L'aria di festa che anela dai comunicati dei sindacati confederali e delle "Unions" si confonde con il tanfo dei tecnicismi, delle esclusioni, delle incomprensibili cifre al lordo e dei rischi giuridici che trapelano dalle righe dell'accordo che, a detta di qualcuno, porterà i e le rider fuori dalla schiavitù (come se bastasse un contratto a salvarci!).
Per dirla più semplicemente, di questo accordo molte cose non sono chiare e di certo a chiarirle non basterà il materiale informativo che verrà distribuito dalle segreterie dei sindacati confederali nei prossimi giorni ma a cose già fatte.
Il primo appunto è infatti di metodo: partecipazione e condivisione non possono essere ricercate a posteriori. Se l'accordo è già firmato e, prima ancora, le richieste già definite, che si tratti di dettagli o di parti strutturali, questi non possono che essere comunicati o spiegati, di certo non discussi o condivisi dalla base e dal basso con lavoratori e lavoratrici.
Tralasciamo quella confusa e contraddittoria "idea di crescita e di sviluppo che sappia tenere insieme produzione, qualità e buona occupazione, profitto e sicurezza" e blablabla! che farebbe ridere anche Greta Thunberg e passiamo direttamente alle questioni pratiche.
ASSUNZIONI: non sapendo quanti e quante rider ci siano al momento al soldo di Justeat, soprattutto a seguito delle assunzioni selvagge del periodo pandemico, se è vero che 4 mila rider saranno assunti, è difficile dire se l'assunzione sarà garantita a tutti e tutte. Pare inoltre che per chi non avesse ancora svolto un totale di 60 turni cumulativi – che non ci è dato sapere come verranno calcolati, ad esempio, saranno calcolati anche i turni in cui non è stata ricevuta neanche una consegna? – verrà applicato un periodo di prova i cui parametri sono ignoti e probabilmente elaborati come al solito a discrezione dell'impresa. Il rischio che il periodo di prova si trasformi quindi in una grande purga non è così lontano e consentirebbe ad aziende e sindacati di gonfiare nell'immediato i numeri relativi alle assunzioni nascondendo sotto il tappeto i futuri tagli al personale.
GLI ESCLUSI E LE ESCLUSE: la Procura di Milano contava circa un mese fa 60 mila rider, senza considerare ovviamente il lavoro di consegna sommerso dei piccoli ristoranti. Se, come è chiaro, da un lato, l'accordo in questione lascia fuori dalle tutele del lavoro subordinato oltre il 90% dei e delle rider impiegati dalle piattaforme, dall'altro, non tiene minimamente conto di tutti quei lavoratori e quelle lavoratrici che consegnano attraverso la piattaforma Justeat, ma sono "assunti" – il più delle volte a nero ma con tanto di cubo colorato e brandizzato - direttamente dai ristoranti. Infatti, l'aumento vertiginoso ad inizio pandemia delle commissioni richieste ai ristoranti dalle piattaforme per il servizio di promozione sul web e consegna – che oggi sfiorano anche il 35% su ogni ordine a cui deve poi essere aggiunta l'IVA – ha portato molti ristoratori ad optare per il solo servizio di promozione sul web e la gestione in proprio delle consegne. Con questo secondo pacchetto, che si può definire light, sono più leggere anche le commissioni applicate dai big del food delivery – tra il 10 e non oltre il 18% su ogni ordine – ma il fattorino o la fattorina è a carico del ristoratore, che come da tradizione tende a rendere light, oltre alla commissione, anche la paga di lavoratori e lavoratrici.
MONTE ORE: 10, 20, 30 sembra che di ore ce ne siano per tutti i gusti ma non è affatto chiaro a chi saranno proposti i contratti da 10, a chi quelli da 20 e a chi quelli da 30 ore. La differenza non è da poco e sfugge totalmente il significato di frasi come "l'azienda si impegna ad assumere.. mantenendo lo stesso orario precedente" riportate dal comunicato dei sindacati confederali o cosa sia questo fantomatico diritto di prelazione richiamato dalle "Unions". Si sa, o almeno lo sa chi lavora, che la quantità di turni assegnati ai e alle rider è estremamente variabile e dipende da parametri sconosciuti o conosciuti solo in parte. Non esiste alcuna stabilità nell'assegnazione dei turni, ancora meno da quando i bot a pagamento per la prenotazione delle ore sono sbarcati tra i e le rider. L'unica cosa ad essere stabile e continuativa nel food delivery è la disponibilità e la reperibilità che devono offrire i e le rider che comunque pare continuerà ad essere tale, visto che nulla si dice rispetto agli straordinari o alla possibilità di interruzione del turno in corso in caso di carenza di ordini.
PAGA: se affitti e spese varie non si pagano a lordo, ci chiediamo perchè chi vorrebbe tutelarci e rappresentarci non riesce mai a calcolare le paghe così come alla cassa o fine mese questi conti ci si presentano: AL NETTO.
Con il nuovo contratto ai e alle rider dovrebbe essere corrisposto "un compenso medio pari a 10, 20 euro lorde, a partire dal primo anno, come salario d'entrata, fino alla piena applicazione del CCNL Logistica entro due anni" (riporta Deliverance Milano della rete RidersXiDiritti). Tutto sembra suonare come i 10 euro per ora lavorata previsti dal contratto firmato da UGL, che non si capisce nulla fino a quando non inizi a lavorare e poi ti accorgi che guadagni meno di prima, ma è troppo tardi!
TECNICISMI CHE POSSONO FARE LA DIFFERENZA: quello che sarà applicato, non si sa bene da quando e in quali città, non sembra essere tout court il Contratto Collettivo Nazionale della Logistica e Trasporti, piuttosto è un accordo aziendale o di secondo livello che ne richiama alcune parti e che tenta di avviare "un processo che porterà la figura del fattorino all'interno del CCNL". Ha di certo qualcosa in meno rispetto al CCNL e di certo porterà qualcosa in più a Justeat: un volto "etico" e una considerevole visibilità non pagata (c'è chi in tal senso parla di redwashing, colore caro ai compagnx di Unions e CGIL). Nonostante possa sembrare un dettaglio o un tecnicismo, sul piano pratico, se come spesso accade la parte sindacale si è dimostrata più attenta alle istanze dell'impresa che a quelle di lavoratori e lavoratrici, i rischi possono andare da un limite all'esercizio di azioni legali per chi sottoscrive il contratto, ossia la proposta di una formale rinuncia a portare in tribunale l'impresa al momento della firma del contratto, fino a un possibile intralcio dei ricorsi finora depositati contro il colosso "buono" del food delivery.
Sia chiaro, al netto delle criticità, l'accordo dei confederali è meglio di un calcio in culo, che comunque rimane sempre dietro l'angolo, però da malfidati e malfidate quali siamo non riusciamo a staccarci dalla convinzione che fidarsi è bene ma lottare è meglio.
È vero, infatti, che la giornata di mobilitazione del 26 Marzo ha coinvolto numerose città italiane, alcune delle quali sono scese in piazza per la prima volta, ma è altrettanto vero che ha sprigionato per lo più una forza simbolica e mediatica che oggi ben poco può intimorire le multinazionali del food delivery, Justeat inclusa. Le esperienze che in quella stessa giornata si sono poste obiettivi più muscolari ed efficaci o sono state demonizzate dagli stessi giornali che esaltavano lo sciopero, arrivando a descrivere blocchi e picchetti come aggressioni (ad esempio a Milano). In altri casi sono state semplicemente ignorate in quanto esperienze autorganizzate di provincia quindi poco appetibili (tra le altre Bolzano) oppure sono state tenute a bada da un'ingente presenza di polizia (come accade da tempo a Torino).
In questo scenario fatto di comunicati trionfalistici e piazze mansuete non è difficile comprendere da quale lato pendono i tavoli di contrattazione e da dove derivi la nostra sfiducia nei confronti di rappresentanti che si sono autoproclamati tali. Se a questo aggiungessimo le piazze lanciate da UGL a tutela dell'autonomia dei e delle rider e del accordo che da Novembre 2020 ha ulteriormente peggiorato le condizioni nel food delivery e non solo, lo sconforto potrebbe prendere il sopravvento.
Eppure, nonostante criticità e difficoltà non possiamo non esaltarci di fronte allo spontaneismo dei cortei di Milano, che per l'ennesima volta hanno preso in mano le statiche iniziative di piazza organizzate dalle strutture sindacali e para sindacali e le esperienze di lotta concreta e autorganizzata che via via vanno nascendo
Sorprese, veri dibattiti e lotte rimangono quindi aperti.
Lo stimolo che vuole partire da questi ragionamenti fatti a freddo non è solo quello alla condivisione ma è anche un invito a commentare, approfondire e integrare.
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