L'emergenza Covid non ha arrestato il movimento di protesta che dallo scorso ottobre chiede la rimozione dell'intera classe politica e manifesta contro gli effetti della grave crisi economica. Scontri in diverse città sono proseguiti fino a tarda notte tra manifestanti antigovernativi e soldati libanesi, dove da giorni sono riprese le proteste contro il carovita, la corruzione e il sistema bancario, quest'ultimo considerato assieme ai politici il principale responsabile della grave crisi economica in cui si trova il Paese.
Le violenze erano cominciate ieri pomeriggio a Tripoli, nel nord del Libano, ma si sono propagate in serata a Sidone, nel sud, a Beirut e nella valle della Bekaa. I dimostranti, in larga parte giovani armati di bastoni e pietre, hanno preso d'assalto le sedi dei diversi istituti bancari e hanno tentato di assaltare la sede della Banca centrale a Beirut e le sedi locali dell'istituto di credito nazionale a Sidone. Nella Bekaa le proteste si sono svolte nella cittadina di Barr Elias, lungo la strada Beirut-Damasco. Incidenti analoghi si sono registrati nel centro di Beirut e in altre zone della capitale.
Le scene che si sono viste ieri sono quelle che si ripetono da mesi: diversi dimostranti hanno sfasciato e dato alle fiamme banche e Atm, bloccando le strade e bruciato copertoni. Durissima la risposta dell'esercito che ha usato proiettili veri che hanno causato anche una vittima, facendo ampio uso di lacrimogeni. In seguito ai nuovi attacchi, l'associazione di banche libanesi ha fatto sapere che le loro filiali a Tripoli rimarranno chiuse. Da ottobre le banche sono il principale obiettivo di chi manifesta: da mesi non si può disporre del proprio conto liberamente, i trasferimenti sono bloccati e i prelievi limitati al minimo.
Le tensioni di questi giorni mostrano come l'insediamento a gennaio del premier Diab (sostenuto anche dagli sciiti di Hezbollah) al posto del dimissionario Hariri non abbia di fatto portato a miglioramenti: il Paese vive una drammatica crisi economica – la più grave post guerra civile (1976-1990) – che ha causato a partire dallo scorso 17 ottobre proteste e occupazioni di piazze. I manifestanti – superando divisioni settarie, sociali e religiose – chiedono essenzialmente tre cose: la rimozione dell'intera classe politica corrotta e clientelare; un governo tecnico che risani le finanze e che prepari il terreno per le elezioni.
Michele Giorgio corrispondente del Manifesto dal Medio Oriente. Qui l'audio.