbono essere cir­condate da un gran numero di picchetti, che debbono compiere ogni sforzo possibile per prevenire il cru­miraggio. Si deve ostacolare l'acquisto di materiale alle fabbriche in sciopero; dove è possibile si impe­disca la spedizione dei prodotti. I crumiri dovranno essere isolati. Alla intromissione illegale e partigiana del governo nello sciopero, si risponda con la vio­lazione aperta degli ordini governativi, andando in carcere in massa, causando spese a chi paga le tasse — cioè i padroni.

Insomma l'I.W.W. consiglia l'impiego di tattiche militanti, secondo le sue forze e le esigenze della situazione.

Educazione

Attualmente, l'I.W.W. ha  diciannove pubblica­zioni; nove settimanali, tre bi-settimanali e quattro mensili. Essa pubblica tre riviste mensili, una in inglese, una in russo ed una finlandese. I giornali so­no delle seguenti lingue: 4 in inglese, 2 in ebreo, ed uno ciascuno in italiano, russo, ungherese, bulgaro, svedese, polacco, tedesco, croato, lituano e spagnolo. Un quotidiano ed una rivista mensile finlandesi pro­pagano i principi esposti nel preambolo senza essere sotto il controllo diretto della organizzazione.

Le varie Unioni Industriali pubblicano anche loro dei bollettini settimanali dedicati essenzialmente alle condizioni, attività e problemi inerenti all'industria stessa.

L'organizzazione generale pubblica di tempo in tempo foglietti ed opuscoli e mira ad estendere sem­pre la sua letteratura educativa in tutte le lingue secondo le risorse finanziarie dell'organizzazione.

Le Unioni ed i "Branches" Industriali tengono dei comizi educativi nelle sale e sulle strade dei centri industriali. Le sedi delle Unioni sono fornite di sale di lettura con letteratura rivoluzionaria.

Talvolta si tengono comizi di fabbrica con lo scopo di organizzare certe industrie.

Le lotte dell'I.W.W.

Nel 1906 la giornata di otto ore fu stabilita a Goldfield, Nevada, fra i lavoratori di ristoranti ed hotels.

Nel medesimo anno, dei lavoratori siderurgici persero uno sciopero a Youngstown O., per il fatto che l'AMERICAN FEDERATION OF LABOR fornì dei membri come crumiri.

Nel 1907, tremila tessitori proclamarono uno scio­pero a Skowhegan, Maine, per il licenziamento di va­rii lavoratori attivi nell'unione. Lo sciopero durò quattro settimane ed ebbe per risultato la completa vittoria dei lavoratori con condizioni migliorate. John Golden, presidente della United Textile Workers, A.F. of L., tentò di rompere questo sciopero fornendo dei crumiri ai padroni.

A Portland, Oregon, 3000 operai delle segherie scioperarono chiedendo la giornata di nove ore e l'au­mento del salario da $1.75 al giorno a $2.50. A causa della grande richiesta di mano d'opera in quelle parti a quei tempi, una gran parte degli scio­peranti si occuparono in altri lavori e lo sciopero si estinse dopo sei settimane. Le segherie, però, furono seriamente danneggiate nel funzionamento, e per gli effetti indiretti dello sciopero furono forzate a concedere, in seguito, migliori condizioni ed au­menti di salari. Questo sciopero dette molto impulso allo sviluppo dell'I.W.W. nel West degli Stati Uniti.

A Bridgeport, Conn., 1.200 metallurgici si impegna­rono in una lotta che fallì per le tattiche crumiresche della A.F. of L.

Nel medesimo anno, 800 operai delle seterie di Lancaster, Pa., scesero in sciopero. Lo svolgimento normale di quella lotta fu interrotto dalla crisi in­dustriale del 1907 che causò una serrata generale.

Dal 10 Marzo 1917 sino al 22 Aprile, la W.F.M. e l'I.W.W.l ottarono per la loro esistenza a Goldfield, Nev., contro le forze coalizzate dei proprietari delle miniere, gli uomini d'affari e la A.F. of L. Questa lotta accanita terminò in un accordo-compromesso per il tradimento degli ufficiali generali della W.F.M. La lotta continuò ad intervalli dal 22 Aprile sino al mese di Settembre, 1907, ed ebbe per risultato la conquista di tutto il terreno perso at­traverso l'accordo, e la distruzione dell'organismo crumiresco appositamente creato dalla A.F. of L. du­rante l'agitazione. Questa battaglia costò centomila dollari ai padroni. Lo sciopero della W.F.M. del­l'Ottobre 1907 si svolse durante la crisi e servì a far perdere a quella organizzazione il suo controllo in quel distretto.

Nel periodo di controllo dell'I.W.W. a Goldfield , la paga minima per qualsiasi lavoro era di $4.50 per la giornata di otto ore, che si applicava dappertutto. Il massimo di efficienza unionistica per qualsiasi organizzazione fu raggiunto dall'I.W.W. e dalla W.F.M. a Goldfield, Nev. Nessun comitato si recò mai a consultare i padroni; le unioni fissavano le paghe e regolavano le ore di lavoro. I segretari af­figgevano copia di queste norme fuori della sala dell'Unione, e gli ordinamenti automaticamente divenivano LEGGE: I padroni erano obbligati a recarsi dall'Unione per consultare con i suoi comitati.

Nel mese di Luglio 1909, si iniziò a McKees Rocks. Pa., lo sciopero di 8000 operai della Pressed Steel Car Company, ove vi lavoravano operai di sedici na­zionalità. Fu una lotta combattuta accanitamente, e l'I.W.W. si distinse ancora una volta per la sua audacia e persistenza. Lo sciopero durò undici set­timane. Come di solito, i padroni impiegarono la Pennsylvania State Constabulary, i cosacchi ame­ricani, per intimidire gli scioperanti e costringerli a tornare al lavoro. Il corpo di codesti sgherri è composto d'individui scelti per la loro particolare abili­tà nel maneggiare armi da fuoco. Ogni sciopero nella Pennsylvania dacché fu organizzata questa forza, è stato rotto o danneggiato da essi. Uomini, donne e ragazzi furono vittime di detti bruti senza che essi fossero chiamati a dar conto dei loro misfatti. Il loro avvento nella lotta di McKees Rocks fu segna­lato dalle usuali brutalità. Finalmente uno di essi uccise uno scioperante. Il comitato sciopero, allora, avverti l'Ufficiale dei "cosacchi" che per ogni scio­perante ucciso o ferito da essi un "cosacco" avrebbe pagato con la sua vita, senza curarsi se l'espiatore del delitto fosse quello colpevole di esso o no. Gli scio­peranti mantennero la loro parola. Al prossimo brutale attacco degli sgherri, parecchi di essi rimasero morti ed altri feriti. I "cosacchi" furono forzati ad abbandonare le vie della città per rifugiarsi nelle officine delle compagnie. In questo scontro sangui­noso un numero uguale di scioperanti rimasero uc­cisi ed una cinquantina feriti. Con questo episodio terminarono le violenze dello sciopero. Per la prima volta, nella loro esistenza, i "cosacchi" furono addo­mesticati. Lo sciopero di McKees Rocks terminò con la completa vittoria degli operai.

Il 2 Novembre 1909, il governo municipale di Spokane, Wash., iniziò l'arresto dei membri dell'I.W.W. che facevano comizi sulle vie della città. I locali dell'organizzazione decisero, allora, di com­battere la città per conquistare il diritto della libertà di parola. La lotta durò sino al primo di Marzo, 1910, ed ebbe per risultato la conferma da parte delle autorità municipali del diritto alla libertà di parola. La lotta durò sino al primo di marzo, 1910, ed ebbe per risultato la conferma da parte delle autorità municipali del diritto alla libertà di parola. In codesta lotta più di cinquecento uomini e donne andarono in carcere. Duecento di essi dichiararono lo "sciopero della fame" che durò da 11 a 13 giorni, per far seguito poi quello da trenta a quarantacinque giorni di pane e acqua; due once di pane al giorno. Quattro membri dell'organizzazione morirono per il trattamento che subirono durante la lotta.

Altre notevoli lotte per la libertà di parola si sostennero dopo di quella di Spokane, e fra le più accanite v'è quella di Fresno, Cal. Qui le autorità in collaborazione con i padroni, tentarono di soppri­mere le agitazioni dell'I.W.W. intenta ad organiz­zare i raccoglitori di frutta della valle di San Joacquin. A Fresno furono vietati i pubblici comizi. L'I.W.W. mise in pratica di nuovo i metodi dell'azione diretta riempiendo le carceri con i suoi oratori. La lotta durò quattro mesi, e più di cento membri soffrirono per vari mesi la prigione. Gli arrestati rifiutarono la usuale difesa, legale, presen­tandosi loro stessi o qualche membro dell'organizzazione come "avvocati". Finalmente la organizzazione fuori di Fresno prese delle misure energiche organizzando un'invasione della Califomia. In ac­cordo col piano stabilito, distaccamenti di combattenti volontari per la libertà di parola partirono per Fresno da Spokane, Portland, Denver, St. Louis ed altrove. Le autorità di Fresno di fronte a ciò si spaventarono, rinunciarono alla resistenza e la libertà di parola fu completamente ristabilita, e l'I.W.W. non fu più molestata sino all'inizio della guerra Europea.

Nel 1911 uno sciopero che durò per quattro mesi si svolse nell'industria delle scarpe a Brooklyn, N.Y. Questo sciopero fu tenacemente sostenuto d'ambo le parti e servì a migliorare le condizioni in certe fabbriche.

Vari scioperi del 1912-1917

1912

L'Unione Locale No. 10, Lavoranti in Suppellettili Elettrici di Fremont, Ohio, proclamò lo sciopero, ma esso fu perso per l'inabilità di estenderlo e fermare la fabbrica intera.

Le Unioni Locali 161 e 169, Tessitori e Calzolai, di Haverhill, Mass., fecero due scioperi con 572 operai partecipanti, che durarono sette settimane comples­sivamente e furono vittoriosi. Sessanta membri arre­stati, quindici condannati al carcere per periodi da uno a quattro mesi.

Unione Locale 194, Sarti di Seattle, Wash. Dieci piccoli scioperi della durata di poche ore sino a due mesi. Tutti riusciti con l'eccezione di uno. Quindici arrestati, uno condannato, due membri tenuti in carcere per nove settimane per la deportazione e poi rilasciati. Non sappiamo il numero degli scioperanti.

Unione Locale 326, Manovali di Ferrovia, Prince Rupert, B. C. Due scioperi vittoriosi; 2350 operai in lotta; dodici arrestati, tutti trovati rei e senten­ziati da sei mesi a tre anni. Questo Locale aiutò anche nella vittoria di uno sciopero di disorganizzati a Shenna Crossing.

Unione Locale 327, Manovali di Ferrovia, Lytton, B. C. Sciopero di sette mesi; 5000 in lotta; 300 ar­restati; 200 condannati da uno a sei mesi di carcere. Questo sciopero fallì per l'inabilità degli sciope­ranti di tenere paralizzati i lavori. I contrattori fu­rono poi costretti ad aumentare le paghe e migliorare le condizioni.

Unione Industriale Nazionale dei Lavoratori del Legname: due scioperi che coinvolsero sette unioni locali e settemila membri. Il primo sciopero durò due mesi ed il secondo tre settimane. Non ci ri­sulta il numero preciso degli arrestati, ma sappiamo che ammontarono a varie centinaia; tre membri fu­rono sentenziati da un mese a tre mesi in carcere. Lo sciopero riuscì a determinare un aumento nei salari in quella industria.

Lo sforzo per estendere l'organizzazione dei lavo­ratori del legname alle foreste del Sud causò un conflitto con i capitalisti in un territorio ove il padronato ha avuto dominio incontrastato dai giorni della scoperta del continente americano.

Gli organizzatori dell'I.W.W. furono assaliti e cer­ti uccisi dagli sgherri dei baroni del legname; la volontà della classe padronale è la legge di quelle contrade.

Il giorno 7 Luglio, 1912, una riunione di operai sulla pubblica via a Grabow, Louisiana, fu sciolta dalle guardie della Galloway Lumber Company; ri­sultato: tre morti e quaranta feriti. In seguito a questo eccidio, A. L. Emerson, il presidente del di­stretto del Sud dell'organizzazione, fu arrestato con 64 altri membri e tutti furono detenuti sotto l'accusa di cospirazione e di omicidio. Emerson e nove altri, furono processati e rilasciati in libertà malgrado gli sforzi dei magnati del legname di voler gettare in galera oppure condurre sulla forca quei compagni; gli altri furono rilasciati in antecedenza al processo.

Unione Locale 436, di Lowell, Mass., tessitori. Due scioperi, uno vittorioso e l'altro sconfitto; 18,000 coinvolti. Numero di arrestati: 26, tutti condannati al carcere da una a sei settimane.

Unione Locale 557, ebanisti, di Boston, Mass. Sciopero di 200 membri che durò cinque settimane e fu perso.

Unione Locale 20, tessitori di Lawrence, Mass. Cinque scioperi con 29,000 partecipanti; 333 arre­stati, 320 condannati a delle multe, ed al carcere sino ad un anno. La gran parte di queste cause furono accordate per una multa nominale nell'appello alla corte superiore. (Per la storia completa dello scio­pero di Lawrence e del processo Ettor-Giovannitti che ne derivò, vedere "The Trial of a New Society", di Justus Ebert).

Unione Locale 157, tessitori di New Bedford, Mass.; serrata; con 13.000 operai coinvolti; parecchi ar­restati.

I lavoratori dell'industria tessile della città di Little Falls, N. Y., in numero di 1.500, quasi tutti stranieri, scesero in sciopero senza avere un'organiz­zazione nello sforzo di migliorare le loro condizioni; chiesero l'aiuto della Unione Nazionale dei Tessitori che gli inviò come organizzatori Ben Legere ed un compagno italiano di nome Bocchini.

Questi due organizzatori consolidarono la compa­gine degli operai, costituendo il comitato sciopero, organizzando i picchetti onde persuadere i lavoratori di lingua inglese a fare causa comune con i loro fratelli di altre nazionalità e così costringere i padroni a cedere nella lotta.

I loro sforzi valsero a poco, e dopo poche settima­ne i padroni ricorsero all'antico sistema utilizzando la polizia per provocare conflitti e disordini. I picchetti furono assaliti, e donne, uomini e fanciulli bastonati senza pietà. Gli organizzatori vennero arrestati, accusati d'essere responsabili dei disordini apposita­mente provocati, e Legere e Bocchini si ebbero brevi condanne al carcere da un giurì di gente con pregiudizi.

Dopo un periodo di poche settimane i padroni furono forzati a fare delle concessioni e lo sciopero terminò senza lasciare traccia di organizzazione.

Altri scioperi si svolsero durante quell'anno dì cui non abbiamo i dettagli completi perché non inviati all'ufficio generale.

Un riassunto delle lotte del 1912 ci dimostra che l'organizzazione spese in quell'anno per l'appoggio e sollievo di lavoratori in sciopero la somma di $101.504.05; il totale degli scioperanti che presero parte  nelle lotte del 1912 raggiunge la cifra di 75.152, e questi scioperi ebbero una duratura com­plessiva di 74 settimane. Il numero degli arrestati fu 1.448; dei condannati 577.

SCIOPERI DEL 1913

Strascico dello sciopero di Lawrence fu il grande processo a carico di Ettor, Giovannitti e Caruso, accusati dell'omicidio d'una giovane scioperante uc­cisa dalla polizia. Il processo fu accanitamente con­teso da parte dei padroni che cercavano di troncare sulla forca l'esistenza di questi coraggiosi protago­nisti della libertà operaia.

In questo caso, però, i padroni subirono la disfatta. Il  processo terminò con la trionfante vittoria dei nostri compagni.

Siccome i padroni delle segherie di Merryville, La., licenziavano gli operai che testimoniarono a favore di A. L. Emerson, la locale dei Lavoratori del Le­gname dichiarò lo sciopero per costringere i padroni a riprendere questi operai. Lo sciopero fu accompa­gnato dalle solite violenze da parte degli sgherri degli schiavisti del Sud.

I lavoratori furono sfrattati dalle loro case da orde di teppisti assoldati dalle compagnie, il loro commis­sariato fu razziato e l'unione fu completamente distrutta, dopo una lotta accanita.

I lavoratori dell'industria della gomma di Akron, Ohio, proclamarono lo sciopero in numero di 22.000, onde forzare le compagnie a concedere migliori con­dizioni per bilanciare l'effetto del nuovo macchinario ed i nuovi sistemi tecnici di efficienza che si ap­plicavano allora in quella industria. Dopo una lotta di sette settimane gli scioperanti rimasero completa­mente sconfitti.

In seguito al grande sciopero di Lawrence, i lavoratori delle seterie di Patorson, Summit, e Philadelphia, in numero di oltre cinquantamila dichiara­rono lo sciopero sotto la bandiera dell'I.W.W.

Lo sciopero fu caratterizzato dall'intensa brutalità della polizia, specialmente nella città di Paterson. Ogni supposto diritto dei lavoratori fu calpestato; si negarono le sale agli scioperanti; i picchetti fu­rono assaliti e gli arrestati si contarono a centinaia. La fame finalmente costrinse gli operai ad accettare un compromesso che gli concedeva la giornata di nove ore ed  un piccolo aumento di salario.

In quella lotta, come nell'altra di Lawrence, l'u­nione dei tessitori aderente, all'A.F. of L., attra­verso il suo presidente John Golden, si mise al servizio dei padroni delle seterie.

A Detroit, Mich., ottomila operai delle fabbriche di automobili dichiararono lo sciopero senza orga­nizzazione chiedendo aumenti di paga e migliori con­dizioni di lavoro. Alla fine dì una settimana di sciopero, gli operai tornarono alle fabbriche senza avere ottenuto nulla.

Gli scaricatori dei porti di Duluth e Superior, tentarono organizzarsi, ed i padroni provocarono uno sciopero licenziando tutti gli organizzati. Lo sciopero fu perso e l'unione distrutta.

Mille lavoratori delle officine meccaniche di Toledo, Ohio, ottennero le loro richieste dopo un breve sciopero.

Gli operai della Avery Agricultural Implement Company di Peoria, Ill., scesero in sciopero in numero di 500 per aumentare i loro salari. Dopo una setti­mana i picchetti furono arrestati e la sala dell'unione chiusa per ordine dei capitalisti della città. Lo sciopero fu perso.

La Utah Construction Compainy, una ditta di co­struzioni ferroviarie, finanziata dai Mormoni, tentò di spremere ancora più profitti dagli schiavi nei lavori di Tusker, Utah. I lavoratori si appellarono al locale di Salt Lake City, ed impegnarono una breve ma accanita lotta; gli operai ottennero qualche mi­glioramento, senza che si riuscisse a stabilire una organizzazione.

Il grande centro industriale di Pittsburg, Penn. fu la scena di molti scioperi in varie industrie. I sigarai, siderurgici, lavoratori dell'alluminio, e gli impiegati dei negozi scioperarono in varie occasioni. Questi scioperi non riuscirono a costituire un'organizzazione né a portare dei miglioramenti agli operai.

Gli scaricatori del porto di Philadelphia, disgustati dai tradimenti della Internazionale dell'A.F. of L., si distaccarono da essa per aderire all'I.W.W. Dopo un breve sciopero, gli "stevedores" furono costretti a concedere le richieste degli operai, che sin d'allora hanno mantenuto il controllo unionistico in quel porto.

Mille operai delle raffinerie di zucchero sciopera­rono a Philadelphia, ma senza riuscire a mantenere l'organizzazione.

Certi muratori e manovali di Philadelphia riusci­rono a vincere in un breve sciopero come membri dell'I.W.W., senza mantenere l'organizzazione. Così accadde anche per i lavoratori  dei ristoranti.

I lavoratori del vestiario di Baltimore, Md., furono sconfitti in uno sciopero di quattordici settimane per il fatto che l'unione dell'A.F. of L. fornì dei cru­miri ai padroni.

Gli operai della ditta Draper, a Hopedale e Milford, Mass., si ribellarono contro i bassi salari ed il lungo orario, ma furono abbattuti nel loro sciopero.

I tessitori di Ipswich, Mass., dichiararono sciopero per un aumento di salario e la restituzione delle somme trattenute dalle compagnie perché essi avevano scioperato senza dare due settimane di avviso ai padroni. Lo sciopero ebbe per risultato l'aumento dei salari dal 5 al 15 percento ed il ritorno agli operai della somma di $ 60,000.00.

Diecimila barbieri a New York proclamarono lo sciopero e vinsero dopo una breve lotta. L'organizza­zione, però, si disintegrò gradualmente e sparì dopo poco tempo.

Gli scaricatori del porto di New Orleans combat­terono una lotta accanita come membri della Unione Industriale dei Trasporti Marittimi, ma furono co­stretti a cedere senza ottenere nulla.

I boscaiuoli di Marshfield, Ore., Missoula, Mont., ed il distretto di Puget Sound, impegnarono varie lotte che risultarono in sconfitte o compromessi per la mancanza di un'organizzazione efficiente e coordinatrice, che avrebbe potuto estendere il movimento per l'intera industria.

Duemila trecento raccoglitori del luppolo della Durst Ranch, a Wheatland, Cal., scioperarono contro le condizioni inumane che lì prevalevano. Successe un conflitto in cui certi agenti della legge (deputy sheriffs) spararono contro una folla di scioperanti, uomini, donne e ragazzi. Parecchi scioperanti e "sheriffs" rimasero uccisi. Ne seguì il famigerato processo a carico dei due operai: Ford e Suhr, che furono condannati al  carcere perpetuo.

I boscaiuoli del distretto di Grays Harbor sciope­rarono in numero di 5000 per ottenere la giornata di otto ore e condizioni sanitarie nei campi. Lo scio­pero non riuscì a stabilire queste condizioni dap­pertutto, ma certi campi migliorarono il loro an­damento in seguito allo sciopero.

SCIOPERI DEL 1916

I minatori del ferro del Mesaba, che sostennero uno sciopero con entusiasmo ed eroismo furono bat­tuti e vari operai e "sheriffs" rimasero uccisi e fe­riti.

Come sempre accade, gli operai in sciopero furono le vittime degli sgherri padronali e gli organizzatori e scioperanti attivi vennero accusati dei delitti.

I lavoratori delle raffinerie di zucchero di Philadelphia fecero e persero di nuovo uno sciopero in cui un operaio fu ucciso e parecchi feriti dagli assal­ti della polizia alle linee dei picchetti.

A Everett scoppiò lo sciopero dei lavoratori delle segherie organizzati nell'A.F. of L. Gli scioperanti chiesero oratori all'I.W.W. per aiutarli nella lotta. Quando l'I.W.W. acconsentì alla richiesta, le au­torità tentarono di deportare tutti i suoi membri da quelle contrade.

Le tattiche usuali dei "Vigilantes" del West furono impiegate. I membri venivano arrestati per nessun delitto ed incarcerati. Di notte, i gruppi di "sheriffs" armati, li consegnavano alle folle di borghesi che li maltrattavano ed anche uccidevano.

Per porre termine a questo stato di cose attraverso un lavoro di pubblicità in quelle regioni, l'I.W.W. decise di tenere un comizio sulle pubbliche vie di Everett. Fu noleggiato un battello nella città di Seattle, Wash., e carico di volontari si recò a Everett. Al suo arrivo, uno "sheriff" ubriaco seguito da una turba di "gun men" presero a fucilate i lavoratori che volevano sbarcare. Vi furono sette morti e molti feriti.

Settantaquattro membri dell'I.W.W. furono arre­stati e accusati del crimine commesso dai "sheriffs". Il verdetto nel processo del primo accusato, il compagno George Tracy, fu "Not Guilty" e gli altri 73 sotto accusa, furono rilasciati in libertà. Nessuno dei "sheriffs" fu mai chiamato a rispondere delle sue gesta micidiali.

SCIOPERI  DEL 1917

L'anno 1917 segnò l'entrata degli Stati Uniti in guerra, e per conseguenza inevitabile, la borghesia commerciale cadde in una orgia di speculazione e di profitti. I prezzi delle materie di prima necessità per il popolo aumentavano spaventosamente, nuovi milionari si creavano da un giorno all'altro, ma le sorti dei lavoratori disorganizzati delle industrie basiche peggioravano continuamente.

Per  conseguenza di questa situazione disastrosa, i lavoratori delle miniere di rame e dell'industria del legname del Nortwest e del Southwest incomincia­rono ad organizzarsi e chiedere una parte della gran­de ricchezza creata dalle loro braccia.

Ne seguirono gli scioperi grandiosi dei minatori del rame di Bisbee, Jerome, Globe e Miami, Arizona, e Butte, Montana, e lo sciopero generale dei lavo­ratori del legname degli stati Washington, Oregon, Idaho e Montana.

I lavoratori di queste industrie scesero in lotta a migliaia onde ottenere un ricompenso per il loro duro lavoro commensurabile con gli sforzi straordinari che si esigevano da loro onde far fronte alle necessità industriali dello stato di guerra.

Ma i pescicani dell'industria non tardarono a sfrut­tare le condizioni eccezionali create dalla guerra, allo scopo di proteggere i loro profitti e tenere sog­giogati i lavoratori.

Ad ogni tentativo da parte degli operai di organiz­zarsi per chiedere aumenti di talari e migliori condizioni veniva lanciata l'accusa che si complottava in favore della Germania e ad ostacolare la condotta della guerra da parte del governo.

A Jerome, Arizona, gli organizzatori e membri dell'I.W.W. furono deportati dagli sgherri delle com­pagnie mascherate di patriottismo.

Uno "sheriff" al servizio delle compagnie di Bisbee, alla testa di 2500 mercenari e "gun men" importati deportò dalle loro case 1200 scioperanti e loro simpa­tizzanti, dopo di avere ucciso un uomo che tentava difendere il suo domicilio contro la violazione ille­gale dei suoi più elementari diritti.

Butte, Montana, ha visto l'atto culminante delle in­famie: l'assassinio codardo di Frank Little, membro della Commisione Esecutiva dell'I.W.W., compiuto da sfruttatori infami mascherati di patriottismo. Little fu rapito, mentre era invalido ed inabile a di­fendersi, e nell'oscurità della notte fu trascinato per una lunga distanza dietro un'automobile e poi impic­cato ad un ponte ferroviario.

Malgrado questo regno del terrore, che non ha paragone nella storia di questa nazione, i boscaiuoli riuscirono a stabilire la giornata di otto ore, aumenti dei salari e migliori condizioni sanitarie nei campi del Nordwest.

I minatori del rame malgrado il fatto che la loro organizzazione fu scossa e resa quasi ineffettiva, costrinsero i padroni ad aumentare le paghe e mi­gliorare le condizioni nelle bolgie infernali dove si estrae quel minerale.

Siccome i metodi terroristici non servirono a di­struggere l'I.W.W. i padroni si rivolsero al governo asservito ai loro voleri con un nuovo piano mirante alla soppressione dell'organizzazione. Gli uffici delle Unioni Industriali, dei "Branches" locali, e dell'organizzazione generale furono invasi e saccheggiati ripetutamente. I documenti, registri, suppellettili e la letteratura dell'organizzazione furono illegalmente sequestrati ed in certi casi distrutti dagli agenti go­vernativi.

Una giuria della città di Chicago, Ill., formulò un atto d'accusa contro 166 ufficiali dell'organizzazione, incriminandoli di sedizione e cospirazione contro il governo.

Nel processo burletta che seguì di fronte ad un giudice venduto anima e corpo alle compagnie ed inverniciato di patriottismo, una giuria scelta ed am­maestrata per l'occasione trovò colpevoli 98 degli accusati, e 93 di essi furono sentenziati al carcere, da uno a venti anni.

Ma malgrado tutte le persecuzioni l'I.W.W. vive ancora e va lentamente costruendo l'organizzazione che spezzerà le catene della schiavitù che subisce la classe lavoratrice, e renderà questo mondo degno do­micilio per gli uomini liberi del futuro.

Lotte per la libertà di parola

La città di San Diego, Cal., fu la scena d'una lotta accanita e brutale per la libertà di parola, in cui parteciparono gli I.W.W. ed il locale del par­tito socialista. Nella lotta due membri dell'I.W.W. persero la loro vita, cadendo vittime della brutalità poliziesca. La lotta non fu coronata da successo.

Vi furono anche delle lotte per il diritto di riu­nione e di parola a Denver, Sioux City, Kansas City, Omaha e Des Moines, ove i lavoratori riuscirono a conservare quel loro diritto cosi sovente conte­stato dalla borghesia invadente e liberticida.

L'I.W.W. attualmente (primo Gennaio, 1921) è divisa in sei Dipartimenti e 29 Unioni Industriali, delle quali solamente le seguenti hanno un numero ri­levante di aderenti:

Agricoltori  ...................................   Unione 110

Boscaiuoli   ...................................         "     120

Minatori di Metalli........................        "     210

Minatori di Carbone.....................         "     220

Costruttori   ......................................... "     310

Tessitori  .......................................         "     410

Metallurgici   ....................................... "     440

Lavoratori del Vitto  ............................ "     460

Lavoratori del mare............................. "     510

Ferrovieri    .......................................... "     520

 

Le altre Unioni Industriali sono ancora in forma embrionale e sono gestite temporaneamente da un segretario solo, finché non avranno raggiunto la forza necessaria per stabilire e mantenere le rispet­tive  amministrazioni.

La grande maggioranza dei membri dell'I.W.W. oggi derivano dalla mano d'opera inesperta. Molti di essi sono dei lavoratori migratori che viaggiano da un luogo all'altro secondo le varie stagioni di lavoro, e talvolta sono costretti a troncare le loro relazioni con l'organizzazione per mesi alla volta. I membri dell'I.W.W. attualmente ammontano a circa 100.000, senza contare i morosi e quelli che temporaneamente si allontanano dall'organizzazione. L'I.W.W. ha però nella sua breve esistenza elargito più di 600.000 tessere, e molti lavoratori hanno ancora nel cuore le reminiscenze delle lotte eroiche combattute sotto le sue bandiere.

L'abitudine comune di esagerare il numero di aderenti dell'I.W.W. non incontra la nostra approvazione, poiché la classe nostra deve sempre risolvere i suoi problemi in base alla realtà senza illusioni di sorta. È assolutamente necessario, per potere es­sa misurare correttamente le sue forze di fronte ad ogni intrapresa che si presenta.

Come si vede, questa organizzazione ha avuto nel passato una esistenza piena di lotte continue, molte di carattere interno e provocate da vari elementi ispirati da motivi divergenti. Il suo futuro vedrà lotte ancora più aspre, e noi non vogliamo che sia diver­samente. Anche le lotte interne esisteranno nel fu­turo come nel passato. La classe dominante sa be­nissimo che la migliore tattica per demoralizzare gli organismi proletari rivoluzionari è quella di te­nerli occupati con delle risse interne.

Man mano che gli operai acquisteranno esperienza attraverso il contatto pratico con i loro problemi di classe essi impareranno a conoscersi e tollerarsi a vicenda e le quistioni interne spariranno. Allora fal­lirà anche questa arma della borghesia, poiché i lavoratori non si lasceranno più dividere nel campo ove sono coinvolti i loro interessi di classe.

Il futuro è dell'I.W.W.; l'artigianato è già cosa del passato e la produzione meccanizzata rende la mano d'opera inesperta il fattore essenziale nella produzione moderna. I lavoratori non possono più agire in piccoli gruppi con successo; essi debbono organizzarsi ed agire sulle linee di classe.

Noi intravediamo già il giorno in cui il proletaria­to organizzato del mondo deciderà nelle sue Unioni le sue condizioni di vita ed i destini dell'umanità intera.

Manifesto dell'unione industriale

Pubblicato in occasione del Congresso degli Unionisti Industriali a Chicago, 2, 3 e 4 Gennaio, 1905.

Le relazioni e gli aggruppamenti sociali non sono che il riflesso delle condizioni meccanico-industriali. I grandi fatti della presente industria sono il dislocamento dell'intelligenza umana che viene rimpiaz­zata dallo sviluppo del macchinario e l'aumento della potenza capitalista attraverso la concentrazione ed il possedimento degli strumenti che producono e di­stribuiscono  la  ricchezza.

Per causa di questi fatti le divisioni di categoria e di mestiere fra i lavoratori e le competizioni fra capitalisti disappaiono entrambi. La divisione di classe aumenta e con questo si sviluppa sempre più anche l'antagonismo di classe. Le distinzioni di ca­tegoria spariscono nella generale schiavitù alle mac­chine cui i lavoratori attendono. Nuove macchine prendono continuamente il posto di quelle meno per­fezionate e poco produttive e queste gettano sul lastrico intere categorie di operai, privandoli di un mezzo per guadagnarsi il pane. Come l'uso della forza e dell'intelligenza umana vengono eliminate dal progresso del meccanismo, i capitalisti hanno bi­sogno semplicemente per un brevissimo periodo dei muscoli dei lavoratori, finché questi sono sobri e pie­ni di virilità. Non appena un lavoratore non offre più il massimo dei profitti verrà buttato fra i ferri vecchi, fra le cose spremute, a morire di fame nello stesso modo che le macchine vecchie vengono scar­tate e divorate dalla ruggine. Una linea che indica la morte è stata disegnata, il limite di età stabi­lito attraverso il quale in questo mondo di oppor­tunità monopolizzate, si incorre inevitabilmente la condanna alla morte industriale.

Il lavoratore, completamente separato dalla terra e dagli strumenti di lavoro, con le sue capacita rese inutili, si disperde fra la moltitudine degli schiavi salariati. Egli vede la sua forza di resistenza troncata dalle divisioni di classe perpetuate da epoche sorpas­sate di sviluppo industriale. Il suo salario diminuirà costantemente mentre le sue ore di lavoro aumen­teranno ed i prezzi dei generi alimentari monopoliz­zati saliranno sempre più. Spostati da un luogo al­l'altro dalle richieste delle sanguisughe padronali, i lavoratori non hanno più dimora. In queste mise­rabili condizioni, in cui è costretto a vivere, il lavo­ratore deve accettare, umiliato, le imposizioni del suo padrone. Egli vien sottoposto ad un esame fisico ed intellettuale, più di quanto lo era lo schiavo di un tempo quando veniva condotto al mercato per ven­derlo. I lavoratori non saranno più a lungo classi­ficati e compensati secondo la loro abilità, ma secondo la macchina a cui sono addetti. Dette divisioni, lungi dal rappresentare le differenze di abilità o d'interessi fra i lavoratori, sono imposte dai padroni dimodoché gli operai possano essere mes­si gli uni contro gli altri per suscitare gli odii nella fabbrica, rendendo debole la resistenza contro la tirannia capitalista con delle distinzioni artificiali.

Mentre incoraggiano l'aumento delle divisioni fra i lavoratori i capitalisti furbescamente si adattano fra di loro alle nuove condizioni. Essi eliminano qualsiasi diversità fra loro e presentano un fronte unico di guerra contro i lavoratori. A mezzo delle associazioni padronali, loro cercano di schiacciare colla forza bru­ta, ingiunzioni e azione militare, ogni nobile resisten­za. E quando altri metodi sembrano loro più pro­fittevoli, nascondono i loro pugnali sotto il manto della Civic Federation per colpire e turlupinare me­glio coloro che vogliono soggiogare e sfruttare. Il successo di ambedue i metodi dipende dalla cecità e dai dissidi interni della classe lavoratrice. La linea di battaglia ed i metodi della guerra padronale corrispondono alla solidarietà ed alla concentrazione meccanica ed industriale, mentre i lavoratori sotto­divisi in categorie non fanno altro che spezzare il loro fronte, Le lotte del passato possono insegnar­ci qualche cosa in questo riguardo. I lavoratori tes­sili di Lowell, Philadelphia e Fall River; i macel­lai di Chicago, dimostrano che le loro forze sono in disintegrazione per causa delle sottodivisioni di categoria; i macchinisti della Santa Fé non usu­fruiscono della solidarietà dei loro compagni di lavoro soggetti allo stesso padrone; la lunghissima lotta dei minatori del Colorado crollò per mancan­za di unità e di solidarietà sul campo di battaglia industriale; tutti possono testimoniare sull'impotenza della classe lavoratrice com'è organizzata at­tualmente.

Questo sistema corrotto non offre nessuna speranza di miglioramento e di adattamento. Non vi è nessuna verga d'argento che appare rilucente in mezzo alle nubi oscure della disperazione che pesa­no sopra  il  mondo  del  lavoro.

Questo sistema offre semplicemente una lotta per­petua mirante a migliorare lievemente la schiavitù del salario.

La lotta nostra mira a stabilire una democrazia in­dustriale ove non vi sia più nessun sfruttamento dell'uomo sull'uomo, rendendo i lavoratori padroni delle macchine che operano e padroni del frutto che ricavano da esse per gioire e godere tutti i bene­fici della vita.

Il trade-unionismo allontana la possibilità dell'e­mancipazione operaia e vieta ogni movimento com­patto diretto contro la prepotenza del capitalismo.

Uomini unionisti tradiscono e fanno i crumiri con­tro altri operai unionisti, rafforzando la posizione dei padroni e minando quella dei lavoratori.

La gelosia, fra le varie unioni, mena alla crea­zione   dei   monopolii   di   mestiere.

Le tasse d'ammissione sono proibitive inducendo i lavoratori a compiere atti di crumiraggio anche contro la loro volontà. Gli operai che per certe circostanze, anche di lavoro, cercano di trasferirsi in altre unioni vengono multati con nuove tasse d'am­missione.

Il trade-unionismo è la causa dell'ignoranza politica fra i lavoratori, poiché li divide nella fabbrica, nella miniera e nella fattoria, ed alle urne.

Il trade-unionismo può ed è stato usato per sta­bilire monopolii ed aumentare i prezzi. Un gruppo di  lavoratori vengono usati per imporre condizioni peggiori di vita sopra un'altro gruppo di lavoratori.

Il trade-unionismo toglie qualsiasi barlume di co­scienza di classe fra i lavoratori ed imprime in essi l'idea dell'armonia d'interessi fra sfruttatori e sfrut­tati. Esso permette e tollera i "leaders" corrotti dei lavoratori ad associarsi ai padroni nella Civic Federation ove si studiano i piani per perpetuare il capitalismo e per rendere permanente la schiavitù dei   lavoratori  attraverso  il   sistema  del   salario.

Gli sforzi che furono fatti precedentemente per migliorare le condizioni della classe lavoratrice, sono abortiti per il loro scopo limitato e per la loro azione sconnessa.

I disagi economici universali della classe lavora­trice possono essere sradicati dall'azione di un mo­vimento universale del proletariato. Ma un movi­mento simile sarà impossibile mentre le varie ca­tegorie di operai delle unioni di mestiere vengono a patti con i padroni, danneggiando altre categorie di operai della medesima industria, e mentre le energie dei lavoratori si sprecano nelle meschine lotte di giu­risdizione sindacale che servono solamente a fare gonfiare di  più gli ufficiali delle  Unioni.

Un movimento che possa ridare tutta la potenza ai lavoratori deve consistere di una grande unione industriale che abbracci tutte le industrie, che con­ceda autonomia localmente, autonomia industriale internazionalmente, e l'unità d'azione di tutta la clas­se lavoratrice in genere.

Essa deve essere basata sui principi della lot­ta di classe e la sua amministrazione generale deve esser condotta in armonia col concetto della inevitabi-lità dell'irrepressibile conflitto fra la classe capita­lista e la classe operaia.

Essa deve essere stabilita come organizzazione economica della classe lavoratrice, senza nessuna af­filiazione con i partiti politici.

Tutto il potere deve derivare dalla volontà dei membri.

Le amministrazioni locali, nazionali e generali, l'emblema, i bottoni, le carte di trasferimento, le tasse d'ammissione e le quote percentuali debbono essere uniformi ovunque.

Tutti i membri debbono aderire alla unione locale, nazionale o internazionale che controlla l'industria in cui essi lavorano, ma il trasferimento da un'unione all'altra, locale, nazionale o internazionale, deve es­sere facilitato universalmente.

I lavoratori provenienti da altre nazioni con le loro tessere unioniste in regola debbono essere am­messi gratuitamente a far parte dell'organizzazione.

L'amministrazione generale deve pubblicare un bollettino, ad intervalli, che illustri la tattica ed i principii dell'intera organizzazione e cercare di farlo giungere regolarmente ai membri delle varie in­dustrie.

Un Comitato Centrale di Difesa, ove tutti i membri debbono contribuire con quote uguali, deve essere stabilito e mantenuto.

Tutti i lavoratori, dunque, che accettano i princi­pii sopra descritti, il 27 Gennaio, 1905, si radune­ranno a Congresso in Chicago col proposito di for­mare una organizzazione economica della classe lavo­ratrice, uniformandosi ai principi delineati di questo manifesto.

Collettivo editoriale calusca - libreria Milano (1976 ?)