Perché sia possibile una reale convergenza delle lotte è necessario il loro coordinamento dal basso.
Dopo lo sciopero del 22 marzo scorso nei magazzini di Amazon Italia, il 26 è stato il turno dei rider, con manifestazioni, presidi e flash-mob in una trentina di città italiane, tra cui Milano, Carpi, Torino, Bologna, Roma, Napoli, Trieste, Treviglio, Pavia, Genova, Modena, Palermo, Messina, Brindisi, Rieti, Pescara, Bolzano. Si è trattato di iniziative autonome o appoggiate dai sindacati. Gli obiettivi ufficiali della mobilitazione, culminata nello sciopero, sono il superamento del contratto capestro firmato dall'associazione padronale Assodelivery e dal sindacato Ugl (e contro quello pilota introdotto da JustEat a Monza), e l'ottenimento di maggiori garanzie in termini di salario, sicurezza e contratti.
Nel capoluogo lombardo, riporta la pagina Facebook Rider in lotta Milano, "in due momenti oggi la polizia ha provato ad intimidire i rider in sciopero. In un primo momento, in centrale, un collega è stato bloccato dalla celere e poi rilasciato grazie alla pressione di tutti i lavoratori in corteo. Nell'occasione sono state date alcune manganellate ai rider presenti. In un secondo momento, due schieramenti di celere sono stati usati contro i lavoratori alla fine di via Dante, vicino a largo Cairoli. Prima una volante della polizia ha sottratto uno zaino a un collega, con dentro i suoi documenti. Nel frattempo, due cordoni di celere, da una parte e dall'altra, hanno circondato i lavoratori, bloccandoli."
Notizie dai ciclo-fattorini in lotta arrivano anche da Treviglio, dove "alcuni rider hanno partecipato allo sciopero. Gli ordini sono stati rifiutati e chi si trovava vicino al Mcdonald's ha potuto ascoltare i motivi dello sciopero e anche la bella musica. Infastiditi, i responsabili del Mcdonald's hanno fatto accorrere polizia e carabinieri in quantità."
A Bologna il presidio dei rider in Piazza del Nettuno, a cui hanno partecipato anche lavoratori della scuola, della logistica e dello spettacolo, anch'essi in lotta, si è trasformato in un blocco rumoroso del McDonald's di Via Ugo Bassi.
Il 26 marzo ha visto anche altre iniziative di lotta.
Lo sciopero nazionale della logistica, promosso da SI Cobas e Adl Cobas "contro il tentavo di peggiorare l'attuale contratto nazionale" e "contro le pesantissime azioni repressive messe in campo a Piacenza", ha visto presidi operai davanti ai magazzini di Milano, Bologna, Roma, Piacenza, Napoli, Genova, Firenze, Torino, Alessandria, e di altre città della penisola. Nella stessa giornata hanno incrociato le braccia anche i lavoratori del trasporto pubblico locale, in agitazione per il rinnovo del contratto fermo al 2017. E a Roma, in concomitanza con l'incontro sulla vertenza ex Ilva, si è svolto presso il Ministero dello Sviluppo Economico il presidio organizzato da Fim-Fiom-Uilm di delegati e delegate delle aziende in crisi.
A tutte queste mobilitazioni, si aggiungerà a breve lo sciopero nazionale di 24 ore dell'intero settore della logistica proclamato dai confederali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti per lunedì 29 marzo. In una nota i confederali affermano che se le controparti "non manifesteranno le giuste intenzioni di procedere, nel più breve tempo possibile, ad un accordo di rinnovo che premi l'intera categoria lavorativa del settore, con riconoscimenti in termini di diritti, di salario e di professionalità, questa sarà solo la prima delle azioni di contrasto alla miopia manifestata dalla rappresentanza imprenditoriale".
Qualcuno ha parlato di convergenza delle lotte dei lavoratori nel "No Delivery Day". Verrebbe da dire: qualcosa finalmente comincia a muoversi pure in Italia, e in parte è vero, se non fosse che il perdurare della divisione della forza in una miriade di sigle sindacali, macro o micro, classiche o alternative, ognuna in competizione con le altre, ognuna in spasmodica ricerca di riconoscimento da parte dei "padroni" e dello Stato, rappresenta un ostacolo all'unità di classe.
Tale unione passa necessariamente per la formazione di un movimento leaderless (che non ha più bisogno di leader), come quello che si è visto all'opera negli Stati Uniti nel biennio 2011-2012, il quale diceva di appartenere ad un altro mondo, e di essere una voce aliena che dal futuro chiama all'appello contro il capitalismo.