Non sono passate nemmeno 48 ore dalle conclusioni del Comitato Centrale Fiom che ha deciso di non partecipare alla consultazione decisa dalla Cgil sull'intesa del 10 gennaio e di attenersi esclusivamente al voto dei metalmeccanici iscritti e non iscritti, che il fronte pare disgregarsi e la confusione regna sovrana. In diversi territori, laddove si stanno celebrando i congressi Fiom, si sottace o si omette ai delegati ed alle delegate il peso della scelta del Comitato Centrale o addirittura, come accaduto nel congresso Fiom Abruzzo, si nega l'evidenza della scelta Fiom di fare una propria consultazione. Il segretario Fiom di Chieti nella sua dichiarazione di voto contro un ordine del giorno sull'accordo del 10 gennaio che appunto sottolineava il non riconoscimento della consultazione decisa dalla Cgil il 26 febbraio, ha pensato bene di affermare che sarebbe del tutto falsa questa tesi e che la Fiom sta nella consultazione Cgil!!!
A Reggio Emilia il congresso provinciale della Cgil ha deciso che la consultazione sull'accordo per tutte le categorie, Fiom compresa, vedrà nelle assemblee due relatori a sostegno delle ragioni del si e di quelle del no. Una conquista ed un avanzamento rispetto a quanto deciso dal direttivo nazionale Cgil? Forse, tuttavia il punto non è in che forma si terrà la consultazione ma esattamente se la Fiom sta dentro o fuori la consultazione, se riconosce l'esito scontato a favore del si che verrà espresso dall'insieme delle categorie consultate o se, come deciso al Comitato centrale, si atterrà solo al voto dei meccanici, iscritti e non iscritti e si appresta quindi a non riconoscere e applicare l'accordo.
Non a caso la segretaria generale Susanna Camusso nel suo intervento al cc Fiom ha in conclusione posto una domanda perentoria a Landini: la consultazione Fiom si svolgerà su due urne, una per gli iscritti e una per gli altri lavoratori come accaduto sull'intesa del 28 giugno 2011 o in un'unica urna? Cioè la Fiom partecipa al voto esprimendo il massimo di contrarietà ma poi riconosce il voto generale e applica l'accordo o no? La sostanza della domanda posta tocca l'aspetto decisivo del cc del 3 marzo che pare sfuggire al corpo della Fiom. A questa domanda Landini ha risposto che la Fiom si sentirà vincolata esclusivamente al voto di tutti i lavoratori metalmeccanici espresso in un'unica urna. Ciò significa non rendere disponibile il dato del voto degli iscritti Fiom separatamente da quello complessivo. La conferma che questa è stata la scelta del comitato centrale viene dalla non partecipazione al voto dell'area camussiana in Fiom capeggiata da Gianni Venturi ed in particolare alla sua dichiarazione di voto:
"Non ci troviamo nelle condizione di condividere la proposta di modificare le modalità di consultazione fissate dal comitato direttivo della Cgil, avanzata oggi al Comitato centrale dal segretario generale della Fiom, Maurizio Landini. Infatti, se tale proposta venisse accolta ci si troverebbe nelle condizioni per cui le modalità fissate dalla Cgil varrebbero per tutte le Federazioni di categoria eccetto che per la Fiom. Il che potrebbe rendere non confrontabile il voto dei lavoratori metalmeccanici con quello dei loro compagni di altre categorie, azzerandone l'efficacia. Per questo motivo abbiamo deciso di non partecipare al voto sul dispositivo conclusivo dell'odierna sessione del Comitato centrale Fiom"
La scelta della Fiom di Reggio Emilia di stare, seppure in un quadro avanzato, dentro la consultazione a livello confederale pone seri interrogativi sulla tenuta di una linea che abbiamo sostenuto al cc del 3 marzo. L'abbiamo sostenuta proprio perché disobbedendo alle regole della consultazione Cgil ci si apprestava a dichiarare il non riconoscimento della consultazione Cgil ed il contrasto all'applicazione dell'accordo del 10 gennaio. Ora il rischio è che si produca una totale diversificazione di comportamenti delle diverse Fiom territoriali che avrebbe come unica e inevitabile conseguenza il mesto rientro nell'accettazione della consultazione Cgil. Non può e non deve accadere un nuovo 28 giugno. L'accordo del 10 gennaio è contro le libertà sindacali, il pluralismo sindacale, cancella il sindacalismo democratico e conflittuale. Non c'è gestione radicale che tenga. Non ci si può accontentare di una contrarietà formale. Chi ha costruito l'accordo non ha lasciato alcun margine che possa consentire alle singole categorie di impedire l'applicazione degli aspetti più deleteri. Alla Fiom, se non vuole soccombere al modello combattuto in Fiat, non resta che dichiarare la non applicazione dell'accordo con tutto quello che ciò comporta sul terreno della politica contrattuale e nel rapporto con la Confederazione. Una strada difficile ma obbligata.
Sergio Bellavita
[tratto da http://manifestino.blogspot.it]