Da mesi in Tunisia, soprattutto nel sud del Paese, si susseguono grandi manifestazioni.
Nei giorni scorsi i disoccupati sono scesi in strada, bloccando le principali vie di comunicazione verso i siti petroliferi e le sedi delle compagnie straniere (tra cui l'italiana Eni), mentre gli operai hanno scioperato fermando la produzione. Di qui la reazione "dura" del governo che ha inviato alcuni reparti dell'esercito per sedare la protesta.
Nella città di Tataouine i manifestanti, allontanati con l'uso di lacrimogeni dalle zone degli impianti, hanno organizzato blocchi stradali e barricate di copertoni in fiamme; e in seguito all'uccisione del ventenne Mustapha Sekrafi, avvenuta a El Kamour il 22 maggio durante pesanti scontri con le forze di sicurezza che hanno causato diversi feriti, è stato incendiato il distretto della Guardia nazionale e una stazione di polizia.
L'esercito è intervenuto prendendo posizione in assetto da guerra davanti alle sedi istituzionali. Nel frattempo a El Kamour si svolgeva uno sciopero generale proclamato dal coordinamento dei manifestanti della città.
La situazione si sta surriscaldando anche nella provincia di Kibili, verso il confine algerino, dove la compagnia anglo-francese Perenco è stata costretta a fermare le attività estrattive in due dei suoi tre impianti, a Targa e Baguel. Nella regione di Sfax, la britannica Petrofac è invece tornata a minacciare di chiudere i battenti a causa delle continue proteste.
Alcuni manifestanti, in solidarietà alla mobilitazione di Tataouine, hanno bloccato il lato tunisino dell'accesso al valico di frontiera con la Libia di Dehiba-Wazen, mentre sit-in di protesta si registrano nella capitale Tunisi e a Gafsa.
L'Ugtt, il maggiore sindacato del paese, ha inizialmente appoggiato le proteste per poi tirarsi velocemente indietro di fronte alla tenacia dei manifestanti, e ha dato apertamente il proprio sostegno allo Stato e allo schieramento dei militari.
Dalla Primavera araba del dicembre 2010, iniziata proprio in Tunisia in seguito alla protesta estrema di Mohamed Bouazizi, le manifestazioni e gli scioperi non si sono mai fermati. Da allora nel Paese le condizioni di vita non sono migliorate: la disoccupazione ha raggiunto livelli estremi, specie tra i giovani, ed ampi strati di popolazione sono ridotti alla fame.
?? Clashes in Tataouine, S. #Tunisia, protesters set police stations ablaze, 1 killed, army withdraws from area. pic.twitter.com/g6jpucODBN
— Hasan Sari (@HasanSari7) 22 maggio 2017