Strade bloccate dai picchetti, decine di arresti, centinaia di magazzini assediati dai manifestanti, così è iniziato negli Usa il Black Friday 2013.
Il giorno dello shopping consumistico per eccellenza, si è trasformato in una protesta generalizzata su tutto il territorio nazionale contro il colosso Walmart. Da Los Angeles in California, a Wasilla in Alaska, passando per Secaucus, Dallas, Chicago, Seattle, San Leandro e Sacramento, lo sciopero, organizzato da mesi, ha colpito duramente la più grande catena della distribuzione del mondo.
Proteste analoghe, ma più limitate, si erano svolte in occasione del Venerdì Nero dell'anno scorso. I lavoratori, supportati da solidali, lottano per migliori condizioni di lavoro, contro le sistematiche rappresaglie nei luoghi di lavoro e per forti aumenti salariali, dato che gli stipendi sono così bassi che in molti devono ricorrere ai sussidi governativi per poter vivere. Con queste politiche Walmart, che è il più grande datore di lavoro degli USA, gioca un ruolo di primo piano nel livellamento al ribasso dei salari e nella limitazione delle libertà sindacali nei luoghi di lavoro.
La sfida al colosso della distribuzione va ben oltre la difesa delle condizioni di vita dei dipendenti dell’azienda e parla a tutti i proletari, da quelli dei Fast Food a quelli delle pulizie. Il sindacato UFCW e l'organizzazione OUR-Walmart, hanno organizzato migliaia di lavoratori, ampliando ed estendendo il coordinamento e coinvolgendo altre community nella lotta. In parallelo sono state lanciate "campagne globali" per screditare il marchio e collegarsi con lavoratori di altri paesi. La Walmart, essendo una multinazionale, ha 2,2 milioni di lavoratori sparsi per il mondo. Da quando è stata fondata nel 1962, è la prima volta che deve fronteggiare un movimento di queste dimensioni. E questo è solo l'inizio…
Twitter: #WalmartStrikers
Sito di coordinamento: www.blackfridayprotests.org