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Ciò che ci proponiamo in questo breve testo non è nient'altro che tentare, in relazione allo scadere dei contratti di lavoro, un'analisi a proposito di quanto si sta producendo nei rapporti di forza tra le classi (o in quanto di esse resta), e dunque circa quello che è possibile aspettarsi per il prossimo futuro, ed un contributo per la riscoperta e la reinvenzione della teoria pratica della lotta di classe nei suoi termini moderni.

L'esigenza di una sempre maggiore comprensione della realtà del capitale, muove dalla coscienza dell'importanza del periodo storico che stiamo vivendo, fondamentale in relazione all'apparire della nuova critica rivoluzionaria che nasce sul cadavere del movimento operaio sconfitto internazionalmente nel periodo a cavallo fra le due guerre mondiali.

I concetti essenziali che abbiamo cercato di mettere in risalto si riferiscono innanzi tutto al riappropriamento di un punto di vista globale, di un punto di vista cioè che non consideri la situazione italiana (e quindi la scadenza oggettiva dei contratti, spunto iniziale del nostro lavoro) come a se stante, ma inquadrata piuttosto, e con un ruolo ben preciso, nelle linee di sviluppo del capitale mondiale. Fatta questa considerazione fondamentale, per riuscire a cogliere la situazione attuale, abbiamo considerato l'evoluzione dell'economia internazionale dal primo dopo-guerra fino ad oggi nei termini di un ciclo di sviluppo. Tale ciclo, che si basa sulla saldezza produttiva degli Stati Uniti e sulla sottomissione ad essi degli altri paesi a capitalismo avanzato, si sta chiaramente avviando ad una conclusione, dovuta in parte ad errori strategici del capitale americano ed in parte all'esaurimento delle possibilità produttive di una siffatta organizzazione.

Le possibilità rivoluzionarie che si aprono a questo punto sono lampanti nel momento in cui si intravede l'attuale momento come di profonda crisi di riproduzione del capitale, che non riesce a trovare i termini effettivi di un nuovo ciclo.

D'altra parte a questa situazione di impasse internazionale è strettamente legato l'apparire in tutte le zone geografiche di una nuova critica unitaria che non a caso fa la sua prima comparsa negli Stati Uniti con l'inizio degli anni '60 (rivolte degli studenti radicali, insurrezioni dei neri a Los Angeles e a Detroit), trovando subito un'eco adeguata nelle lotte anti-lavorative degli operai italiani, belgi e francesi, e nelle rivolte distruttive dei compagni della Zenga Kuren in Giappone.

La spontaneità organizzativa delle moderne rivolte proletarie attinge direttamente dalla realtà il proprio modo di esistere, si costituisce in scelta cosciente nella misura in cui libera la rabbia e la distruttività da sempre covate: non solo sul piano teorico, ma ancor più su quello pratico, le attuali esperienze rivoluzionarie sempre più dimostrano come il livello del moderno scontro di classe rifiuti ogni tipo di organizzazione separata o di "partito formale" in quanto momenti frenanti il processo rivoluzionario complessivo (dal concetto di partito=parte, a quello di totalità=tutto).

D'altra parte, realizzandosi il dominio del capitale sotto forma di organizzazione, potendo dunque scomparire come protagonista in prima persona dei rapporti fra gli uomini, ed ormai ogni forma di organizzazione prendendo sempre più i contorni del racket, è chiaro come tutto ciò che esiste al di fuori degli individui non possa che rientrare in questa categoria. Nella misura in cui si chiariscono sempre più i connotati antiburocratici della nascente critica rivoluzionaria, se ne possono altresì delineare i contenuti che esprimono chiaramente una nuova tensione comunitaria, un nuovo progetto di riunificazione della sfera del "privato" e del "pubblico", del "teorico" e del "pratico", del "politico" e del "quotidiano".

Mentre il movimento rivoluzionario mondiale sta dunque ponendo le basi per la risoluzione di problemi che sono finalmente suoi, crediamo di ravvisare anche in Italia le prime avvisaglie del "futuro ciclone", e crediamo di poterlo vedere nelle lotte anti-lavorative emerse dal periodo dello autunno caldo come nelle esplosioni di collera dei disadattati del Sud, nel continuo dilagare della nuova criminalità "spicciola" che si esprime al di fuori di ogni organizzazione rackettistica, come nel livello di critica della vita quotidiana che esprimono tutti coloro che rifiutano l'organizzazione della sopravvivenza iniziando a riorganizzarsi in modo soggettivo contro il capitale.

In questo senso riteniamo necessaria un'analisi che metta in risalto il livello di recupero che i sindacati e gli ideologi di ogni specie, in occasione delle scadenze contrattuali, stanno cercando di mettere in atto per arginare le previste esplosioni proletarie. D'altra parte, mentre risulta sempre più chiaro il significato di profonda razionalizzazione strutturale che i contratti vengono ad assumere dal punto di vista del capitale, risulta altresì evidente come il livello della critica rivoluzionaria non si presenti solo come volontà di provocare al "padrone" il maggior danno possibile, ma come investa il concetto stesso di contrattazione, che si presenta sempre più come la contrattazione che ognuno accetta di fare della propria vita. Un'ultima necessaria considerazione: la fase di controrivoluzione globale che sta attraversando l'Italia in questo ultimo periodo segue necessariamente l'attacco rivoluzionario che ha cominciato ad esprimersi da qualche anno. La contro-rivoluzione e la repressione violenta impediscono che appaia alla luce del giorno la tensione continua a livello dei reali rapporti di forza. Ma un'accumulazione di repressione, quando questa non può modificare i termini effettivi del movimento del proletariato, prelude ad una nuova fase di rivolte selvagge e di offensività più cosciente. Coglierne i termini presenti contribuisce a prevederne le caratteristiche future.

Da Comontismo - Edizioni - Milano