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Giovedì 10 gennaio 2018. A Dhaka, capitale del Bangladesh, si è tenuto il quinto giorno consecutivo di proteste dei lavoratori nel settore tessile, a maggioranza femminile. Negli scontri con le forze dell'ordine una persona ha perso la vita.

Le esportazioni provenienti da questo settore valgono 30 miliardi di dollari l'anno, facendo sì che il Bangladesh sia il secondo Paese produttore di tessuti e prodotti di abbigliamento al mondo dopo la Cina. In questo ambito è impiegata inoltre la maggioranza della forza lavoro – quattro milioni di persone – ma a causa dei bassi salari, a fronte di contratti poco validi o spesso assenti, milioni di famiglie vivono ai margini della povertà.

Stefano Vecchia giovedì 29 dicembre 2016

Nel cuore manifatturiero di Dacca, capitale del Bangladesh, gli operai fermano gli impianti dopo i licenziamenti di 121 operai. Scontri con le forze dell'ordine, serrate improvvise.

Fabbriche costrette a fermarsi, scontri con le forze dell'ordine, serrate improvvise. Nel distretto industriale di Ashulia, cuore manifatturiero della capitale bengalese Dacca, è andata in scena la rivolta degli operai.

bangladesh calzaturieroDhaka, 9 gennaio - La polizia del Bangladesh ha aperto il fuoco uccidendo una lavoratrice di vent'anni mentre erano in corso proteste contro i bassi salari nel settore calzaturiero.

Circa 5.000 lavoratori hanno organizzato dimostrazioni nel settore calzaturiero della Zona Economica finalizzata all'esportazione di Chittagong, nel sud del paese.

Rivolta operaia in Bangladesh

Non si ferma lo sciopero in Bangladesh. Fino a 200.000 operai del settore dell'abbigliamento sono scesi in strada in questi giorni costringendo centinaia di fabbriche tessili a chiudere. L'obiettivo dello sciopero è un aumento generalizzato del salario minimo da circa 38 dollari al mese a 100. La polizia ha risposto a questa rivendicazione con gas lacrimogeni e proiettili di gomma. I lavoratori bloccano le strade e gli scontri con le forze dell'ordine hanno provocato il ferimento di centinaia di persone.

crollo_fabbriche_bangladeshE' salito a 290 il bilancio delle vittime del crollo del Rana Plaza a Savar, un edificio di otto piani alla periferia di Dhaka, in Bangladesh. Nella notte i soccorritori sono riusciti ad estrarre dalle macerie altri 45 sopravvissuti, ma diminusce la speranza di ritrovare in vita le tante persone ancora rimaste intrappolate sotto la struttura che ospitava diverse fabbriche di vestiti, una banca e un centro commerciale e dove lavoravano circa 3.000 persone.

La Campagna Abiti Puliti (sezione italiana della Clean Clothes Campaign), insieme con i sindacati e le organizzazioni per i diritti dei lavoratori attivi in Bangladesh e in tutto il mondo, chiede un intervento immediato da parte dei marchi internazionali a seguito del crollo del Rana Plaza. Il palazzo fabbrica, secondo Abiti Puliti, ospitava la relizzazione di prodotti per grandi marchi europei, anche italiani.

operaio_bangladeshDicembre 2010

Le recenti morti di lavoratori nell'industria dell'abbigliamento in Bangladesh a causa della repressione della polizia e di un incendio in una fabbrica

Dopo lunghe trattative, iniziate nel 2006, è stata finalmente attuata a partire da novembre 2010 una scala retributiva per i salari minimi. Ma nel ricevere le buste paga i lavoratori di molte fabbriche hanno trovato meno del previsto. In alcune fabbriche si è semplicemente ignorato il nuovo minimo salariale, in altre fabbriche gli arretrati precendentemente concordati non sono stati pagati. Spesso non si è tenuto conto dell'anzianità, lavoratori con molti anni di esperienza sono stati declassati allo stesso livello dei nuovi assunti. Alcuni datori di lavoro hanno declassato l'intera forza lavoro nella scala salariale per poter ridurre al minimo gli aumenti salariali.

dockers_bangladesh14 ottobre 2010

Mercoledì, al terzo giorno di sciopero dei lavoratori portuali che ha interessato le esportazioni e in particolare quelle dell’industria chiave del tessile, il Bangladesh  ha annunciato l’utilizzo dell’esercito nel porto principale del paese per garantire la partenza dei carichi.
I dockers del porto di Chittagong (sud), dove transita più del 90% delle merci importate e esportate, sono in sciopero da lunedì e hanno provocato importanti ritardi nelle consegne, soprattutto per l'industria tessile che rappresenta più dell'80% delle esportazioni del Paese.