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I sindacati dei ferrovieri non vogliono la riforma del settore: in programma fino a giugno altre 34 giornate di agitazione

Seconda giornata di sciopero dei ferrovieri in Francia, un'agitazione che anche oggi sta bloccando 3 treni su 4. Dopo la liberalizzazione del mercato del lavoro la contestata riforma del settore ferroviario è la sfida decisiva del mandato di Emmanuel Macron. Il premier Edouard Philippe ha annunciato ai suoi connazionali che "ci aspettano giornate difficili" nello scontro tra Macron e i sindacati, paragonandolo alla battaglia tra la premier Margaret Thatcher e i minatori britannici negli anni ottanta.

I sindacati sembrano determinati ad andare avanti e hanno ribadito che hanno in programma altri 34 giorni di sciopero: proseguiranno per due giorni ogni cinque fino al 28 giugno, a meno che Macron rinunci al suo programma di riformare la Sncf, la società delle ferrovie di Stato.

E anche in questo secondo giorno di sciopero i disagi sono pesantissimi. Al momento sono in servizio solo un treno ad alta velocità su sette e un treno regionale su cinque. Una situazione analoga a quella della prima giornata di sciopero, soprannominata "martedì nero" dai media, contrassegnata da cancellazioni e ritardi per i 4,5 milioni di passeggeri che ogni giorni viaggiano sui treni della Sncf. E anche oggi seconda giornata di ingorghi automobilistici nella regione di Parigi, dove il sito di traffico Sytadin riferisce di 350 chilometri di code, il doppio del solito.

La riforma del sistema ferroviario era stata presentata dal governo francese lo scorso 14 marzo: per arrivare ad una approvazione veloce, è stato deciso di usare lo strumento del decreto saltando dunque la discussione del parlamento e i negoziati con i sindacati. Gli articoli presentati contengono solo linee generali che dicono comunque molto chiaramente qual è l'orientamento delle nuove norme.

Si tratta in sostanza di una prova di forza cruciale per il presidente Macron: la riforma delle ferrovie cancella infatti la garanzia del posto di lavoro per i nuovi assunti, blocca gli aumenti di stipendi automatici ogni anno, abolisce i prepensionamenti e le pensioni speciali. Tutti "privilegi", come li definisce il governo, cha ha anche annunciato l'apertura del trasporto ferroviario alla concorrenza, anche estera, in linea con le direttive dell'Ue. Una riforma improponibile per Philippe Martinez, capo della Cgt, il sindacato della linea dura e il più forte tra i ferrovieri, che parla invece di "campagna di bugie" da parte del Governo e lamenta i "bassi stipendi".

Nelle prossime ore è previsto un incontro tra i rappresentanti di quattro sindacati e funzionari del ministero del Trasporti per discutere i nodi del programma del governo per Sncf. I sindacati temono che si tratti dell'anticamera della privatizzazione del gruppo, nonostante le reiterate smentite del governo. I lavoratori sono contrari anche al progetto di togliere ai nuovi assunti la garanzia di impiego a tempo indeterminato e di pensione anticipata.

Ma il fronte delle ferrovie, che coinvolge 74mila lavoratori, è solo uno di quelli aperti: martedì hanno scioperato anche i piloti di Air France, che chiedono un aumento dei salari del 6% dopo anni di blocco. Lo stesso hanno fatto i netturbini e gli operatori del settore energetico, contro la liberalizzazione del comparto. Ci sono poi state le agitazioni studentesche contro la riforma delle università statali. Ieri, molti studenti si sono uniti al corteo dei ferrovieri, tra la Gare de l'Est e la Gare Saint-Lazare.

[tratto da www.globalist.it]