Con questo titolo l'Unità del 17-2-54, commenta la morte di un operaio dell'O.M., deceduto sotto i colpi delle forze di repressione borghese. Ma c'è da chiedersi: responsabilità di chi? Del governo Scelba, afferma perentoriamente l'estensore dell'articolo in questione e, aggiunge, della borghesia italica. E perché, aggiungiamo noi, non anche dell' "opposizione parlamentare" di Sua Maestà la repubblica?
Che il capitalismo usi la violenza, se necessario, contro gli operai, che gli operai cadano nella lotta contro il capitalismo che difende la propria conservazione è un fatto normale della dinamica della lotta fra le classi, che viene a confermare l'analisi marxista della società borghese. È un fatto necessario anche se doloroso.
Ma, dato che si parla di responsabilità, ci si deve domandare: come è indirizzata questa lotta? Verso quali scopi? Per quale fine?
Per poter rimettere le commissioni interne a collaborare con le direzioni aziendali. Ecco la risposta. Ed è perciò che a questa ristretta, misera e fallimentare prospettiva non può che corrispondere un'impostazione di lotta fallimentare.
Questa pestifera teoria ordinovista, che sostituisce la commissione interna al Partito di classe, che parte dalla concezione della commissione interna come organismo di attacco della lotta di classe, intorno a cui si enuclea il proletariato rivoluzionario, passa per le commissioni interne come organismo di difesa degli interessi operai e arriva alle commissioni interne come trait d'union, come organo di collaborazione tra capitalisti e salariati all'interno dell'azienda.
Una teoria, falsa in partenza, deve essere ancora più falsa in arrivo: da un organismo che si pretende per la lotta di classe, in partenza, allo stesso organismo che è per la collaborazione di classe in arrivo. Parabola discendente, degenerante, che riflette il moto di un partito scivolato nel letamaio parlamentare. Chi nasce uccello da palude non può diventare aquila anche se con la fantasia lo può credere.
E intanto un altro anonimo combattente del proletariato è caduto – inutilmente – dobbiamo dire? Forse, anche se ne dubitiamo.
Ad ogni modo ecco i fatti. La direzione dell'O.M. mette la commissione interna in pensione, o, per meglio dire, non la scioglie, la manda a lavorare. Questo vuol dire, semplicemente, che la C.I. ha svolto il suo compito di addormentamento del proletariato, allo stato attuale delle cose, fino in fondo, ed è stata stipendiata per questo. Oggi riceve il benservito destinato al servo sciocco che non serve più; forse domani sarà richiamata per svolgere il medesimo compito di ieri con le stesse persone o con altre, non ci interessa.
Quel che non si vuol capire è che tutto ciò obbedisce alla stessa dinamica di conservazione che l'altro ieri ha messo in pensione la democrazia per il fascismo; ieri il fascismo per la democrazia "nuova" ed esarchica; oggi, la democrazia "nuova" per l'unipartitismo e mezzo.
Ma questi "cambi della guardia", è naturale, ledono degli interessi parassitari costituiti; perché diventa scomodo, per chi è abituato a guadagnarsi il pane e companatico senza far niente, con la comoda scusa di "difendere gli interessi operai", il doverli difendere, perché si è costretti a farlo per difendere i cadreghini, anzi si chiamano gli operai a difendere i propri cadreghini: diventa più scomodo ancora, anzi scomodissimo, il dover difendere gli "interessi operai" guadagnandosi il pane e il sale lavorando. Da qui l'agitazione. Ma, mentre per la C.I. si trattava di difendere i propri privilegi, gli operai obbedivano a una loro necessità, anche se falsata dalla direzione del moto, necessità dovuta alla compressione del loro tenore di vita, alla continua riduzione dei cottimi, al poliziesco dirigismo aziendale. E questo malcontento invece di essere indirizzato verso il suo canale socialmente necessario "la lotta di classe contro classe" è deviata sul terreno legalitario per la lotta di conservazione di un organismo parassitario borghese e ingrandita di riflesso sul piano politico attraverso il più rancido parlamentarismo per la difesa delle libertà costituzionali. Ma costituzionali per chi? Per la borghesia!
Il proletariato è chiamato a morire per difendere la costituzione borghese, gli organismi borghesi, la collaborazione di classe tra capitale e lavoro. E ci si viene a parlare di responsabilità.
Ma la responsabilità è anche vostra, signori dell'Unità. Vostra, del capitalismo e dei suoi più o meno onorevoli lustrascarpe.
Da Il programma comunista n°4 del 1954