Lo sciopero dei lavoratori del Trasporto Pubblico Locale di Roma continua ad oltranza. Il presidio che sta bloccando i cancelli della rimessa di Tor Cervara era anche oggi gremito di lavoratori e lavoratrici in sciopero già dalle prime ore del mattino. Le condizioni lavorative in cui si trovano i lavoratori sono abbastanza gravi e queste sono la diretta conseguenza della fermezza con cui si sta affrontando, almeno per il momento, la protesta.
La Tpl è un'azienda che ha vinto l'appalto delle linee periferiche del comune di Roma durante il Giubileo del 2000 per potenziare, almeno così si giustificava allora, il trasporto pubblico della metropoli in vista del grande evento. Quindici anni dopo si è arrivati al capolinea, dopo anni di proteste da parte dei circa duemila lavoratori impiegati dalla ditta, oggi l'azienda è arrivata a non pagare gli stipendi. Da circa due mesi, i lavoratori in sciopero non percepiscono lo stipendio e in busta paga sono scomparse le indennità, di cui hanno diritto, gravando sulle retribuzioni con una perdita economica di oltre 500 euro mensili.
Nonostante il comune di Roma paghi all'azienda appaltante tre euro e ottanta a chilometro, si parla quindi di circa 880 milioni di euro in pochi anni, l'azienda si rifiuta di pagare gli stipendi perché il comune di Roma ha bloccato alcuni fondi che devono essere ancora trasferiti al consorzio Tpl. Nei numerosi livelli che intercorrono tra i lavoratori e chi dovrebbe derogare lo stipendio, le risorse pubbliche vengono sperperate tra dirigenze e favori politici a discapito di chi da due mesi ha continuato a lavorare ogni giorno, per sette ore al giorno, nonostante la mancata erogazione dello stipendio. E quello della TPL è solo uno dei tanti esempi di come l'amministrazione pubblica intenda gestire i servizi: appaltando con gare a ribasso ad aziende private. In questo modo il risparmio che vorrebbe esser la giustificazione di tale meccanismo di appalti passa solo sulle spalle dei lavoratori: i dipendenti TPL infatti, a parità di ore lavorative, percepiscono di norma uno stipendio che è minore di quello dei diretti dipendenti Atac
Va sicuramente evidenziato un aspetto: il comune di Roma è in default e il Salva Roma ha imposto tagli e il risanamento del bilancio. Ma debito vuol dire anche non erogare i fondi alle ditte appaltanti, vuol dire far pagare i costi della corruzione della politica a chi lavora nei servizi e a chi ne usufruisce. Non a caso, abbiamo un comune commissariato e un prefetto dotato di superpoteri incaricati, direttamente dal Pd, di imporre un Giubileo che riattivi in qualche modo l'economia romana tramite il turismo. Ma a quale costo? Lavorare gratis e senza la possibilità di fare sciopero? E' questo il modello expo dell'ex prefetto di Milano Tronca? Perché il dibattito sulla moratoria agli scioperi non si è concluso e probabilmente i sindacati confederali sono disposti ad accettare la pax sindacale durante il giubileo. Allora nasce una domanda spontanea: a chi serve il giubileo? Domanda che dovremmo rivolgere direttamente al senatore del Pd Esposito che in questi giorni ha espresso solidarietà ai lavoratori della Tpl.
Ma i lavoratori sembrano essere consapevoli di due fatti importanti, il che rende particolarmente interessante la situazione. Primo, che la controparte principale è l'azienda e in secondo ordine il Comune. L'azienda che a discapito dei dipendenti continua ad acquistare mezzi e pagare lauti dividendi e stipendi a dirigenti ed azionisti; il comune di Roma con il quale discutere vuol dire ricevere promesse o elemosine senza un reale cambiamento dei meccanismi che gestiscono i servizi.
Inoltre, sono consapevoli che il picchetto è uno strumento forte perché colpisce tanto l'azienda che viene pagata a chilometri percorsi e quindi rischia di perdere dei soldi se gli autobus non partano dai capolinea; tanto Roma Capitale che sarà costretta ad intervenire perché TPL gestisce il 30% del trasporto romano che in questi giorni ha subito il blocco di 92 linee periferiche, in una situazione perlopiù al collasso in cui la metropolitana di Roma è ferma a giorni alterni per guasti tecnici. I lavoratori, in maniera indipendente, hanno elaborato un piano rivendicativo in 6 punti di cui i principali sono: il pagamento degli arretrati di ottobre e novembre, il blocco dei 143 esuberi e il pagamento delle indennità e dei buoni pasto e per il momento non sembrano desistere dall'ottenere quello che egli spetta.
In queste ore il commissario Tronca sta lasciando dichiarazioni sull'erogazione degli importi dovuti a Tpl o meglio dire ai lavoratori. Ma questo è solo una parte di quello che i lavoratori chiedono, le indennità e gli altri pezzi di salario che mancano tanto quanto gli esuberi sono un problema su cui ancora l'azienda non si è espressa. Intanto, da quando è iniziato lo sciopero pesanti sono le dichiarazioni del presidente dell'Autorità di garanzia per gli scioperi che continua a minacciare i lavoratori di sanzioni per interruzione di pubblico servizio
La protesta dei lavoratori della Roma Tpl risulta emblematica delle contraddizioni della gestione economica e politica della città, una gestione che ha una continuità pluridecennale che in questo caso va dal giubileo del 2000 a quello attuale. Vincere questa battaglia può essere un grande esempio per tutti i lavoratori e le lavoratrici del comune di Roma che hanno subito troppo spesso le manovre di una classe dirigente corrotta e senza scrupoli. Continuare la protesta e lo sciopero può essere una spinta per tutti coloro che sono stanchi di subire il ricatto del debito, la corruzione della classe dirigente, la prepotenza delle amministrazioni, può dare entusiasmo per inaugurare come si deve un'anno giubilare che tutto sembra tranne che pacificato
[tratto da http://progettodegage.org]