La chiusura della vertenza sindacale non ha affatto spento la coscienza e la volontà di lotta della classe operaia della Pirelli, e del resto i limiti enormi dell'accordo non hanno tardato a manifestarsi in modo palese a tutti. I sindacati gridano "Vittoria!" e si assumono la paternità delle conquiste. La CGIL riesce addirittura ad acquisire 1000 nuovi iscritti, 400 la CISL. Nessuno che abbia seguito da vicino la lotta può equivocare il significato di queste "tessere". Gli operai della Pirelli (e non sono gli unici) non rifiutano di per sé lo strumento sindacale, anzi, sono disposti a sostenerlo addirittura finanziariamente, coscienti che non è con l'astensionismo che si combatte la "linea sindacale". Gli operai della Pirelli riconoscono, ovviamente, la funzione tecnica del sindacato, sono ben decisi, per('), a togliere alle organizzazioni sindacali il potere decisionale finora esercitato, e proporsi loro, invece, come i gestori della lotta, dei suoi contenuti, dei modi in cui essa deve svolgersi, e delle mete cui deve approdare. Anche il PCI si sente in dovere di esultare e di assumere con disinvoltura la paternità della lotta in virtù, è vero, di qualche buffo giro di parole. Esemplare il numero speciale de "La Fabbrica" dedicato alla lotta della Pirelli: "Molte discussioni sono nate attorno alla presenza del partito nella fabbrica e sulla sua reale capacità egemonica nell'indirizzo "politico" della lotta. È certo che la t'orza del partito dovrà essere adeguata alla sua reale funzione, ma è altrettanto certo che la spinta verso la discussione prima, la conquista dopo, attorno alla necessità di nuovi strumenti di potere dei lavoratori è venuta in modo determinante dai comunisti (....). Ciò, molto spesso nel fuoco di una lotta lunga, complessa, con momenti del tutto nuovi come le assemblee operaie, non è sempre apparso alla luce del sole. Ma è illusorio pensare che senza la forza dei comunisti nella fabbrica, e quindi solo per virtù di interventi "taumaturgici" esterni, sarebbe stato possibile aprire le porte ad un salutare vento rinnovatore, capace di esaltare il ruolo decisivo, e da nessuno sostituibile, della classe operaia per la costruzione di una società senza padroni".
Finita la lotta, il CUB non ha certo smobilitato e nemmeno ha esultato della "vittoria" su Pirelli. I limiti dell'accordo sono chiari, e in un volantino del 15.1.69, il Comitato li indica sommariamente: "La firma dell'accordo ha portato ad un aumento orario sul cottimo di trentadue lire. Ma solo per chi produce al 100%. E chi non ce la fa? E i lavoratori a cottimo fisso? Quest'accordo incomincia ad essere vantaggioso a partire dall'80% di rendimento (tant'è vero che per un rendimento inferiore si tiene valida la vecchia busta paga) e le trentadue lire diventano così per Pirelli il mezzo per costringerci a mantenere i ritmi da lui stabiliti".
A fine gennaio un documento distribuito dalla CGIL con un confronto tra le vecchie e le nuove retribuzioni, mette la fabbrica a rumore: I'aumento sul cottimo si ha a partire dall'82Yc di rendimento, sono irrisori i vantaggi per i lavoratori a cottimo fisso. La CGIL si limita a commentare così: "Ciò è stato giudicato dai sindacati, nel concludere l'accordo, un limite di scarso rilievo, in quanto chi non arriva a produrre il 100% è in diritto di contestare la tabella". La superficialità (a dir poco) è davvero grossolana . In fabbrica la discussione sui ritmi di produzione e sul cottimo, se forse in qualche settore si era affievolita, riprende e si guarda all'esempio dato dal reparto confezioni, in cui gli operai non hanno smesso di produrre al ritmo deciso da loro, incuranti dei ritmi e delle minacce del padrone.
Quasi ogni giorno si registrano continue fermate contro tentativi di rappresaglia e su problemi specifici di reparto. È già avvenuto un incontro all'Assolombarda martedì 4 febbraio sul problema delle qualifiche. Si sta organizzando la lotta su qualifiche, orari e mensilità. I sindacati sono riusciti a far ritardare la ripresa della lotta di sette reparti, portando come giustificazione la necessità di concludere prima la trattativa sulla mutua aziendale e l'incontro sulle qualifiche . La lotta si prospetta dunque vicina; il clima nella fabbrica è esplosivo. Anche la partecipazione allo sciopero generale delle pensioni si prospetta non come partecipazione puramente dimostrativa, ma attiva. Il Comitato di Base, assieme al Movimento Studentesco e a gruppi di operai della Borletti e della Sit-Siemens, ha distribuito un volantino in cui rifiuta la logica "sindacale" del problema e ne prospetta una visione politica.
Le pensioni sono l'ultimo momento dello sfruttamento:
"Ecco perché il problema delle pensioni è strettamente legato alla condizione generale di sfruttamento dei lavoratori, ecco perché non possiamo accettare proposte che invece di unirci ci dividono maggiormente. Infatti l'aumento percentuale richiesto è negativo per i lavoratori. In primo luogo dal punto di vista economico, perché è sempre più avvantaggiato chi già prende di più (col 10% di aumento chi ha 30 avrà 3; chi ha già 300 avrà 30). In secondo luogo, dal punto di vista dell'unità della classe, le divisioni che già esistono tra i lavoratori vengono ancor più accentuate a tutto vantaggio dei padroni". Anche gli studenti lavoratori decidono di uscire dalla tacita accettazione del doppio sfruttamento in fabbrica e nella società. Si riuniscono, fanno un volantino per denunciare le condizioni del lavoratore studente, indicono un'assemblea e chiedono solidarietà a tutti gli operai della Pirelli in vista di una lotta sui loro problemi.
Per il CUB i problemi più urgenti ora sono di due tipi:
a) la strutturazione interna del CUB nella fabbrica e fuori. Avvicinare gli operai già sensibilizzati al discorso, chiarire discutere, approfondire insieme, portare nell'Università la discussione sul Comitato di Base, fare, assieme agli studenti più sensibili su questi problemi, una valutazione dell'esperienza politica della Pirelli.
b) approfondire e ampliare il discorso politico, nella prospettiva di un'unificazione delle lotte.
S'impone, infatti, ormai la necessità di un incontro che vada oltre al "confronto" di esperienze. Porto Marghera, la Saint Gobain, I'Alfa Romeo, I'Innocenti, la Philips, la Candy manifestano la comune esigenza di un collegamento continuo ed organico per il coordinamento delle lotte e per la creazione di una linea politica comune che si ponga in atteggiamento eversivo al sistema. I Comitati di Base possono essere lo strumento adatto allo scopo, ma c'è da tener ben presente che un comitato unitario di base non è uno strumento vuoto, che può esser riempito da chiunque e da qualunque contenuto. Tutti ora parlano di Comitati di Base e molti sono pronti ad assumerne la paternità, per "egemonizzare" dall'esterno la lotta in fabbrica. Il CUB s presenta invece come un'organizzazione delle forze anticapitalistiche che sorge dentro le masse, e non si pone fuori di esse con la funzione di egemonizzarle a livello organizzativo e dottrinario. Il CUB è lo strumento di espressione della coscienza politica e della volontà di lotta delle masse, e contemporaneamente è il mezzo per far crescere l'una e l'altra.