Oggi decine di milioni di lavoratori indiani sono scesi in sciopero per chiedere salari più alti e protestare contro le riforme economiche del governo, ovvero contro il "percorso di liberalizzazione e privatizzazione".
Lo sciopero ha toccato i seguenti settori: trasporti, finanza, energia, carbone, tessile, porto e banchina, acciaio, petrolio, produzione per la difesa, pubblico e statale. I sindacati criticano la proposta di aprire le ferrovie e il settore della difesa agli investimenti esteri, considerate scelte che “indeboliscono le aziende di stato".
Il governo dal canto suo dice che le riforme sono necessarie per sostenere l'economia, ma le organizzazioni sindacali sostengono che il primo ministro Narendra Modi non ha affrontato le richieste dei lavoratori, che riguardano la rigorosa applicazione di tutte le leggi fondamentali del lavoro senza alcuna eccezione o deroga, misure severe per punire coloro che violano queste regole, l'assistenza pensionistica universale per tutti e il salario minimo di 18.000 rupie al mese.
L'ultimo sciopero generale, il 2 settembre 2015, ha visto la partecipazione di quasi 150 milioni di lavoratori.
150 millones de personas paralizan la India en la huelga contra la reforma en las leyes laborales #WorkersStrikeBack pic.twitter.com/OJ3Fq60s6s
— Revolución Real Ya (@RRYrevolucion) 2 settembre 2016