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CoopAncora una protesta all'alba contro i provvedimenti di Astercoop. Coinvolti lavoratori stranieri accusati di avere creato "disordini e dissidi all'interno del magazzino". Uno degli accusati nei giorni incriminati era in malattia: "Lo fanno perchè siamo iscritti al SI Cobas".

Tornano i blocchi di fronte al magazzino di Coop Centrale Adriatica. Un centinaio di facchini si sta astenendo dal lavoro, e dall'alba blocca l'entrata e l'uscita delle merci. La protesta nasce dalla decisione di Astercoop, la coop che gestisce il magazzino di Centrale Adriatica, di sospendere 16 facchini.

Contestazioni disciplinari per Astercoop, motivi politici per i Si Cobas che da mesi guidano la protesta all'interno del magazzino che rifornisce di merci tutte le Coop del bolognese.

22marzo2013Uno sciopero nazionale. È quello che ha visto protagonisti, lo scorso 22 marzo, gli operai della logistica e del settore trasporto merci che lavorano per marchi come Tnt, Gls, Sda, Bartolini e Ups. Un'iniziativa che, spiega Mohamed Arafat, autotrasportatore egiziano della Tnt di Piacenza da sempre in prima linea, non nasce oggi, ma affonda le sue radici in lotte durissime che continuano da almeno due anni.

Coop-Adriatica22.3.13Il video servizio che riportiamo è stato realizzato dalla giornalista freelance Maria Elena Scandaliato durante lo sciopero del 22 davanti ai magazzini dell'Interporto di Bologna ed alla Coop Adriatica ad Anzola (BO). Un reportage dall'interno della manifestazione che, oltre a documentare le sacrosanti ragioni dei lavoratori in lotta, esprime in modo quasi didascalico le collocazioni delle varie parti in azione. Niente di nuovo naturalmente, ma l'evidenza della situazione può servire a far comprendere, a chi avesse dei dubbi, quali e quanti siano gli interessi in gioco nella logistica e nel sistema cooperative, sia nella Esselunga del reazionario Caprotti, che nella rossa - di vergogna, verrebbe da dire - COOP; interessi che le lotte dei lavoratori stanno pericolosamente mettendo in discussione.

Esprimiamo la nostra totale e incondizionata solidarietà ai lavoratori "Tper" che questa mattina hanno scioperato, spontaneamente e senza preavviso, in difesa del proprio salario e delle proprie condizioni di lavoro.

Per la prima volta in tanti anni, a Bologna, abbiamo assistito a uno sciopero del personale autotranviario davvero efficace, perché capace di provocare un danno non solo all'azienda, ma all'intera economia cittadina. Quell'economia (non solo finanziaria ma anche "reale") i cui meccanismi sono i responsabili della degradazione delle condizioni di vita di tutti coloro che sono costretti a vendere la propria forza lavoro per sopravvivere.

Intervista: Anna Curcio, Gigi Roggero

Mohamed Arafat, immigrato egiziano in Italia da una decina d'anni, ha condotto la lotta dei lavoratori stranieri e italiani contro lo sfruttamento nel polo logistico piacentino. E ha vinto "200 euro al mese per 8 ore di lavoro al giorno. Da questa condizione di schiavitù sei anni fa è cominciata la nostra lotta che negli ultimi mesi ha coinvolto anche gli operai licenziati e poi riassunti dall'Ikea."

ikeaDa più di un mese portano avanti una lotta dura contro il colosso del mobile, l'IKEA. Sono i facchini, dipendenti formalmente da cooperative ma nella sostanza legati all'IKEA. Protestano per vincere condizioni dignitose di lavoro, per mettere fine ad un sistema discriminatorio che assegna più soldi in busta paga a chi abbassa la testa e mette alla porta chi osa alzarsi e rivendicare il semplice rispetto dei propri diritti.
Giovedì scorso si erano riaffacciati al deposito di Piacenza, con un blocco dei cancelli, e oggi si sono spostati a Bologna (Casalecchio del Reno per l'esattezza).

Supportati dalla solidarietà attiva di decine e decine di studenti, disoccupati e lavoratori, hanno organizzato un presidio dinanzi allo store IKEA. L'obiettivo era continuare quella campagna che punta il dito contro l'IKEA, perché individuata come responsabile principale del sistema di sfruttamento cui sono sottoposti questi lavoratori.

Comunicato sindacale (...)

La disdetta degli accordi sindacali nelle aziende del gruppo FIAT non è un fulmine a ciel sereno: da quando Marchionne ha iniziato il suo percorso da Pomigliano, c’erano tutte le avvisaglie che questo percorso si sarebbe concluso con un peggioramento delle condizioni di lavoro in tutti gli stabilimenti controllati da FIAT.

È inutile dire che la folta schiera di dirigenti FIAT al tavolo di trattativa del 16 novembre ha tenuto a precisare che i futuri accordi firmati nel gruppo, avranno applicazione anche in Ferrari.

Cosa prevederanno i futuri accordi?

Modena, assemblea pubblica del 26 marzo 2011

Operai, lavoratori: anni di sacrifici, infortuni, morti sul lavoro, bassi salari, flessibilità e ritmi di lavoro esasperanti, non hanno garantito un futuro migliore a noi e ai nostri figli, come ci hanno fatto credere i padroni, i governi di destra e di sinistra e i sindacati concertativi. Le loro parole d’ordine erano: battere la concorrenza e conquistare nuovi mercati.

Così facendo hanno messo operai contro operai e sono riusciti a ridurre i diritti e i salari di tutti i lavoratori a livello mondiale. Questa pratica politica ha fatto sì che i padroni incrementassero i propri profitti e gli operai diventassero sempre più poveri. Quando poi la contrazione economica e la crisi da sovrapproduzione hanno reso impossibile un’ulteriore rivalutazione dei profitti attraverso il processo produttivo, quei profitti si sono riversati nel mercato della speculazione finanziaria.

Questo ha prodotto altri effetti terribili sulla vita di milioni di lavoratori. Abbiamo tutti davanti agli occhi le vicende delle crisi greca e irlandese: denaro pubblico utilizzato per salvare banche e aziende che hanno vissuto rapinando i risparmi e il TFR dei lavoratori.

CONTRO IL LOGORIO DELLA SCHIAVITÙ MODERNA IN FIAT SI SCIOPERA!!!

Ci risiamo, ci hanno rubato 600 euro e non hanno assunto gli interinali. Ci stanno preparando la forca; usando il piano Marchionne come ariete contro noi operai e a seguire per tutto il mondo del lavoro. Perché dietro al ricatto del posto di lavoro, c’è la necessità padronale di tenerci sottomessi. E non sarà di certo con l’aumento della produttività che la FIAT vincerà la concorrenza sui mercati, essendo questi oberati di merce invenduta. Tanto più che la FIAT è tra le case automobilistiche che vende meno auto. Noi operai, dovremmo porgergli il collo come agnelli sacrificali e farci sgozzare, senza reagire. Siamo stati portati in tribunale per aver difeso i nostri interessi operai. La causa è ancora aperta e la FIAT ha la faccia tosta di venirci a comandare degli altri sabati straordinari. È una prova di forza per vedere se qualche organizzazione è disposta a cedere per rompere il fronte? Per queste ed altre infinite ragioni dichiariamo sciopero i sabati 15 e 22 di gennaio 2011.

Per lo scorrimento lo sciopero è da effettuarsi nel giorno di riposo

RSU SI COBAS NEW HOLLAND MODENA - SI COBAS MODENA 7.01.2011

[tratto da www.sicobas.org]