Il 15 aprile è stato il giorno dello sciopero globale indetto dai lavoratori dei fast food e dei servizi. Una giornata preceduta da mesi di tam tam sui social network, in special modo su Twitter e Facebook dove da tempo circolavano foto e informazioni e si stabilivano collegamenti con altre categorie e movimenti.
In tutto il globo, in 200 città e 40 Paesi, migliaia di lavoratori sono scesi in strada per chiedere un salario minimo di 15 dollari l’ora (#FightFor15) e la possibilità di organizzarsi sindacalmente senza ritorsioni da parte dei datori di lavoro. In Italia hanno incrociato le braccia i lavoratori del turismo, che sono senza contratto di lavoro (#Insiemeperilcontratto).
Negli Stati Uniti, a Boston, l'ondata di azioni di protesta è iniziata alcuni giorni prima del #A15, con decine di manifestanti in marcia per la città e picchetti davanti ai McDonald’s più grandi. Per la prima volta anche gli studenti hanno aderito in gran numero. A Chicago autisti e guardie di sicurezza dell’azienda Brinks hanno spontaneamente abbandonato il posto di lavoro. Particolarmente partecipata la manifestazione a New York dove circa 30 mila persone sono scese in strada organizzando picchetti volanti in vari punti vendita di McDonald’s e Burger King, trovando l'appoggio dei lavoratori edili.
Quello che era iniziato nel 2012 come un movimento locale e di settore, quando un centinaio di dipendenti dei fast food manifestò a New York contro le paghe da fame, è diventato un movimento globale che conta tra le sue fila anche i lavoratori di Walmart e più in generale della vendita al dettaglio, gli edili, le guardie di sicurezza, gli operatori sanitari e quelli aeroportuali. McDonald’s, la multinazionale accusata di pagare poco i propri dipendenti e perpetuare condizioni di lavoro schiavistiche, è diventata il simbolo della lotta contro il sistema dell’1% che sfrutta e affama il restante 99%.
La reazione delle forze di polizia di fronte ai picchetti e ai cortei non è stata dura, forse perché si avvicinano le elezioni presidenziali e il clima sociale si sta surriscaldando a causa dei continui omicidi di uomini di colore da parte della polizia. Non è un caso che molti dei proletari che hanno scioperato il 15 aprile si riconoscono nella battaglia dei fratelli di #BlackLivesMatter.
Il prossimo appuntamento globale è fissato per il Primo Maggio 2015. Speriamo che sia classista, internazionalista e inclusive almeno quanto il #FastFoodGlobal appena trascorso.