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Scontri davanti al Parlamento a TunisiLe popolazioni stremate dalla crisi economica si ribellano contro lo stato di cose presente

Dal 14 gennaio scorso la Tunisia è in preda a manifestazioni di massa contro il peggioramento delle condizioni di vita. Il primo mese dell'anno è quello in cui torna alla memoria la Rivoluzione dei Gelsomini e nel 2021 si celebrano i dieci anni della caduta del regime di Ben Ali. I protagonisti di questa nuova ondata di collera proletaria sono giovani e giovanissimi che di notte, approfittando del buio, violano il lockdown generale e il coprifuoco saccheggiando negozi, incendiando pneumatici, e rispondendo ai lacrimogeni della polizia con fitte sassaiole.

Proteste a Tataouine in Tunisia.Proteste. Tatatouine, tra le regioni più povere del paese, si infiamma a tre anni dalla promessa non mantenuta di posti di lavoro. Duri scontri tra manifestanti e polizia, lunedì sciopero generale del sindacato

Resta alta la tensione a Tatatouine, nel sud delle Tunisia, dopo i violenti scontri di domenica tra i manifestanti e le forze di polizia che hanno sparato gas lacrimogeni per disperdere le proteste a cui è seguito lo sciopero generale di lunedì.

Decine gli arresti con i manifestanti che hanno risposto con lancio di pietre, blocchi stradali e l'assalto con molotov a una stazione di polizia.

Trasporti, scuole e amministrazioni sono stati paralizzati giovedì 17 gennaio in Tunisia a causa di un massiccio sciopero generale del settore del servizio pubblico (ministeri, enti centrali e locali, sanità, imprese di trasporto pubblico, ferrovie, tv, radio statali, scuole, università).

Nonostante il governo abbia emesso in extremis (mercoledì) un decreto per garantire i servizi minimi essenziali, in tutto il paese le scuole e le università sono rimaste chiuse, i trasporti pubblici bloccati e l'aeroporto di Tunisi inattivo.

I lavoratori hanno scioperato per chiedere l'aumento dei salari. Dalle piazze si sono alzati slogan contro il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e il governo, ritenuti responsabili della miseria e della disoccupazione dilaganti, ma anche contro il leader del partito islamico Ennahda, Rashid Ghannushi.

Terzo giorno di proteste e scontri in Tunisia nella notte tra il 9 e 10 gennaio, tra giovani manifestanti e forze di sicurezza in molte località del paese: Beja, Testour, Sfax, Meknassi, Sidi Bouzid, Ben Arous, Kebili, Nefza, dove è stata data alle fiamme una caserma della polizia ed espropriato un deposito comunale, e Citè Etthadamen, sobborgo popolare della capitale Tunisi.

Da mesi in Tunisia, soprattutto nel sud del Paese, si susseguono grandi manifestazioni.

Nei giorni scorsi i disoccupati sono scesi in strada, bloccando le principali vie di comunicazione verso i siti petroliferi e le sedi delle compagnie straniere (tra cui l'italiana Eni), mentre gli operai hanno scioperato fermando la produzione. Di qui la reazione "dura" del governo che ha inviato alcuni reparti dell'esercito per sedare la protesta.

Nella città di Tataouine i manifestanti, allontanati con l'uso di lacrimogeni dalle zone degli impianti, hanno organizzato blocchi stradali e barricate di copertoni in fiamme; e in seguito all'uccisione del ventenne Mustapha Sekrafi, avvenuta a El Kamour il 22 maggio durante pesanti scontri con le forze di sicurezza che hanno causato diversi feriti, è stato incendiato il distretto della Guardia nazionale e una stazione di polizia.

Le proteste nate nella regione del Kasserine per rivendicare lavoro e dignità dei giovani laureati e diplomati si sta espandendo anche in altre aree del Paese.

Libertà, dignità, lavoro: sono queste le parole urlate dai manifestanti della regione tunisina del Kasserine, una delle più povere del paese. Sono però parole che si stanno diffondendo in tutta la Tunisia, in una protesta che si allarga a macchia d'olio.

Il commissariato in fiamme, il tribunale e la sede del maggiore partito presi d’assalto, la polizia non riesce ad arginare la protesta a Metlaoui.

Il commissariato in fiamme, il tribunale e la sede del maggiore partito presi d’assalto e la polizia incapace di arginare i manifestanti: a Metlaoui, nella Tunisia centrale, i minatori in rivolta stanno mettendo a dura prova la capacità del governo di mantenere l’ordine.

Gafsa è una regione a circa 350 km a Sud di Tunisi dove sono le miniere di fosfato a garantire le entrate di maggior parte dei residenti e quando il governo ha adottato delle decisioni che indeboliscono questo settore si è innescato un domino di insoddisfazione e proteste che ha portato alla violenza di strada.

aumentano gli scioperi in Tunisia1 Aprile 2011

Sta cambiando decisamente l'aria in Tunisia. Dopo la rivolta i lavoratori chiedono maggiori diritti e maggiori salari. Scioperi e agitazioni in moltissime aziende. I padroni tunisini ed europei cominciano seriamente a preoccuparsi per la "fine della festa".

In Tunisia, l'onda lunga della rivolta che ha cacciato via Ben Alì, sta dando il via ad una stagione di proteste sociali e rivendicazioni sindacali, soprattutto sul piano salariale, ma non solo. Riferisce l'Ansa, che le cronache quotidiane tunisine si stanno quasi trasformando in un bollettino di scioperi. Alcune aziende - come la Poulina, colosso dell'agroalimentare tunisino - hanno scelto una soluzione mediata, accogliendo in parte le richieste salariali e d'orario dei lavoratori, ma opponendosi con decisione al tentativo delle frange più avanzate del sindacato che chiedevano anche le teste di qualche dirigente.

10 gennaio 2011

Tunisia: dittatore Ben Ali non ferma la strage

Radio Kalima parla di 50 uccisi dalla polizia, le autorità ammettono «solo» 14 morti. Quello che è certo che il leader tunisino amico dell’Italia e dell’Occidente vuole spegnere ad ogni costo la rivolta del pane e lavoro.

E’ un bagno di sangue in Tunisia. Le notizie drammatiche giunte ieri di decine di morti nelle regioni centrali del Paese trovano oggi altre conferme. Durante gli scontri nelle strade avvenuti tra sabato e domenica sarebbero morti 50 manifestanti, stando al sito online della radio tunisina "Kalima". Il regime ne ammette solo 14 mentre il giornalista d’opposizione e blogger, Zied el-Heni, scrive che solo nelle ultime 24 ore  i morti sono stati almeno 28: 17 a Kasserine, 3 a Rgeb e 8 a Thala, due dei quali domenica mentre partecipavano ai funerali di alcune vittime. Fra i morti di Rgeb, aggiunge, anche una bambina.

rivolta in Tunisia9 gennaio 2011

Per le autorità invece sarebbero "solo" otto. Uno dei leader dell'opposizione, Ahmed Nejib Chebbi, ha rivolto un appello al presidente Zine Abidine Ben Ali affinché dia alla polizia l'ordine di non sparare.

E’ un incendio che non accenna a spegnersi quello che avvolge da giorni il Maghreb. Le fiamme della rivolta popolare contro il carovita e la disoccupazione, specie quella giovanile, sono tornate oggi ad avvolgere la Tunisia da dove il malessere sociale era esploso nelle scorse settimane. E il bilancio è pesante. La polizia ha compiuto una strage oggi.