L'emergenza Covid non ha arrestato il movimento di protesta che dallo scorso ottobre chiede la rimozione dell'intera classe politica e manifesta contro gli effetti della grave crisi economica. Scontri in diverse città sono proseguiti fino a tarda notte tra manifestanti antigovernativi e soldati libanesi, dove da giorni sono riprese le proteste contro il carovita, la corruzione e il sistema bancario, quest'ultimo considerato assieme ai politici il principale responsabile della grave crisi economica in cui si trova il Paese.
Roma, 29 aprile 2014, Nena News – Decine di migliaia di impiegati del settore pubblico e insegnanti di scuola hanno manifestato stamane nelle strade di Beirut chiedendo al Parlamento di approvare una legge che aumenti i salari. La manifestazione in corso è una delle più grandi proteste di lavoratori avvenute negli ultimi anni nel Paese dei cedri. Lo striscione di apertura del corteo recitava: "Sì all'emendamento dei salari..grazie ai profitti delle banche e del settore immobiliare, la lotta al contrabbando, e alle tasse sulle strutture costiere".
Dopo il parere negativo del Consiglio della Shura sul decreto governativo che prevede l’innalzamento dei salari nel settore privato e pubblico, l’esecutivo crea una commissione che tenga conto del tasso di inflazione. E mentre il sindacato mette fretta al governo, gli imprenditori presentano una controproposta.
Beit Sahour (Cisgiordania), 1 novembre 2011, Nena News (nella foto, lavoratori libanesi nel settore delle costruzioni) – Il costo della vita in Libano cresce e divora i salari dei lavoratori. E così da due settimane governo e sindacati si interrogano sui possibili interventi, rallentati dalle accuse di violazione della legge e dalle proteste delle organizzazioni degli imprenditori.
Ieri, la Confederazione Generale del Lavoro ha chiesto al governo di porre fine ai tentennamenti: basta procrastinare il decreto per l’incremento dei salari. E oggi il Consiglio dei Ministri discuterà la decisione dello Shura Council, senato consultivo libanese, di rispedire al mittente il pacchetto di misure previsto dall’esecutivo la scorsa settimana.