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Starbucks No contract No coffeeI baristi di Starbucks minacciano lo sciopero a tempo indeterminato, ma come sempre dietro la rivendicazione si nasconde un disagio più profondo

Il prossimo 13 novembre, in coincidenza con il tradizionale "Red Cup Day", migliaia di baristi di Starbucks si preparano alla mobilitazione. Il sindacato Starbucks Workers United (SBWU) ha reso noto che il 92% dei suoi iscritti ha votato a favore dello sciopero, chiedendo il primo contratto collettivo nazionale che garantisca salari più alti, orari stabili e migliori condizioni di lavoro.

Non è la prima volta che il "Red Cup Day" diventa un simbolo di protesta: già tre anni fa, circa duemila dipendenti di oltre cento negozi, distribuiti in venticinque Stati americani, avevano scelto proprio questa giornata – una delle più intense e redditizie per l'azienda – per far sentire la propria voce. Starbucks ha circa diecimila negozi in Nord America, di cui circa cinquecento sono sotto accordo sindacale con SBWU, che rappresenta oltre novemila baristi su duecentomila dell'azienda e ha presentato più di mille denunce per presunte "pratiche lavorative sleali" da parte di Starbucks al National Labor Relations Board. Lo Starbucks Workers United, come già accaduto ai sindacati Unite nello sciopero dei dipendenti di McDonald's e Teamsters per quelli di Amazon, rafforza la presenza in un contesto di crescente agitazione operaia, ma oltre la richiesta di un "contratto giusto" i lavoratori incrociano le braccia perché non ne possono più di ritmi che gli rovinano la vita.

Giovani precari, spesso istruiti, costretti a turni irregolari, stipendi bassi e con scarse tutele, sono il simbolo di una generazione che vive il lavoro non come promessa di realizzazione, ma come fonte di stress e frustrazione. Il matematico Edward Lorenz sosteneva che fosse difficile prevedere la temperatura del caffè dopo un minuto, ma non dopo un'ora: anche in queste lotte, non si può presagire se i picchetti nelle caffetterie avranno successo, ma di certo la traiettoria storica indica la tendenza ineluttabile all'unificazione delle vertenze, all'esacerbarsi della lotta di classe.