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Rider in scioperoLa gigantesca fabbrica della logistica e dello shopping online funziona grazie a una massa di facchini, rider e driver precari e super-sfruttati che hanno poco o niente da perdere, e infatti fanno scioperi, picchetti e cominciano ad organizzarsi internazionalmente.

Dopo un improvviso sciopero nella giornata del Primo Maggio dei "suoi" driver a Dubai, Deliveroo, la società di food delivery con sede a Londra, ha dovuto fare marcia indietro sull'introduzione di nuove misure che avrebbero comportato l'aumento delle ore di servizio e la riduzione della paga oraria. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata una comunicazione aziendale in cui si annunciava che il prezzo di una consegna sarebbe passato da 10,25 dirham, corrispondenti a 2,64 euro, a 8,75 (2,25 euro). Tra i motivi della protesta anche il mancato pagamento del TFR e dell'assicurazione sanitaria, e le tasse sui visti. La notizia della mobilitazione nella capitale degli Emirati Arabi Uniti ha avuto una certa risonanza in Rete perché la città, conosciuta come una delle più ricche e lussuose al mondo, non è abituata a scioperi improvvisi, essendo vietati i sindacati indipendenti e le astensioni dal lavoro. Il paese, la seconda economia del mondo arabo dopo la vicina Arabia Saudita, dipende dalla manodopera a basso costo di milioni di proletari immigrati, provenienti da India, Pakistan, Nepal, Sri Lanka e paesi africani, e che rappresentano il 90% della popolazione.

Sull'onda della protesta dei driver di Deliveroo, il 9 maggio Dubai ha visto un nuovo sciopero. Questa volta hanno incrociato le braccia i conducenti di Talabat, una società dello stesso settore, fondata in Kuwait nel 2004 e consociata di Delivery Hero, azienda con sede a Berlino. I corrieri in lotta hanno chiesto un aumento del pagamento degli ordini per compensare il rincaro del carburante, quest'anno salito del 30% negli Emirati Arabi Uniti.

Anche in Europa i fattorini fanno sentire la propria voce. Nella Giornata internazionale dei lavoratori mobilitazioni significative hanno coinvolto la capitale greca (di quanto avvenuto a Torino abbiamo scritto in un precedente articolo). L'astensione dal lavoro è stata organizzata dalla Base Union Assembly for Bike and Motorbike Riders (S.V.E.O.D.), e ha visto un rumoroso corteo su due ruote, composto da circa 600 corrieri perlopiù alle dipendenze della società Efood, attraversare i quartieri della città. Le richieste dei lavoratori riguardavano: l'assicurazione sul lavoro per tutti i ciclofattorini e i motociclisti, contratti a tempo indeterminato con pieni diritti, la copertura aziendale delle spese relative allo svolgimento del lavoro (manutenzione bici/moto, gas, mezzi di protezione individuale, ecc.); l'abolizione degli articoli anti-lavoro della legge Chatzidaki (n. 4808/21).

Sui loro canali social i corrieri greci fanno notare che lo sciopero del 1° maggio fa parte di una mobilitazione internazionale volta a creare un fronte comune di lotta dei lavoratori contro le imprese: "All over the world, working class solidarity is alive and growing. With the 1st of May 2022, we proved it in the streets: We are the storm in the eye of the cyclone. From struggling in the streets, to the street of the struggle. To victory." (In tutto il mondo la classe lavoratrice è viva e sta crescendo. Con il 1° maggio 2022 lo abbiamo dimostrato nelle strade: siamo la tempesta nell'occhio del ciclone. Dalla lotta per le strade, alla strada della lotta. Alla vittoria.)

I driver hanno attaccato sui muri di Atene manifesti con su scritto "stop the city". Lo slogan prima o poi potrebbe diventare realtà, sappiamo infatti che un fermo prolungato e generale del comparto avrebbe un impatto considerevole sull'economia, senza contare che blocchi improvvisi e coordinati in determinati nodi viari potrebbero mandare in tilt il traffico cittadino.

Nella vicina Turchia, nel mese di febbraio, sono scesi in sciopero per parecchi giorni di seguito migliaia di corrieri di diverse città, chiedendo alle rispettive piattaforme (Trendyol Express, HepsiJet, Getir, Scotty, Aras Kargo, Sürat Kargo, Yurtiçi Kargo e Yemeksepeti Banabiun) aumenti di stipendio, migliori condizioni contrattuali e la possibilità di iscriversi a un sindacato.

Nonostante la guerra, nella capitale dell'Ucraina e in altre città del paese i corrieri continuano ad effettuare le consegne per aziende del food delivery. In tempi come questi, in cui il governo ucraino peggiora le condizioni dei lavoratori (vedi legge “Sull'organizzazione dei rapporti di lavoro durante il vigore della legge marziale”), togliendo tutti i vincoli alla possibilità di licenziare e aumentando la durata massima della settimana lavorativa, a Leopoli, il 12 maggio, i corrieri si sono recati presso la sede di Bolt Food per far valere le loro ragioni. Hanno protestato contro la diminuzione del pagamento minimo per la consegna, che ha quasi dimezzato i loro stipendi. Alcuni di essi sono sfollati e devono fare i conti con l'aumento del prezzo del carburante, pagato a proprie spese.

A causa delle sanzioni e del ritiro di molte aziende occidentali dalla Russia (tra cui McDonald's), i lavoratori russi hanno subito licenziamenti, riduzioni dell'orario di lavoro settimanale e il taglio del pagamento per consegna. I rider di Mosca sono perciò entrati in agitazione, e la repressione non si è fatta attendere. Nella notte tra il 25 e il 26 aprile, il presidente del sindacato dei corrieri Pfofoyuz Kurier, Kirill Ukraintsev, è stato arrestato dalla polizia, che ha fatto irruzione nella sua abitazione e ha sequestrato il suo computer. A far scattare la perquisizione e l'arresto è stato lo sciopero selvaggio congiunto dei corrieri di Delivery Club e di Yandex Eats, che il sindacato, indipendente dalla confederazione sindacale russa, aveva organizzato. L'accusa è quella di aver ripetutamente violato le regole per lo svolgimento di manifestazioni. Il 1° maggio ci sono state azioni di solidarietà con Kirill nelle città di Tomsk e Voronezh.

Anche in Myanmar il Primo Maggio ha visto le proteste dei lavoratori del settore. I motociclisti di FoodPanda (piattaforma online di consegna di cibo e generi alimentari di proprietà di Delivery Hero) delle città di Rangoon e Mandalay si sono mobilitati contro i bassi salari e le pessime condizioni di lavoro. I corrieri hanno presentato all'azienda una serie di richieste: aumento della tariffa minima di consegna a 670 kyat (0,36 dollari), fornitura di un'assicurazione sulla vita, limitazione del controllo operato dal sistema informatico aziendale, un giorno libero a settimana, un numero di telefono per contattare direttamente l'azienda. FoodPanda non si assume responsabilità per eventuali incidenti sul lavoro, né offre un'assicurazione sanitaria ai conducenti; ciò significa che in caso di infortunio non solo i corrieri perdono il salario, ma devono anche pagarsi le spese mediche. Solidarietà è arrivata dai rider berlinesi, che stanno pubblicizzando la loro lotta. Lo scorso marzo anche in Pakistan i corrieri della piattaforma hanno scioperato contro l'aumento vertiginoso del prezzo del carburante e la riduzione del costo degli ordini.

Questa carrellata di notizie sulle recenti lotte nel food delivery è parziale. Risulta difficile essere informati su tutto quello che sta succedendo nel mondo, dagli Stati Uniti all'Inghilterra fino alla Germania e alla Cina. Ma, nonostante le difficoltà a reperire informazioni, si può dire con sicurezza che il settore continua a crescere e a macinare profitti: è uno dei pochi mercati ad aver rafforzato la propria posizione durante la pandemia, e alcune previsioni economiche stimano che il valore globale del food delivery raggiungerà i 306 miliardi di euro nel 2030.

C'è però un problema per il capitalismo delle consegne a domicilio: al crescere dei profitti, e al diffondersi un po' in tutto il pianeta delle piattaforme di vendita del cibo online, crescono anche le rivendicazioni e le lotte dei lavoratori. Essi, potenzialmente, hanno una marcia in più rispetto alle aziende: se tra i vari marchi c'è una concorrenza sfrenata per accaparrarsi fette di mercato, i lavoratori hanno interessi comuni e possono farli valere se si uniscono e adoperano con intelligenza i propri strumenti di lavoro, cosa che tra l'altro stanno già cominciando a fare.

To be continued.