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Lavoratori del sindacato Unite in  scioperoLa lunga e bollente estate delle lotte globali contro il carovita ha attraversato anche il Regno Unito, con alcune novità degne di nota.

Già da mesi i ferrovieri e il personale della metropolitana di Londra sono sul piede di guerra, e il sindacato RMT (Rail Maritime and Transport Workers) ha promesso che continuerà con gli scioperi fino a quando non otterrà risultati. Ora hanno incrociato le braccia i portuali del terminal container di Felixstowe, il più grande del paese, dal quale dipende lo smistamento di circa la metà del traffico merci nazionale. All'incirca 2000 lavoratori dell'importante snodo logistico hanno dichiarato che si asterranno dal lavoro per 8 giorni, a rischio le catene di approvvigionamento. Il sindacato Unite, che li organizza, chiede un incremento significativo dei salari per tenere il passo all'impennata dei prezzi.

In questo periodo sono in stato di agitazione molte categorie, anche quelle storicamente non combattive, come ad esempio gli avvocati penalisti. Chiedono aumenti i magazzinieri di Amazon, i postini, gli insegnanti, i medici, gli infermieri, i netturbini e gli autisti dei bus della capitale. I giornalisti lo definiscono il più grande movimento di sciopero degli ultimi trent'anni.

A breve potrebbe farsi sentire il peso di un'ulteriore protesta, nata con l'obiettivo di ridurre il prezzo delle bollette: Don't Pay UK. La campagna contro il caro energia, iniziata a giugno, pare da un gruppo di amici durante una serata passata al pub, conta già 113mila adesioni, ma l'obiettivo è raggiungere il milione. Nel frattempo, è stato scritto un manifesto:

"Siamo un movimento contro l'aumento delle bollette energetiche. Chiediamo una riduzione delle bollette energetiche a un livello accessibile. La nostra leva sarà riunire un milione di persone pronte ad impegnarsi a non pagare se il governo procederà con un altro massiccio aumento il 1° ottobre."

Hanno dato la loro adesione anche personaggi famosi come Manu Reid, leader del Women's Equality Party, e Steve Parish, presidente della squadra di calcio Crystal Palace. Sull'account Twitter @dontpayuk è scritto che da ottobre un cittadino su quattro non sarà in grado di pagare le bollette, e che non si può restare a guardare di fronte alla possibilità che milioni di persone questo inverno abbiano freddo e fame. "Dobbiamo reagire", affermano i sostenitori dell'iniziativa.

In quest'ottica, sarebbe più incisiva una campagna per il salario ai disoccupati e la drastica riduzione dell'orario di lavoro. E' chiaro che non si uscirebbe dal piano rivendicativo, che vuol dire chiedere qualcosa al nemico di classe, a chi vive grazie al lavoro non pagato altrui; detto questo, sappiamo come un movimento inizia ma non come va a finire, anche perché la situazione economica prossimamente non potrà che peggiorare: gli economisti temono che l'inflazione, a luglio sopra il 10% per la prima volta in 40 anni, possa arrivare al 18% a gennaio; i consumi si sono contratti del 4% e il paese potrebbe entrare in recessione nel quarto trimestre di quest'anno. Sul Web è diventato popolare l'hashtag #EnoughIsEnough ("quando è troppo è troppo").

Sta dunque maturando una serie di condizioni necessarie all'avvio di un movimento "anti", non per rivendicare garanzie ma semplicemente per negare quanto esiste, ovvero miseria, guerra, e sfruttamento. L'attuale società è complessa ed è perciò difficile fare previsioni a breve termine, ma una cosa è certa: così non si può andare avanti, e non solo in Inghilterra, dove cinque milioni di famiglie vivono sotto la soglia della povertà, ma in tutto il mondo.

Il capitalismo non funziona più, chiederne la riforma, come fanno laburisti, sindacalisti e sinistri in genere, vuol dire prolungare l'agonia. Meglio voltare pagina, aprire le porte al futuro, che spinge per affermarsi.