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Quello che segue è il testo originale della poesia di Belgrado Pedrini. Nella stesura del brano verranno poi omesse la quarta e l'ultima strofa.

Siamo la ciurma anemica
d'una galera infame
su cui ratta la morte
miete per lenta fame.

Mai orizzonti limpidi
schiude la nostra aurora
e sulla tolda squallida
urla la scolta ognora.

I nostri dì si involano
fra fetide carene
siam magri smunti schiavi
stretti in ferro catene.

Nessun nocchiero ardito,
sfida dei venti l'ira?
Pur sulla nave muda,
l'etere ognun sospira!

Sorge sul mar la luna
ruotan le stelle in cielo
ma sulle nostre luci
steso è un funereo velo.

Torme di schiavi adusti
chini a gemer sul remo
spezziam queste carene
o chini a remar morremo!

Cos'è gementi schiavi
questo remar remare?
Meglio morir tra' i flutti
sul biancheggiar del mare.

Remiam finché la nave
si schianti sui frangenti
alte bandier rossonere
fra il sibilar dei venti!

E sia pietosa coltrice
l'onda spumosa e ria
ma sorga un dì sui martiri
il sol dell'anarchia.

Su schiavi allarmi allarmi!
L'onda gorgoglia e sale
tuoni baleni e fulmini
sul galeon fatale.

Su schiavi allarmi allarmi!
Pugnam col braccio forte!
Giuriam giuriam giustizia!
O libertà o morte!

Falci del messidoro,
spighe ondeggianti al vento!
Voi siate i nostri labari,
nell'epico cimento!

Giuriam giuriam giustizia!
O libertà o morte!

Parole di Belgrado Pedrini
Musica di Paola Nicolazzi