Cadenze disumane, polizia politica, spettri: così i salariati parlano dei retroscena del loro lavoro nella fabbrica modello della Fiat a Tychy, in Slesia.
Il giorno della festa dell'Indipendenza, al Castello Reale di Varsavia, Zdzislaw Arlet, membro della direzione della Fiat Auto Poland e direttore della fabbrica di Tychy, riceveva dalle mani del vice primo ministro Waldemar Pawlak il titolo di "Miglior Dirigente". In quel momento, un gruppo di persone muniti di passamontagna gridavano "Tiranno! Dittatore! Vattene in Corea del Nord". Uno di loro teneva un cartello che diceva: "Il direttore è premiato, ma la fabbrica è un campo di concentramento".
10 Marzo 2011
Bocche cucite allo stabilimento Fiat di Tychy. È da poco finito il primo turno, dai cancelli escono gli operai ma hanno poca voglia di parlare e appena salta all'orecchio la parola «sabotaggio» fuggono con un laconico nie wiem, non lo so. Il sabotaggio però c'è stato, durante la notte tra giovedì e venerdì della scorsa settimana. Secondo una nota ufficiosa di Fiat Auto Poland, sarebbero 60 le auto distrutte ma i dati del personale di sorveglianza parlano di 200-300 vetture danneggiate con graffi e ammaccature sulla carrozzeria. Boguslaw Cieslar, portavoce della Fiat in Polonia, nega che ci siano stati sabotaggi. L'ufficio stampa di Torino conferma le parole di Cieslar.
A prescindere dalla versione più o meno ufficiale dei fatti, l'intera faccenda ha messo in allarme la dirigenza e soprattutto i lavoratori, che adesso temono possibili ritorsioni aziendali. «In 35 anni di lavoro non ho mai visto una cosa simile», si sfoga un operaio che ci chiede l'anonimato. «Quello che è successo non mi piace affatto - continua - perché a pagarne le conseguenze siamo sempre noi operai, ma c'è un grande malessere in fabbrica e questi sono i risultati. Ci spremono come limoni, sempre sotto il ricatto del licenziamento. Dove sta la nostra dignità? Chiunque sia stato, doveva essere alla disperazione e lo capisco».
La lettera di un gruppo di lavoratori della fabbrica di Tychy, in Polonia, ai colleghi di Pomigliano d'Arco che stanno per votare (il 22 giugno) se accettare o meno le condizioni della Fiat per riportare la produzione della Panda in Italia. (...)
(Questa lettera è stata scritta il 13 giugno, alla vigilia del referendum a Pomigliano d'Arco in cui i lavoratori sono chiamati a esprimersi sulle loro condizioni di lavoro.)
Dagli operai polacchi della Fiat di Tychy, una lettera di solidarietà ai licenziati Fiat.
Colleghi di Fiat Italia,
noi ammiriamo enormemente la vostra lotta contro gli attacchi alle vostre condizioni di lavoro e i vostri diritti fondamentali.
Il licenziamento di Pino Capozzi mostra la vera natura dell'azienda per cui lavoriamo. E' un attacco al diritto basilare dei lavoratori di poter protestare e dissentire con le scelte della dirigenza.