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Alla Piaggio di Pontedera nelle scorse settimane si è consumata una vertenza che ha visto contrapposti da un lato non solo gli apparati di Fim e Uilm, ma purtroppo anche quello della Fiom, e dall'altro la maggioranza della Rsu Fiom. Lo diciamo subito e senza mezzi termini: siamo stati e siamo al fianco dei delegati Rsu Fiom Piaggio contrari all'accordo perchè crediamo che abbiano ragione da vendere!

I termini della vertenza sono semplici quanto chiari. L'azienda, come spesso avviene in questi casi, ha chiesto l'apertura di una procedura di mobilità volontaria per permettere a 400 lavoratori (100 impiegati e 300 operai) di andare in pensione e potersi così liberare di manodopera qualificata e dunque costosa. Lo scontro tra apparati e Rsu Fiom non ha avuto questa come motivazione. Il problema non era quello di voler impedire a 400 lavoratori vicini alla pensioni di andarci anticipatamente. Le obiezioni riguardavano le conseguenze di questa scelta e il come affrontarle. Infatti secondo quando previsto da un accordo aziendale del 2009, quest'anno 230 part-time avrebbero dovuto essere convertiti in Full-Time.

A detta della stessa azienda, l'apertura della procedura di mobilità ha bloccato il rispetto di questo accordo. Infatti se mentre si apre una procedura di mobilità per alcuni si allunga l'orario di lavoro per altri si compie una palese fr ode nei confronti dell'INPS. Di conseguenza, questo blocco, oltre che una palese violazione degli accordi presi in passato per iscritto, significherà una riduzione di fatto del personale e quindi un aumento esponenziale dei carichi di lavoro e dello sfruttamento. Né più ne meno. Già dal novembre scorso l'azienda aveva in maniera arbitraria ed unilaterale aumentato i ritmi del 7-8%.

Ma la questione ancora più dirimente in tutta questa partita è il futuro del reparto delle meccaniche e di conseguenza dell'intero stabilimento. Da ormai diversi anni si sta assistendo (come già in altre aziende che producono ciclomotori) ad una costante riduzione dell'occupazione e della produzione delle meccaniche e ad uno speculare aumento dei motori e dei componenti provenienti dall'estero. In particolare dalla Cina. La maggioranza della Rsu, a ragione, rivendica da tempo di poter discutere di un vero e serio piano industriale che rilanci l'azienda, perchè è assolutamente chiaro che un'azienda che vede privarsi del reparto produttivo più importante e che rischia di restare una semplice azienda di montaggio ed assemblaggio è un'azienda destinata molto facilmente alla delocalizzazione o peggio alla chiusura.

Queste sono le sacrosante ragioni che hanno portato la maggioranza Rsu Fiom della Piaggio ad opporsi ad un accordo di tal genere.

Se non ci stupiamo della posizione filo aziendalista che come al solito hanno assunto Fim e Uilm, riteniamo di una gravità estrema che la Fiom a livello sia locale che nazionale abbia avvallato questo accordo contrapponendosi frontalmente e pubblicamente alla posizione assunta dalla stessa Rsu Fiom. Come ci si può contrapporre a centinaia di lavoratori in sciopero che in assemblee infuocate chiedevano che la Fiom non firmasse un accordo di tal genere? Di certo non può esserci coerenza in questo tipo di atteggiamento rispetto a quanto accade in Fiat. Ci si obietterà che in questo caso non vi è alcuna richiesta di limitazione al diritto di sciopero o di ledere altri diritti indisponibili. Ci pare però che le condizioni di lavoro e il futuro industriale di un'azienda siano questioni imprescindibili in vertenze come queste, oltre che essere anche parte non secondaria pure della vertenza in FIAT.

Ci si risponderà che c'è stato un referendum che a maggioranza (..e che maggioranza 60% si e 40% no!) ha ratificato quell'accordo. Intanto è bene ricordare che a Pomigliano per un 36% di NO, come Fiom avevamo giustamente proclamato la sconfitta di Fim e Uilm, o ce lo siamo già dimenticati? Inoltre in questa consultazione non si è manco raggiunto il quorum. Hanno votato appena in 1200 su 3400 aventi diritto. Ancor più triste è aver visto delegati di Fim e Uilm andar in giro a proclamare, schernendo la Fiom, che, su richiesta del nostro sindacato territoriale, stavano girando per le linee ad invitare i propri iscritti a votare SI ad un referendum che le loro organizzazioni non riconoscevano e non avevano promosso.

Non ci si può aggrappare a questa finta democrazia per giustificare una presa di posizione ingiustificabile ed incomprensibile. Non possiamo come Fiom fare da un lato una battaglia campale in Fiat e cedere al sindacalismo di bassa lega in altre aziende così importanti come la Piaggio, per altro contrapponendosi alla maggioranza della propria Rsu.

Paolo Brini

comitato centrale Fiom-Cgil

Link: Un accordo che non va

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Lavoratori,

non solo i contenuti dell’accordo sulla mobilità, ma l’intero percorso che ha portato alla sua firma solleva questioni sulla situazione sindacale in Piaggio che hanno conseguenze decisive su come si possono difendere realmente gli interessi dei lavoratori.

Ricordiamo che l’accordo significa ridurre l’occupazione, rinviare di almeno un altro anno la stabilizzazione dei part-time verticale e dei lavoratori precari (che peraltro nell’accordo non è nemmeno nominata) prevista dal contratto aziendale che scadrà quest’anno, finanziare la Piaggio con i soldi dell’INPS aggirando la legge.

Data anche la totale libertà della Piaggio di importare componenti e motori dall’Asia, il risultato sarà un disimpegno produttivo sulle "meccaniche" e sicuramente l’aumento dei ritmi di lavoro e della flessibilità, che la Piaggio pretenderà con il prossimo accordo aziendale.

Anche in questo accordo si conferma una politica sindacale di totale disponibilità alle richieste dell’azienda. Non si ricorda negli ultimi 15 anni un solo accordo che abbia messo al centro della trattativa le esigenze dei lavoratori, visto che non vengono interpellati prima.

Mentre la maggioranza della RSU FIOM ha espresso molto chiaramente la sua posizione contraria sia sui contenuti che sui metodi della trattativa, la FIOM provinciale e nazionale hanno giudicato l’accordo difensivo ma positivo e hanno voluto la consultazione dei lavoratori. Non si è trattato perciò di un referendum sull’accordo, tanto è vero che vincolava la sola FIOM, e il suo scopo era di fatto solo quello di legittimare la prosecuzione di una politica che, col pretesto dell’unità sindacale, ancora una volta cede alle pretese aziendali e mette i lavoratori di fronte al fatto compiuto; una linea che ha portato in 15 anni, a partire dal 1995, a dimezzare l’occupazione, ad intensificare i ritmi di lavoro, e a sottoscrivere un largo uso del lavoro precario.

Siamo certi che non siamo riusciti a far comprendere a tutti i lavoratori, e soprattutto a quelli che hanno partecipato alle iniziative di lotta e votato in assemblea una mozione che negava qualsiasi mandato a siglare l’accordo e diffidava di un referendum, quale fosse lo scopo reale e l’importanza della consultazione. Molti lavoratori non hanno votato perché hanno ritenuto una contraddizione partecipare, oppure per esprimere chiaramente il disgusto per referendum decisi negli anni passati dal voto plebiscitario degli impiegati, senza sufficienti garanzie di trasparenza e correttezza.

Diversi altri lavoratori che hanno partecipato agli scioperi, alla fine, e solo per timore, hanno votato spaventati da sciacalli che passavano sulle linee a dire che in caso di vittoria del no la Piaggio avrebbe mandato in mobilità i più giovani. Nonostante tutto questo, ben 438 operai hanno votato no, equamente divisi tra "meccaniche" e "2r" più una cinquantina della "3r", oltre a 24 impiegati che si sono mantenuti indipendenti dalla Piaggio.

I no al referendum, ma soprattutto gli scioperi e le assemblee che hanno rivendicato a sé la direzione della trattativa, dimostrano che esiste una grande forza operaia che ha affermato, anche nelle condizioni più difficili, la necessità di una pratica sindacale radicalmente diversa, di difesa inflessibile delle condizioni di lavoro e di rivendicazioni su ritmi di lavoro, livelli occupazionali, sviluppo delle "meccaniche", limitazione del lavoro precario, sicurezza e, certo non ultimi, aumenti salariali.

Noi delegati FIOM facciamo nostra questa volontà dei lavoratori, vogliamo rappresentarla in fabbrica e in tutte le sedi sindacali e riteniamo che le richieste contenute nella mozione approvata dall’assemblea definiscano già in sostanza una piattaforma da articolare e sostenere con la mobilitazione. Confermiamo per questo, come primo passo, lo sciopero della flessibilità e dello straordinario.

RSU FIOM PIAGGIO

[tratto da www.senzasoste.it]