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Sergio Bellavita.

Spera nella divisione sindacale il governo francese per imporre quella sorta di Jobs Act d'oltralpe, con lo stesso portato di precarietà, di cancellazione di tutele dal licenziamento, di ricattabilità del mondo del lavoro. Il ministro del lavoro Myriam el Khomri del governo socialista di Valls propone piccole modifiche, finte aperture. Per ora tuttavia si deve misurare con un nuovo sciopero generale che non sembra risentire affatto di alcune parziali defezioni del panorama sindacale francese dopo la prima mobilitazione del 9 marzo scorso. Nessun quotidiano è oggi nelle edicole francesi. Si sono registrati oltre 400 km di code ai caselli autostradali di ingresso a Parigi. I trasporti aerei sono paralizzati già dalla prima mattina con percentuali di voli cancellati che oscillano dal 25% al 30%. Non sono da meno i portuali del nord della Francia che hanno bloccato due importanti attracchi.

Anche i trasporti ferroviari e quelli cittadini dichiarano percentuali alte di adesione e fortissimi disagi. Chiuse le scuole superiori, sono previste oltre 200 manifestazioni in tutto il paese. La più imponente sarà a Parigi e sta per iniziare proprio mentre scriviamo. Si tratterà di capire come ha risposto complessivamente il mondo del lavoro ma quel che è certo è che lo sciopero è un no enorme ad austerità e stato di eccezione permanente. Quello stato promulgato con il terrore dello scorso 13 novembre, fatto di sospensione di garanzie democratiche e di libertà in nome della sicurezza che è direttamente contro le lotte sociali. Una grande giornata di lotta quindi in un paese che dimostra così di non essere, forse, perso definitivamente dietro alla xenofobia ed al nazionalismo del Front National della Le Pen. Se il governo dovesse essere sconfitto, e non sarebbe la prima volta in quel paese, non saremmo solo davanti ad una bella vittoria per i lavoratori francesi ma ad un evento di indubbio valore generale per i movimenti sociali di tutta Europa.

[tratto da http://sindacatounaltracosa.org]