Nota di Sergio Bellavita
La piattaforma che la maggioranza del gruppo dirigente della Fiom ha varato nei giorni scorsi non si può ridurre a luci e ombre. Sarebbe una grave e complice sottovalutazione della portata dell'impianto di questa pretesa "innovazione".
In primo luogo, l'adesione ai contenuti ed allo spirito del Testo Unico del 10 gennaio è totale. Dagli aspetti derogatori del Ccnl declinati attraverso la disponibilità al rinvio a livello aziendale di materie intere, sino alla richiesta di contrattualizzare forme di prevenzione e limitazione del conflitto con le cosiddette "clausole di raffreddamento" secondo le quali prima di scioperare occorre rispettare un percorso di confronto tra azienda e rsu. Un modo per ledere l'efficacia dello sciopero, di lotte che molto spesso sono spontanee.
Già nel 2011, sbagliando, la piattaforma per il rinnovo del ccnl offrì questa disponibilità, senza peraltro ottenere risposte, pensando così di costruire una possibile alternativa negoziata al modello Marchionne di esigibilità degli accordi che impedivano le lotte. Riproporla oggi, nel pieno dell'attacco del governo ai diritti sindacali comporta il venir meno ad una sacrosanta battaglia in difesa del diritto di sciopero senza limiti e accogliere la pretesa di estendere al privato la disastrosa legislazione antisciopero del pubblico impiego.
L'adesione alla sanità integrativa è forse uno degli aspetti più gravi della nuova linea Fiom. Certo giunge dopo anni di progressiva adesione nella contrattazione al ruolo crescente della bilateralità e del cosiddetto mutualismo a tutto vantaggio dei profitti delle grandi assicurazioni, ma il salto è poderoso. Dopo aver giustamente criticato Meta Salute di Fim e Uilm, si aderisce all'idea di un fondo di sanità integrativa ben sapendo che il proliferare di questi strumenti accompagna e sostiene il processo di liquidazione della sanità pubblica.
Le stesse richieste salariali, solo del primo anno, appaiono costruite nel quadro delle compatibilità date anche e soprattutto alla luce della conclusione contrattuale dei chimici. Per alcuni mesi il gruppo dirigente della Cgil si è cimentato con la sua incapacità di costruire politiche rivendicative all'epoca della deflazione. Il risultato è il contratto dei chimici: restituzione a posteriori di parte del salario già conquistato negli anni passati e erogazione annua, non contrattazione, dello scostamento inflativo a perdere. La proposta della piattaforma Fiom di contrattazione annua del salario non appare in aperto contrasto con il modello chimici considerato inoltre che si rimettono alla contrattazione, restituendoli, i 485 euro dell'elemento perequativo che vanno a tutti i lavoratori, e non sono pochi, che non hanno altro che i minimi contrattuali.
Con questa piattaforma la Fiom rientra nell'alveo delle pratiche contrattuali di tutte le altre categorie di Cgil Cisl Uil. Certo dovrà superare lo scoglio durissimo di un padronato che non si accontenterà delle sue disponibilità e dovrà superare le resistenze di Fim e Uilm smaniose di far pagare un prezzo altissimo al rientro nel contratto nazionale. Tuttavia delle grandi battaglie in difesa del contratto nazionale, delle lotte per la dignità del lavoro non c'è più nulla. La responsabilità è in primo luogo della Cgil che ha sostenuto nella il modello Marchionne a Pomigliano estendendolo poi a tutto il mondo del lavoro con l'accordo del 10 gennaio 2014. La Fiom ci ha provato anche contro la Cgil e questo va riconosciuto. L'errore più grande del gruppo dirigente Fiom è quello di negare questa realtà aderendo così ad essa. Quel che resta del contratto nazionale rischia di servire solo alle burocrazie sindacali e a quelle di Confindustria con la bilateralità e le quote di servizio, più che ai bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori.
Servirebbe una linea contrattuale di ricostruzione del contratto nazionale attraverso una contrattazione aziendale rigorosamente improntata alla riaffermazione di salario, orario e diritti in un'ottica unificante e solidale. Rompendo con i dettami del testo unico del 10 gennaio, grazie al quale la Fiom riconquista la titolarità contrattuale ma in un quadro corporativo di liquidazione dei diritti e delle libertà sindacali.
[tratto da http://sindacatounaltracosa.org]