Una nota a margine del discorso sin qui svolto sul tema dell'accordo quadro merita la politica del gruppo dirigente nazionale della FIOM — il più grande sindacato di categoria — in grado di paragonarsi in prestigio, autorità e statura ai dirigenti della Confederazione. Vi è un mito da sfatare: che il vertice della FIOM sia un oppositore della linea di destra dei dirigenti della CGIL. Senza alcun dubbio si sono a più riprese manifestate frizioni tra le direzioni nazionali della FIOM e della CGIL, in ordine a vari problemi; più in generale, il vertice della FIOM è sottoposto, essendo a capo del sindacato di una categoria numerosa, assai combattiva e cosciente, ad una pressione di base più forte di quanto non sia per il vertice della CGIL: di qui la tendenza a fare concessioni più ampie a ciò che sentono gli operai, se non altro per conservare un certo prestigio tra essi. Non si va più in là di queste motivazioni, e la riprova sta nel ruolo del gruppo dirigente della FIOM nella vertenza contrattuale: nel fatto che esso, e non i dirigenti della Confederazione, ha impostato una piattaforma rivendicativa unitaria con la FIM e la UILM, scartando le rivendicazioni provenienti dai lavoratori e presenti nelle elaborazioni dei sindacati provinciali; nel fatto che non ha premuto per far convergere i metalmeccanici con i lavoratori di altre categorie in lotta per motivi identici; nel fatto che ha subito le direttive del gruppo dirigente della CGIL, senza contrapporgli l'indignazione della massa degli attivisti sindacali metalmeccanici, quando le Confederazioni hanno bloccato la lotta contrattuale (sarebbe stata una facile vittoria); infine, nel fatto che il vertice della FIOM si pone all'interno del discorso di Novella,8 non respinge la proposta di accordo quadro che parte dalle Confederazioni, ma propone un suo schema di accordo quadro.
Come giudicare tutto ciò? Come dimenticare l'importanza determinante della lotta contrattuale dei metalmeccanici, con le sue rivendicazioni monche, la sua tattica di spezzettamento della mobilitazione di massa, la demoralizzazione in autunno dei lavoratori, gli esiti contrattuali negativi, dal punto di vista degli esiti di tutte le altre lotte contrattuali, moltissime intorno allo stesso periodo, dal punto di vista dell'interesse generale del proletariato italiano? Come non concludere che il medesimo ruolo di punta, ai fini della concretizzazione di una politica capitolarda sul piano generale, assunto dalla direzione nazionale della FIOM in occasione delle battaglie contrattuali, oggi questa esercita nella Confederazione per condurla a porsi sul terreno dell'accordo quadro? Come vedere un dissenso di strategia tra la CGIL e la FIOM? Chi volesse a questo punto, col bilancino del farmacista, sottolineare questa o quella frase in cui l'accordo quadro proposto dalla FIOM nazionale si differenzia da quello proposto dalla CISL, altro non farebbe che cadere nella trappola tesa dal vertice della FIOM, il cui ruolo di punta in un'operazione opportunistica di carattere generale ha bisogno, come in precedenti frangenti, di sostenersi con più o meno abili mistificazioni formali.
Note
[8] Relazione del 21 marzo 1967, citata nella "lettera aperta."

Lettera aperta ai militanti della Confederazione Generale Italiana del Lavoro e dei partiti operai
- 1. Premessa
- 2. Le posizioni della CISL sull'accordo quadro
- 3. Le posizioni della CGIL sull'accordo quadro
- 4. Esiste una divergenza politica tra la FIOM e la CGIL?
- 5. Quale tipo di unità sindacale si sta realizzando?
- 6. Correnti della CGIL e partiti del movimento operaio; rapporto partito-sindacato
- 7. La lotta per una diversa politica da parte della CGIL